Toscana
Cattolici e politica, i paletti della Nota
«L’importante è che uno sappia cosa significa avere dei punti di riferimento spiega monsignor Claudio Maria Celli . Opinioni differenti sono ugualmente legittime a condizione che siano tutte moralmente accettabili».
Parte da qui l’analisi del recente documento della Congregazione per la fede che l’assistente spirituale della Fondazione Centesimus Annus svolge a Firenze (foto piccola a lato) su invito dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale. Ad ascoltarlo un bel gruppo di amministratori e politici locali, responsabili di associazioni, uomini di cultura. «Il richiamo è alla centralità della persona umana», sottolinea l’arcivescovo Ennio Antonelli nel saluto introduttivo. «È il rispetto della persona, peraltro, a rendere possibile la partecipazione democratica», ribadisce la Nota. E la fede cristiana fa ancora di più, fa un grande servizio alla politica: «Libera l’uomo dalla irrazionalità dei miti politici; distrugge il mito dello Stato divino, dello Stato paradiso. Infatti a giudizio di monsignor Celli lo Stato non è la totalità dell’esistenza umana; l’uomo e la sua speranza vanno oltre lo Stato». Una convinzione che comporta un forte richiamo per «nuove e più ampie forme di partecipazione alla vita pubblica» diretto in particolare ai giovani cattolici, «che dimostrano un pregevole impegno nel volontariato, ma fuggono dalla politica». Da quella politica dove i cattolici sono chiamati a comportarsi da cattolici laici (tenendo conto della radicale differenza tra laicità e laicismo) pur rimanendo coerenti con le proprie convinzioni morali. «C’è bisogno profondo dice Celli di una cultura che possa mediare. Non servono i fondamentalismi che dalla fede traggono conseguenze politiche, così come non è ammissibile il sostegno a forze e movimenti politici che su questioni etiche fondamentali esprimono posizioni contrarie all’insegnamento morale e sociale della Chiesa». A questo proposito, il pericolo vero è la «diaspora culturale».
Allora, «all’interno della dottrina sociale cristiana recuperiamo suggerisce Graziano Grazzini (Forza Italia) in uno dei tanti interventi seguiti alla relazione quel sacro principio della sussidiarietà come cemento possibile». «Non basta replica Celli : la sussidiarietà è un principio fondante, ma oggi lo dobbiamo collegare fortemente con il tema della solidarietà».
Ma è soprattutto l’intervento di Massimo Carli, ex assessore della passata Giunta fiorentina, ad animare il dibattito: definisce «poverino» il documento e soprattutto contesta la rigidità con cui si riferisce alla tutela e alla promozione della sola famiglia «fondata sul matrimonio monogamico» alla quale «non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale». Carli non propone particolari aperture, ma chiede che non si neghi, sia pure in misura attenuata, la tutela di altre forme stabili di convivenza.
«La vita è molto più ampia dei paletti ammette l’arcivescovo assistente della Fondazione Centesimus Annus e non ho difficoltà a riconoscere che su certi aspetti la Nota è sbilanciata. Se da una parte infatti è doveroso richiamare i contenuti dottrinali, dall’altra non si può negare attenzione a realtà come le famiglie di fatto, purché lo siano realmente. Purtroppo, in campo europeo quando si parla di famiglie si parla di due persone. Da qui il senso di quel monogamico e di quello che segue. Tuttavia conclude Celli rivolto ai politici presenti citando Giovanni e Pietro non sia turbato il vostro cuore, poiché della potenza di Dio siete custodi mediante la fede per la vostra salvezza».
Restituire alla politica il fondamento della morale (di Gaspare Mura)