Toscana

CASO CASTELLO, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO SULLE DICHIARAZIONI DI MARTINI

Una ricostruzione precisa, sì, ma “notarile”, che non convince perché “non riesce a spiegare la coerenza di scelte che a noi continuano a sembrare contraddittorie”. Questo il giudizio sulle parole di Martini (CASO CASTELLO, MARTINI DIFENDE CORRETTEZZA OPERATO GIUNTA REGIONALE), da parte di Alberto Magnolfi, capogruppo di Fi-PdL. Magnolfi, anticipando la richiesta di istituire una commissione d’inchiesta, ha distinto, nella vicenda Castello, più aspetti: “C’è un aspetto politico, che riguarda i contenuti delle scelte – ha detto; c’è un aspetto etico, relativo ai comportamenti; e ci sono gli eventuali profili giudiziari, dei quali non vogliamo occuparci, perché siamo garantisti veri: per noi la presunzione d’innocenza vale sempre e per tutti”. Dal punto di vista politico, ha detto il consigliere, “questa vicenda è esemplare perché rappresenta a pieno ciò che non dovrebbe avvenire, quando si tratta di prendere decisioni di importanza strategica per una città”. Magnolfi ha quindi ripercorso le varie fasi: dalla scelta della Regione di inserire a Castello il centro direzionale pubblico (1999), alla decisione di presentare un’osservazione per eliminare questa previsione dagli strumenti urbanistici comunali (2004), alla ripresa della discussione con l’apertura di un tavolo istituzionale per valutare di nuovo l’ipotesi Castello (2006). “Nel 2004, in coerenza con la decisione di non andare a Castello, la Regione aveva deciso di acquistare i palazzi di Novoli – ha sottolineato il consigliere – Perché dopo un’operazione così importante è cambiata di nuovo la rotta? Non ci si è mai chiesti che senso avesse abbandonare la sede di Novoli per creare ex novo un polo direzionale in mezzo alle paludi?”. Sull’etica dei comportamenti, infine, Magnolfi ha affermato: “Ho poco da aggiungere alle parole già dure del presidente Martini, il suo unico torto è che ha parlato come se la Regione fosse un soggetto estraneo, mentre avrebbe dovuto avere il ruolo del regista: questo non fa che confermare la debolezza del decisore, la mancanza di partecipazione, l’assenza del confronto istituzionale”. “Motivi più che sufficienti – ha concluso – per aprire una fase di verifica”.“In questa vicenda il groviglio di interessi che sta emergendo è vasto e complesso, e lascia affiorare complicità politiche trasversali”.  Queste le parole di Marco Carraresi, capogruppo dell’Udc. Sottolineando l’esigenza di un giudizio che “non deve essere mai fazioso né mancare del rispetto della dignità personale”, Carraresi ha messo l’accento soprattutto su due aspetti: “Primo – ha detto – la corresponsabilità di estesi e profondi settori della società civile fiorentina; secondo, il ruolo sempre più evidente di subordinazione della classe politica rispetto agli interessi affaristici e imprenditoriali”. Carraresi, riprendendo l’espressione di un settimanale toscano che parafrasava Gadda, ha parlato di un “pasticciaccio brutto della piana di Castello”, di un “pasticciaccio alla fiorentina, in cui alla fine non si riesce a capire dove finisce la faziosità e cominciano complicità ed omertà”, in cui “come sempre si finisce per linciare qualche pesce piccolo, mentre si lasciano regolarmente in libertà gli squali”. “E’ ovvio – ha detto – che alla base del pasticciaccio c’è un groviglio di interessi di natura politica ed economica, con le intercettazioni che, come ha detto il presidente Martini, aprono una finestra su un costume politico sbagliato”. Sulle parole del presidente della Giunta, Carraresi ha affermato: “La comunicazione rimane incoerente, contraddittoria, omissiva su alcuni passaggi fondamentali” e “non è in grado di fugare dubbi e perplessità, né di fare chiarezza sui cambiamenti di rotta della Regione”. “Dopo nove interrogazioni che ho presentato in questi anni su questo argomento – ha chiuso il consigliere –dalle parole del presidente Martini mi aspettavo qualcosa di più”. “La comunicazione di Martini è nel segno del rispetto dell’istituzione mentre in Comune a Firenze siamo di fronte ad una situazione pesante che rischia di delegittimare la credibilità delle istituzioni: un sindaco che non si presenta in Consiglio comunale per fare chiarezza e una maggioranza che si chiude a riccio, bocciando una commissione di inchiesta che si occupi della vicenda di Castello”. Con queste parole Monica Sgherri (Prc) ha commentato in aula la comunicazione del presidente della Giunta regionale, Claudio Martini. “La Regione per quanto di competenza – continua Sgherri – si assuma l’onere di fare il punto sulla situazione al riguardo di un’area strategica come quella di Castello per giungere ad una programmazione urbanistica armonica e sostenibile del governo del territorio. Bisogna ripristinare il sistema di controllo, è mancata chiarezza nelle procedure”. Sgherri ha evidenziato “la Regione deve riassumere il ruolo di verifica delle scelte di programmazione e della loro coerenza con gli atti, è quanto chiedevamo in tempi non sospetti un mese fa. E’ necessario un intervento che riporti chiarezza, trasparenza e valutazione di quali siano le scelte strategiche da compiere nell’interesse generale, un governo del territorio che significhi il rispetto delle norme regionali su questi temi”. “Parlo da incompetente sulla questione specifica di Castello” – ha detto, intervenendo in aula, il capogruppo Pd, Alberto Monaci. “Riguardo all’essere garantisti a giorni alterni, concordo con Alberto Magnolfi e aggiungo che bisogna esserlo sempre, è essenziale per fare chiarezza”. “Dalla relazione del Presidente Martini – ha aggiunto Monaci – emerge che non abbiamo niente da temere, nascondere, difendere. E’ stata una relazione compiuta e analitica, credo che la Regione abbia adempiuto in modo trasparente e lineare, resta il fatto che non può intervenire dove le competenze sono di altre istituzioni”. “Si è evidenziato – ha aggiunto Monaci – il rispetto per le norme e le corrette procedure, la Regione non ha preso un impegno vincolante”. Monaci ha concluso domandando che sia la commissione Territorio e Ambiente a compiere un’indagine approfondita per rileggere la compatibilità di ciò che si sta muovendo in quell’area con gli atti di indirizzo regionale.Il capogruppo di An-Pdl Roberto Benedetti ha ribadito la necessità di attivare in Consiglio una commissione speciale di inchiesta per fare chiarezza sulla vicenda di Castello “riteniamo che istituire una commissione d’inchiesta non rappresenti una caccia alle streghe – ha detto – bensì dia l’opportunità di motivare quelle scelte che dal ’99 al 2007 hanno portato la Giunta e il Presidente Martini a cambiare opinioni. Crediamo sia legittimo cambiare idea, ma crediamo anche che ci sia bisogno di fare il punto sulla situazione. La politica – ha aggiunto Benedetti – deve dare garanzia che quei passaggi che hanno spinto verso i cambiamenti di rotta abbiano tenuto sempre presente la tutela dell’interesse pubblico”. “Riteniamo che ci sia da parte di Martini un tentativo di banalizzare la questione e di renderla un atto ordinario. La commissione di inchiesta sarebbe proprio la sede opportuna per fare chiarezza in modo non banale come invece avverrebbe in commissione permanente”.“Ineccepibile – ha detto Eduardo Bruno, capogruppo dei Comunisti Italiani – sotto il profilo formale e della correttezza istituzionale la comunicazione del Presidente Martini. Uno dei limiti della relazione – ha aggiunto – riguarda la questione del valore dell’area, peraltro stabilito nei termini di valore di mercato dalla legge Finanziaria del 2008. Il valore intrinseco dell’area di Castello lo dovrebbe determinare la pianificazione territoriale decisa dalla Regione”. “Sono perplesso, inoltre, sulla situazione politica fiorentina – ha aggiunto Bruno – dobbiamo registrare un fallimento, si può parlare di uno dei peggiori governi cittadini.” “Adesso – ha concluso Bruno – occorre una verifica seria tramite la sesta commissione, possibilmente coinvolgendo tutti i gruppi e in tempi rapidi. Condivido in pieno l’ultima pagina della relazione nella quale Martini ribadisce la necessità che la Regione torni ad assumere il ruolo di guida rispetto alle decisioni sull’area visto che Castello è la cerniera intermodale della Toscana”. “C’è una maledizione che pesa su Firenze: nel 1989 ci fu l’intervento di Occhetto, oggi c’è il Sindaco. Non c’è rispetto della politica e delle istituzioni” ha dichiarato Angelo Pollina (FI-PdL), ricordando che, nel corso del dibattito sullo sviluppo aeroportuale, “la maggioranza in Consiglio regionale ha parlato di salvaguardia del parco”, mentre, dall’altra parte, il sindaco di Firenze si esprimeva in ben altri termini. A suo parere l’area di Castello è vitale per l’economia dell’intera Toscana ed il suo destino non può essere deciso senza concordarlo con la Regione. “Dobbiamo dare una risposta, anche in tempi brevissimi, all’opinione pubblica – ha concluso – Per questo abbiamo chiesto una commissione di inchiesta, il cui lavoro può essere utile anche a Comune e Provincia. La risoluzione non dà alcuna risposta”.“Non ci interessano le questioni giudiziarie, né gli aspetti morali, ma i problemi politici. Ed i problemi politici non riguardano solo Firenze, ma il fallimento della pianificazione pubblica in Toscana”. E’ questo il giudizio di Alessandro Antichi (FI-PdL), secondo il quale “Monticchiello, Campi Bisenzio ed adesso Castello certificano l’inadeguatezza di tale modello”. A suo parere i lavori della commissione Territorio ed ambiente non saranno in grado di modificare il “diktat” di Martini, che ha già dichiarato alla stampa: “La Giunta regionale non ha nulla da dire che non sia stato detto”. In questa prospettiva Antichi ha ricordato che il presidente della commissione, D’Angelis, ha sostenuto che la Toscana “è la regione più pianificata d’Italia”: “La realtà si è incaricata di smentirlo – ha commentato – Il regolamento urbanistico del comune di Campi non rispettava le indicazioni del piano strutturale”. “Già nell’aprile 2007 abbiamo chiesto una commissione di inchiesta – ha concluso Antichi – per verificare se i Comuni avessero rispettato i principi di trasparenza e quale tipo di controllo Regione e Province esercitavano sulle amministrazioni comunali”.Il capogruppo dei Verdi, Mario Lupi, ha rilevato che “la sostenibilità dello sviluppo di Castello e la salvaguardia del parco di 80 ettari” sono sempre stati al centro dell’attenzione del proprio gruppo. “Comune e Provincia non sono la Regione Toscana – ha affermato – Ci sono stati assessori comunali che se la sono presa con i lavavetri ed un Sindaco che ha dichiarato di non convocare il consiglio comunale fino a marzo. La politica degli amministratori regionali è diversa e Martini ne è custode e garante”. (bb-cs)