È una biblioteca dal valore inestimabile: la «Cateriniana» di Pisa, conserva volumi preziosi e di grandissimo interesse. Ma si dibatte da sempre nelle scure acque dei problemi economici. Tanto che «questanno – dice il direttore, don Roberto Filippini – saremo costretti a ridurne lorario di apertura, con grave nocumento di quanti, studiosi e studenti, fanno capo a questa biblioteca per i loro studi, soprattutto in campo teologico ed ecclesiastico».Nata nel XIII secolo allinterno del convento domenicano di santa Caterina di Alessandria, si avvalse di dotti amanuensi che si dedicarono alla riproduzione di codici miniati, ad uso, ma non solo, dello «Studio teologico», istituito in quel periodo a Pisa e ritenuto uno dei più importanti dItalia.«Tutti quei testi – ci racconta Silvia Nannipieri, bibliotecaria della Cateriniana – sono conservati qui ancora oggi. Li abbiamo microfilmati per renderne più agevole la consultazione. È possibile anche vedere gli originali, ma solo in alcuni casi e con i necessari accorgimenti». La nostra ci mostra un incunabolo preziosissimo: la Bibbia detta di Nicolò Malerbi (o Malermi), la prima volgarizzazione «letterale» di tutta la Bibbia: la copertina si sta staccando, le pagine sembrano volerla abbandonare. «Abbiamo chiesto un preventivo per salvare questo testo – dice Nannipieri – ora lo stiamo valutando. È solo uno degli esempi, forse il più eclatante, di come lo stato di questo patrimonio debba essere costantemente monitorato».La biblioteca, che consta di 30.000 volumi nella parte antica e di circa 20.000 in quella contemporanea, è aperta alla libera consultazione, mentre il prestito è riservato ai seminaristi e ai professori dellIstituto superiore di scienze religiose «Niccolò Stenone» e a quelli dello «Studio teologico interdiocesano». Ma con una presentazione degli stessi prof, anche gli studenti possono accedere al prestito.Comè nata la Cateriniana e come si è sviluppata?«Con il decreto leopoldino del 1783 – ci spiega don Roberto Filippini – vennero chiusi diversi conventi di Pisa: prima quello camaldolese di san Michele in Borgo, poi quello domenicano di santa Caterina e, infine, quello barnabita di san Frediano. Nelloccasione della chiusura del convento di santa Caterina lacivescovo di Pisa, monsignor Franceschi, ottenne che il convento con lannessa biblioteca fosse assegnato al Seminario di Pisa. A questa si aggiunsero poi la biblioteca barnabita e parte di quella camaldolese». Vari lasciti e donazioni si sono aggiunti in seguito: la donazione dellarcivescovo Francesco Frosini, ad esempio, o quella degli arcivescovi Cosimo Corsi e Benvenuto Matteucci che affidò alla «Cateriniana» anche lintera raccolta degli «Acta Synodalia» del Concilio Vaticano II.Nella biblioteca sono consultabili anche moltissime riviste cattoliche: circa 50 titoli di quelle correnti e 150 di quelle ormai cessate, riviste che rivestono unimportanza fondamentale, sia dal punto di vista teologico che pastorale.La biblioteca offre una sala di lettura attrezzata di visore per microfilm e computer, oltre alla consulenza preziosissima di due valenti bibliotecarie. Viene frequentata anche da studenti universitari, in particolar modo da quelli iscritti alle facoltà di lettere e di diritto, non solo del nostro ateneo. «La sala di lettura viene utilizzata anche per presentazioni di libri e per mostre particolari – ricorda don Filippini. Qualche tempo fa, ad esempio, esponemmo qui le Bibbie conservate nella nostra biblioteca, codici miniati o incunaboli, o le prime Bibbie a stampa, come la Bibbia Poliglotta (una assoluta rarità), con traduzioni in greco, arabo, ebraico, latino; ma anche documenti prestati dalla popolazione, come il Rotolo di Ester, che ci fu prestato da una famiglia ebrea».La Cateriniana si può trovare in internet su Metaopac pisano ed è fornita di indirizzo e- mail al quale tutti gli interessati sono invitati a rivolgersi: bibcath@libero.it.