Cultura & Società
Cattolici e ortodossi, la Russia e l’Europa: dalla Toscana passano fili di pace
L’Europa, la Russia e la pace sono state il filo rosso di una Giornata dedicata il 15 ottobre 2016 dalla Fondazione Giorgio La Pira alla Dichiarazione congiunta sottoscritta da Papa Francesco e dal Patriarca Kirill di Mosca a Cuba il 12 Febbraio 2016 in un incontro storico, il primo dopo mezzo millennio.
La Giornata è iniziata nella Chiesa Russa di Firenze, fra le prime architetture ortodosse russe in Italia insieme con quelle di Sanremo e di Bari, con la liturgia della preghiera mariana dell’Akathistos. Il canto corale ha infatti sempre rappresentato una forza dell’Ortodossia per sopravvivere nelle terre dell’Oriente sia alla dominazione islamica ottomana, sia alla dominazione dell’ateismo di Stato del comunismo. La ricchezza di affreschi che illuminano la Chiesa di Firenze confermano anche la forza delle immagini, cioè della iconofilia nella tradizione ortodossa, costituente una vera e propria fonte teologica.
Nel Complesso monumentale di Santa Maria Novella è stato il domenicano francese Hyachinte Destivelle, membro del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani della Santa Sede e testimone dell’incontro di Cuba, ad analizzare il testo della Dichiarazione Congiunta costituita da trenta punti che sottintendono una complessa struttura. L’isola di Cuba, luogo dell’incontro, è stata scelta «lontano dalle antiche contese del «vecchio mondo«» (n. 3) per esprimere con più forza la necessità del lavoro comune tra cattolici e ortodossi per testimoniare la speranza cristiana. Si indica nella tradizione comune del primo millennio del Cristianesimo la base solida sulla quale operare oggi e il Documento elenca i pilastri di questa tradizione costituiti dal culto mariano, dalla venerazione dei santi e dalla memoria dei martiri. L’attenzione del Documento è rivolta alla persecuzione oggi in atto dei cristiani in Medio Oriente e in Nord Africa, dove «vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente».
Cattolici ed Ortodossi devono impegnarsi perché la comunità internazionale agisca per evitare l’espulsione ulteriore dei cristiani dal Medio Oriente: la Siria e l’Iraq sono i centri di queste violenze. È conseguente la centralità nell’impegno comune dei Cattolici e degli Ortodossi della promozione dell’alto valore della libertà religiosa. L’Europa è stata la culla di questa libertà e ha una responsabilità specifica perché sia tutelata e riconosciuta in tutto il mondo, dinanzi a regimi intolleranti delle differenze e de le minoranze. Il tema europeo è approfondito in questo Documento di Cuba affinché l’integrazione del continente sia rispettosa dell’identità religiosa e accolga il contributo delle altre religioni alla civiltà europea, con un impegno convinto: «l’Europa deve restare fedele alle sue radici cristiane».
È emerso dalla presentazione del Documento come vi siano delle linee di impegno culturale e politico per l’Europa, soprattutto se guardata dalla periferia. In questa prospettiva Padre Destivelle ha richiamato i tre punti fondamentali di impegno concreto indicati da Papa Francesco e dal Patriarca Kirill per l’Europa. In primo luogo la solidarietà con poveri, migranti e rifugiati, in secondo luogo la promozione della famiglia, di cui i cattolici ed ortodossi condividono la stessa concezione per l’apertura alla procreazione, all’educazione dei figli, alla solidarietà delle generazioni e il rispetto dei più deboli. La famiglia è fondata sul matrimonio, «atto libero e fedele di amore di un un uomo e di una donna», sottolineando «il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna, nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica».
I Cattolici e gli Ortodossi devono promuovere l’inclusione di questa visione del matrimonio nella coscienza pubblica rispetto a processi di estromissione in atto che si uniscono a quelli lesivi del diritto inalienabile alla vita di «milioni di bambini privati della possibilità stessa di nascere nel mondo» e a quelli della cosiddetta eutanasia verso le persone anziane e gli infermi. In terzo luogo i giovani cristiani sono destinatari specifici della comune responsabilità delle Chiese Cattolica ed Ortodossa, per sostenerli nel loro impegno oggi più difficile di vivere i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo nelle società secolarizzate.
Il Documento è stato analiticamente presentato dal teologo domenicano per i profili teologico, sociologico e anche geopolitico, che raggiungono una sintesi nell’impegno di un’azione definita «ecumenismo pastorale».
La relazione del prof. Basilio Petrà della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale con un’analisi puntuale delle tappe, in particolare del secondo dopoguerra, del dialogo cattolico-ortodosso ha mostrato un cammino difficile, anche con dolorose interruzioni, dopo l’incontro storico di Paolo VI con il Patriarca di Costantinopoli Atenagora a Gerusalemme nel 1964 e la successiva abolizione delle reciproche scomuniche. I temi teologici, soprattutto centrati sul tema della sinodalità, sono stati oggetto dei colloqui ripresi dall’anno duemila e richiedono uno sforzo di approfondimento scientifico-storico che entrambe le Chiese debbono portare avanti investendo lavoro di ricerca e di dialogo reciproco.
È stato confermato da Basilio Petrà come in parallelo all’ecumenismo pastorale occorra sviluppare una teologia ecumenica proprio sulla base solida del «primo millennio» comune dei Concili e delle fonti della tradizione, richiamato espressamente nel Documento di Cuba.
La Toscana presenta un singolare impegno delle Chiese locali per l’ecumenismo con l’Ortodossia, da Lucca ove è stato ricordato l’impegno specifico dell’Arcivescovo Giuliano Agresti da mons. Mauro Lucchesi, a Grosseto ove nel Villaggio della Vela, fondato da Pino Arpioni, si incontrano da decenni giovani cattolici e giovani ortodossi russi, come hanno relazionato due giovani dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira. Poi a Firenze l’albero del dialogo piantato da Giorgio La Pira con il pellegrinaggio a Mosca del 1959, secondo l’indicazione dell’allora Arcivescovo di Milano Giovan Battista Montini, si è intrecciato con l’esperienza di Don Divo Barsotti e la Comunità monastica dei Figli di Dio, nella Casa dedicata a San Sergio di Radonez a Settignano: Padre Agostino Ziino ha documentato i significativi rapporti con il pensiero russo non solo alla radice spirituale della vocazione del fondatore, ma anche di contatti dello stesso Patriarcato di Mosca con Casa San Sergio sin dal 1959.
Vi sono stati poi i viaggi e gli incontri con la Chiesa Ortodossa Russa di fiorentini del Dopoguerra, da Nicola Pistelli a Fioretta Mazzei, da Vittorio Citterich e Mario Primicerio durante il regime comunista: rimangono molte relazioni e documenti di questi incontri di cui ora appare necessaria una pubblicazione per esprimere gli eccezionali legami di Firenze con la Chiesa Ortodossa.
Il Patriarcato di Mosca nel 1989 ha canonizzato il frate domenicano di San Marco dei tempi savonaroliani, Massimo Il Greco: è stato anche un riconoscimento alla cultura fiorentina perché Massimo Il Greco a Mosca, con gli strumenti filologici fiorentini, offrì nuove traduzioni in paleoslavo dei testi biblici per le celebrazioni liturgiche, usate per mezzo millennio dalla Chiesa Ortodossa Russa. Questo eccezionale scambio di doni ci responsabilizza per realizzare il progetto formulato nella Giornata fiorentina di pubblicare in italiano la biografia del santo russo, Massimo Il Greco, recente opera della moscovita storica ortodossa Nina V. Sinicyna, come operativa «risposta fiorentina» alla Dichiarazione di Cuba di Papa Francesco e del Patriarca Kirill.
Il Documento di Cuba ha richiamato all’incontro di Firenze la presenza degli esponenti più significativi della cultura russa, dal Console Onorario della Federazione Russa, Girolamo Strozzi, all’Ordinario di Letteratura Slava dell’Università, Marcello Garzaniti, e alla responsabile della Comunità Ortodossa Russa, Anna Worontzoff.
Questo evento significativo di incontro e di cultura per la pace è avvenuto in un momento di tensioni politiche in Europa tra l’Est e l’Ovest: risuonando sempre il messaggio di Giovanni Paolo II di un’Europa unica, dall’Atlantico agli Urali, traccia anche del pellegrinaggio di Giorgio La Pira a Mosca del 1959 che aveva avuto come tappa iniziale Fatima.