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Caso Englaro, un coro di no alla proposta di Nencini: La Toscana non è terra di morte

La Toscana non è terra di morte. Un coro di no, da quello dell’assessore regionale alla sanità Enrico Rossi, a quello del presidente della commissione regionale sanità, Fabio Roggiolani, ha accolto la proposta lanciata venerdì 12 dicembre da Riccardo Nencini. “Sia la Toscana ad offrire a Eluana Englaro, se dovesse occorrere, quel ‘dignitoso accompagnamento’ alla fine vita, del quale si legge nella sentenza della Cassazione”, aveva scritto in un comunicato il presidente del Consiglio regionale. Ex socialista, già europarlamentare, poi eletto nel 2005 come candidato regionale nella lista Uniti nell’Ulivo e oggi tesoriere del Partito socialista, Nencini aveva spiegato la sua presa di posizione “secondo una laica distinzione fra etica e diritti”. “La Toscana ha costruito in anticipo rispetto agli altri paesi i valori che stanno a fondamento dei diritti dell’uomo del rispetto della sua dignità e identità”, aveva ricordato, aggiungendo: “Io ho grande rispetto per chi pensa, con fede ed amore, ad un ‘padre celeste’ in nome del quale ogni forma di vita, anche solo vegetativa, va difesa; ma esiste il rispetto anche per quel padre terreno, nei panni del quale nessuno di noi vorrebbe mai trovarsi, che vuole accompagnare dignitosamente alla fine della vita, la sua Eluana”. “E’ in nome di questo – aveva concluso Nencini – che dobbiamo offrire una opportunità; la Toscana non può farsi da parte, in nome di quel patrimonio di valori sui quali ha fondato la sua identità storica”.Se il presidente della giunta regionale, Claudio Martini si era limitato ad auspicare un “passo indietro” della politica per un caso che secondo lui è “una questione privata, che riguarda la famiglia”, è stato l’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi a prendere nettamente le distanze dalla proposta di Nencini. “Capisco le motivazioni umanitarie che spingono il presidente del Consiglio regionale a formulare questa richiesta – ha dichiarato -, tuttavia credo che sia chi rifiuti sia chi propone di intervenire finisca per non dare un contributo ma rischi di attizzare uno scontro ideologico. E di fronte ai rifiuti di altre Regioni la Toscana finirebbe per diventare la terra dell’eutanasia, alla quale sono contrario, e questo sarebbe un errore”. “Il giochino dei sì o dei no – afferma Rossi, che è anche coordinatore degli assessori regionali alla sanità – non contribuisce a fare passi avanti ma ad attizzare polemiche e scontri ideologici. E’ opportuno che più che richieste e dinieghi ci sia il silenzio, come del resto il padre di Eluana ha sollecitato”. “In questo caso – continua – non c’è un testamento biologico: qui c’é una sentenza che chiama in causa problemi delicati come quello dell’indisponibilità della vita che fanno parte anche del pensiero laico”. “La sentenza della Cassazione – conclude – è un diritto che deve essere esercitato. Noi non possiamo proporci perché venga esercitato in Toscana: di fronte al rifiuto di altre zone d’Italia la Toscana finirebbe per diventare la regione dell’eutanasia e sarebbe un errore”.Una decisa presa di distanza è arrivata anche dal verde Fabio Roggiolani, presidente della commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana. “Sono convinto che la vicenda di Eluana Englaro debba trovare una soluzione ma questo sventolare disponibilità non è la cosa più utile da fare”, ha dichiarato. “Se giungerà una richiesta precisa – ha aggiunto – la Toscana non si tirerà indietro, ma questo farsi avanti, questo eccesso di disponibilità è poco utile. La Toscana è per una sanità della vita, non vogliamo diventare una regione rifugio per richieste di questo tipo, non siamo la regione della dolce morte”.Sulla proposta di nencini si erano subito dichiarati contrari le opposizioni in Consiglio regionale. “La Toscana, da sempre terra di libertà e diritti, è chiamata a dare dignità ai propri cittadini durante tutto il percorso di vita, dalla nascita fino alla fase terminale. Questo significa non dare la morte ma accompagnare i toscani nella fase finale della loro esistenza senza accanimento terapeutico”. Aveva affermato la consigliera di Forza Italia Annamaria Celesti, vicepresidente della commissione sanità. “Il che significa (così come recita il codice deontologico medico)- aveva aggiunto – ‘non effettuare ne’ favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte, astenendosi dall’ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato o un miglioramento della qualità della vità. Così come non si può accettare l’abbandono terapeutico e, per evitarlo, occorre che la Regione potenzi strutture adeguate come gli Ospis e l’assistenza domiciliare, formando il personale sanitario per ricercare tutte quelle soluzioni che possano alleviare le sofferenze”Di proposta “assurda ed incredibile” parla Marco Carraresi, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale della Toscana.. “Se da parte di una struttura sanitaria della nostra regione, con l’avallo e la compiacenza della Toscana, venisse dichiarata la disponibilità ad accogliere, per consentirle di toglierle la vita, non certo per assisterla, Eluana Englaro – ha spiegato Carraresi – si tratterebbe di una decisione di inaudita gravità. Non solo e non tanto perché si agirebbe in maniera arbitraria (come è possibile sostenere che in Toscana si potrebbe offrire un’assistenza che non si è in grado di garantire in Lombardia?) ma soprattutto perché si agirebbe contro le leggi vigenti. Che non consentono di uccidere né un malato incurabile, né una persona in coma. Qui non si tratta di accanimento terapeutico, di spine da staccare, ma di una persona gravemente malata che ha bisogno di essere accudita e alimentata”.