Non capisco tutto il «can can» che si è fatto sulla tragica morte di Nicola Calipari e questa rinascita di sentimento antiamericano. Dopotutto Calipari era un agente segreto e conosceva i rischi del suo mestiere e poi noi italiani abbiamo «fatto i furbi», pagando un riscatto e per questo ci muovevamo di nascosto e con tanta fretta. Se poi capita un incidente, perché prendersela con gli alleati?Lettera firmataSienaChiariamo subito una cosa: Nicola Calipari era un uomo buono e mite, un autentico «servitore» dello stato, che ha sacrificato se stesso per difendere la vita dell’ostaggio. Certamente conosceva i rischi che correva, ma la sua morte non può essere liquidata come un semplice e tragico «incidente». Se qualche imprudenza può averla commessa, come il correre a quell’ora all’aeroporto di Baghdad, è da imputare esclusivamente ai suoi superiori e a quella «regia» politica che aveva troppa fretta di mostrare al paese l’ostaggio liberato. Anch’io trovo di pessimo gusto questo antiamericanismo umorale. Ma è pur vero che su questa tragica vicenda, fin dalle prime ore, si sono sentite tante «verità», spesso contrapposte, tanto da farci temere che non riusciremo mai ad appurare la verità. Processare un militare americano terrorizzato e inesperto, che in una situazione confusa ha avuto il grilletto facile, servirebbe a poco. Ma se due paesi democratici e alleati, come Italia e Usa, non riescono a fornire una stessa credibile versione dei fatti, dopo aver indagato a lungo insieme, allora vuol dire che anche le grandi democrazie mentono. Perché delle due una: o mente l’Italia o mentono gli Stati Uniti. E sinceramente nessuna delle due ipotesi mi rallegra.Claudio Turrini