Opinioni & Commenti
Cattolici, è finita la stagione del silenzio
Finita la stagione del silenzio è arrivato il momento per i cattolici di fare un ulteriore passo avanti perché, come ha detto chiaramente il cardinale Bagnasco nel nostro incontro di Todi, «per nessuno è possibile l’assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione». Ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità: sia come singoli sia all’interno delle grandi organizzazioni che hanno dato vita al Forum delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro. Il Papa e i Vescovi hanno più volte auspicato l’avvento di «un rinnovato impegno sociale e politico dei cattolici», noi abbiamo fondato il Forum con l’intento di rispondere a questi appelli. I cattolici tornano ad essere protagonisti nei territori e nelle comunità, attraverso l’avvio di iniziative locali e territoriali che giungeranno poi a una sintesi in un’iniziativa nazionale.
L’idea centrale alla base della nascita del Forum la costruzione di un blocco sociale autenticamente riformista che abbia il suo centro e la sua anima nel perseguimento del bene comune ripartendo dal mondo cattolico risponde all’esigenza reale di superare l’immobilismo mortale e la paralisi, che impedisce alla società italiana di rinnovarsi per affrontare un’epoca in cui tutto sta cambiando. Occorre disaggregare un blocco sociale conservatore e immobilista che nulla vuole cambiare pur di difendere i propri privilegi, ed è forte e trasversale rispetto alla politica e alle istituzioni. Oggi in Italia, per quanto apparentemente possa apparire paradossale, una conseguente scelta riformista incisiva è la più rivoluzionaria. E l’idea della costruzione di un «blocco sociale riformista» è molto più ambiziosa e incisiva di quella di dar vita ad un nuovo partito politico. Non si tratta, infatti, di creare un nuovo partitino cattolico che vada ad arricchire il variegato panorama esistente, ma di suscitare un forte e profondo movimento culturale-sociale-politico in grado di cambiare il Paese: partendo dal territorio, ricostruendo una politica su presenza, partecipazione e modelli d’identità. Rafforzando le reti senza nostalgia per il passato, ma anche senza demonizzarlo.
Si tratta di organizzare la nostra rappresentanza su quattro cardini centrali: vita, famiglia, impresa, lavoro. E di organizzare la presenza dei cattolici per creare la Terza Repubblica in tutte le fasi del processo politico: nei programmi, nei contenuti, nelle istituzioni, per la governabilità.
Sono convinto che si vada incontro a un processo di scomposizione del quadro politico italiano (anche partitico) e a una conseguente ricomposizione. E i cattolici devono partecipare alla ricomposizione nella maniera più unitaria possibile, forti di un’identità chiara e ben visibile.
Un percorso che vuole lanciare «ponti»: non siamo mossi dalla volontà di escludere, ma di includere. La ricomposizione deve partire da coloro che, presenti in Parlamento e nelle istituzioni in questi anni, hanno combattuto per difendere i nostri valori, aperti a «quel prezioso giacimento di rappresentanze sociali che è il mondo cattolico».
Un percorso che fa riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa, nella ferma convinzione che abbia il diritto di influenzare la vita civile richiamandoci al rispetto di quei valori che il cardinale Bagnasco ha nuovamente sottolineato quali valori non negoziabili. Ma le eventuali scelte politiche saranno esclusivamente le nostre: saranno quelle dei laici.
Il bilancio dell’incontro del Forum a Todi è sicuramente positivo. Siamo riusciti a dimostrare un’unità del mondo cattolico che mai era stata così evidente e coesa dagli anni della fine del Concilio Vaticano II in poi. Le grandi reti cattoliche Retinopera, Scienza & Vita, il Forum delle Famiglie, uomini di cultura, della finanza, del lavoro, sono confluite in un’unità propositiva.
Come ha recentemente affermato monsignor Betori: «i cattolici non devono smarrirsi di fronte ai mutamenti che stanno segnando pesantemente la condizione delle famiglie, della politica, dell’economia, del lavoro, della cultura e, soprattutto, dei giovani e del futuro».
Sostenuti dalle sue parole, e fermamente convinti di proseguire nel cammino intrapreso, lavoreremo per non disperderci ancora.