Il virtuale è una nuova forma di realtà, anche se, comunque la si voglia intendere, resta artificiale, cioè non naturale. Lo ha detto don Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, aprendo la giornata conclusiva del Convegno dell’Ufficio catechistico in corso a Reggio Calabria. Tra la tecnologia e l’uomo, la tesi di fondo del relatore, c’è una reciproca influenza e non sono possibili interpretazioni a senso unico. L’uomo tecnologico, cioè, quando naviga su Internet non interviene in qualcosa che gli sta semplicemente di fronte, ma come un qualcosa che lo ri-comprende e lo contiene. Il soggetto, anzi, finisce per sentirsi quasi in simbiosi con l’apparato tecnologico, tendendo a vedere se stesso quasi come una protesi di esso. In questa prospettiva, per Pompili, la realtà virtuale non è più tanto mediazione di una realtà naturale, quanto una nuova realtà, dove artificiale è il moltiplicatore che amplifica la mia naturale disposizione alla relazione, ma non la relazione stessa, la quale è naturale e resta naturale. Non si tratta, allora, di guardare con sospetto le tecnologie, ma di evitare l’ingenuità di credere che esse siano così semplicemente a nostra disposizione, senza modificare in nulla il nostro modo di percepire la realtà. Internet, dunque, come spazio umano.Sir