Vivere l’esperienza della catechesi per l’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, insieme alle loro famiglie, è il compito e il fine che ci siamo dati nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie ad Arezzo con la sperimentazione, ormai da qualche anno, del metodo a quattro tempi.Il concetto fondamentale è partire dalla certezza che i primi e insostituibili educatori alla fede dei bambini e dei ragazzi sono i genitori. Ciò che si vive in famiglia, dai piccoli gesti del quotidiano agli eventi più importanti, dai momenti dolorosi a quelli felici, è il tramite per cui passa la trasmissione della fede.Il dono dell’amore, del proprio tempo, del lavoro, dell’impegno, cioè della propria vita per la famiglia, il vivere per l’altro è in definitiva la strada per educare alla fede. «Amatevi come io vi ho amato, non giudicate, perdonate», dice Gesù.Aiutare i genitori a scoprire e comunque a entrare nella consapevolezza che il loro agire in famiglia è catechesi è, in un certo senso, la sfida che abbiamo accettato nel proporre un cammino insieme: non più la delega completa alla parrocchia del compito di fare dei nostri bambini dei cristiani, ma entrare nel pieno di questo compito insieme.Un grazie a quei genitori che hanno accettato questa novità e che con perseveranza hanno superato le difficoltà oggettive di trovare il tempo anche per questi incontri nella miriade di impegni che ognuno ha. Ma un grazie anche a quei genitori che, pur non potendo essere presenti, hanno capito e condividono ciò che sta avvenendo e cercano di non rimanere fuori da questo itinerario. Benedetto XVI ha recentemente affermato la necessità e l’urgenza di educare i giovani «ai valori naturali e cristiani che danno significato al vivere quotidiano e formano a una visione della vita aperta alla speranza, senza cedere ai desideri effimeri e attese non durature che alla fine generano noia e fallimenti». Il Papa individua negli stili di vita ispirati alla sobrietà, alla solidarietà e alla responsabilità la via d’uscita alla crisi dei nostri tempi.Il nostro gruppo si sta preparando a ricevere la Prima Comunione e procediamo per piccole tappe, che si articolano in momenti dedicati ai genitori, in appuntamenti in parrocchia per i ragazzi, fino alla Messa con le famiglie.Ma il «sale» di tutto questo itinerario è l’attenzione che i genitori pongono nel loro vivere quotidiano in famiglia, alla scoperta e alla riconferma della propria fede, che a poco a poco emerge e si concretizza nelle scelte, negli atteggiamenti e nella preghiera. Ogni tappa ha una parola chiave: fino ad oggi abbiamo parlato di «Festa», di «Chiamata» e del «Dono della vita».Nella tappa di dicembre abbiamo proposto il capitolo «La vita come dono» del sussidio diocesano Vieni e vedi, il lavoro che l’Ufficio catechistico e la Caritas hanno presentato in diocesi. L’incontro con i genitori è iniziato con l’osservazione e la contemplazione del quadro dell’Annunciazione di Matteo Rosselli riportato nel sussidio, che senza dubbio li ha aiutati ad entrare nell’argomento dell’attesa e dell’accoglienza di un figlio da un punto di vista estremamente umano, ma che li ha proiettati nell’esperienza di Maria e del suo «sì» soprattutto alla luce dell’ascolto della Parola di Dio con la lettura del Vangelo di Luca (1,26-38). Ogni mamma, in particolare, ha potuto ricordare e riflettere sulla propria gravidanza e sull’esperienza di accogliere la nascita di un figlio. Il partire dalla propria esperienza personale ha permesso di allargare con facilità la riflessione sulla situazione attuale nella nostra società e nel nostro territorio e, sulla traccia delle domande-guida del testo, i genitori si sono confrontati a piccoli gruppi. Dal lavoro dei gruppi sono emerse domande e proposte molto buone come il desiderio di aiutare le mamme in difficoltà e l’ammissione che a volte non si conoscono le realtà di carità che ci sono nel nostro territorio. La visione del filmato con le testimonianze di Casa Betlemme e della fondazione Thevenin ha fatto nascere l’idea di un’iniziativa a favore dei bambini e delle mamme ospitate al Thevenin e che sarà curata in prima persona dai genitori nella prossima Quaresima.È stato un bell’incontro che ha dato l’opportunità al gruppo di condividere l’esperienza della genitorialità e ha rafforzato l’amicizia e la comunione che si fa formando nel gruppo di famiglie. La riflessione del vescovo Tonino Bello, riportata nel capitolo di Vieni e vedi, dice che «gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati». E noi catechisti siamo chiamati a «volare» con i ragazzi che la Chiesa ci affida insieme alle loro famiglie, nella certezza che proprio la famiglia è un’enorme risorsa per tutta la Chiesa.Isa Cini e Concetta Parreca