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Catastrofe umanitaria: vent’anni fa lo tsunami

L’impegno della Chiesa cattolica attraverso la rete Caritas

Il 26 dicembre 2004 la più grande catastrofe umanitaria di tutti i tempi moderni si abbatteva con violenza su una buona parte delle coste del Sudest asiatico e alcune dell’Africa. Lo tsunami, parola di fatto sino ad allora sconosciuta, generato da un potente terremoto subacqueo, ha colpito nel giro di poche ore India, Indonesia, Malesia, Maldive, Myanmar, Seychelles, Somalia, Sri Lanka, Tanzania e Tailandia.

“La devastazione è stata immediata, vicino all’epicentro dell’evento sismico ma anche a molta distanza fisica e temporale – ricorda una nota di Caritas italiana -. Il propagarsi delle onde, infatti, ha provocato danni in aree molto distanti dal luogo del terremoto e anche ad alcune ore di distanza. Il fenomeno, pur essendo noto a geologi e climatologi, era del tutto sconosciuto non solo alla popolazione civile ma anche spesso ai politici e a coloro che si sarebbero dovuti occupare della gestione di questa maxi emergenza. Ne è risultato un numero enorme di vittime, molte delle quali evitabili, se solo l’ordine di evacuazione verso l’interno e verso le alture fosse stato chiaro, immediato e tempestivo. I bilanci finali della catastrofe parlano di oltre 226.000 vittime, di quasi 94.000 dispersi e circa 600.000 sfollati”.

Se lo tsunami è stato la più grande catastrofe di tutti i tempi, “unica è stata anche la raccolta fondi che esso ha generato. Si calcola che siano stati raccolti un totale di 11 miliardi di euro donati soprattutto da privati ma anche da fondazioni, aziende e Stati”.
Tutte le Caritas nazionali dei Paesi colpiti, sin da subito, sono intervenute portando assistenza e soccorso in una fase iniziale caotica e molto carente di supporto da parte dei Governi, assolutamente impreparati di fronte ad un evento di tale enormità.

In una seconda fase, immediatamente successiva, grazie al coordinamento di Caritas Internationalis e alla presenza di molti rappresentanti delle Caritas nazionali europee e del Nord-America, la Chiesa cattolica – anche dove estremamente minoritaria – ha giocato, proprio attraverso le Caritas, un ruolo fondamentale e riconosciuto nel portare soccorso, speranza e nuova vita soprattutto ai più poveri e deboli.
Caritas italiana ha partecipato allo sforzo collettivo con le risorse provenienti dalla più grande raccolta fondi della propria storia: quasi 37 milioni di euro che sono stati impiegati sin da subito nelle attività di prima emergenza, e poi distribuiti nell’arco di un decennio ad accompagnare processi di cambiamento e sviluppo.

Padre Fredy Rante Taruk, direttore di Caritas Indonesia, dice: “La risposta all’emergenza dello tsunami di Aceh non ha coinvolto solo il governo indonesiano, ma anche la comunità internazionale. Gli aiuti umanitari sono arrivati anche dalla famiglia Caritas di tutto il mondo, collaborando con le organizzazioni umanitarie della Chiesa cattolica in Indonesia e con il governo. Questa solidarietà internazionale è diventata una grande forza nel processo di recupero di Aceh. La famiglia Caritas, compresa la Caritas italiana, ha svolto un ruolo importante nell’alleviare le sofferenze dei sopravvissuti, affinché potessero risollevarsi rapidamente dalla disperazione. In ricordo di questo momento significativo, Caritas Indonesia esprime la sua più profonda gratitudine a Caritas italiana e agli altri membri della famiglia di Caritas Internationalis per la loro partecipazione all’assistenza ai sopravvissuti del terremoto e dello tsunami di Aceh. Che lo spirito di solidarietà e la compassione siano sempre i valori e i principi principali nell’aiutare chi è nel bisogno”.