Italia
Caso «Avvenire», la ricostruzione dei fatti e le reazioni dei cattolici
Quello che è successo in questi giorni ci sconvolge e ci preoccupa per le conseguenze, sia per quelle personali su Dino Boffo, il direttore di Avvenire, sia per quelle più generali sulla stampa cattolica, sia, ancora di più, per quelle sulla Chiesa italiana. Detto questo, senza farsi prendere dalle fregole di innocentisti e colpevolisti, cerchiamo di ricostruire i passaggi salienti di una vicenda, che comunque vada a finire lascerà ferite profonde, e che è stata provocata venerdì 28 agosto da il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi, diretto da Vittorio Feltri, richiamato di recente alla direzione del quotidiano milanese dopo alcuni anni alla guida di un altro giornale.
Fin qui il documento reso pubblico nei giorni scorsi dallo stesso tribunale della città umbra. E quindi, rispetto a quanto scritto inizialmente da il Giornale, non c’è stato nessun patteggiamento perché non c’è stato alcun processo. Boffo ha semplicemente rinunciato a presentare opposizione al provvedimento pensando che la vicenda si sarebbe chiusa così senza bisogno di trascinarla oltre nel tempo e nelle aule giudiziarie. In questo, forse, è stato un po’ incauto. Probabilmente sarebbe stato meglio andare fino in fondo. Ma non è certo un’ammissione di colpa. Lo stesso giudice per le indagini preliminari, nel consegnare il documento ai giornalisti (martedì 1 settembre) ha confermato che «il diretto interessato ha sempre contestato qualsiasi addebito nei suoi confronti», dichiarando da subito che le telefonate giudicate moleste dalla querelante non erano state fatte da lui «ma da un’altra persona». Il giudice a questo non ha creduto, ma Boffo ha ritenuto questo un caso come tanti altri che ogni giornale si trova ad affrontare al punto di non nominare nemmeno un difensore di fiducia e accettando il decreto penale di condanna.
Altra questione importante, rispetto a quanto scritto da il Giornale, nel documento di Terni non c’è riferimento a relazioni di tipo sessuale, se non (incidentalmente) a quelle della querelante con il suo fidanzato. Non ci sono intercettazioni telefoniche, ma solo tabulati con numeri telefonici. Non c’è una sentenza di condanna, ma soltanto, come detto, un decreto penale che dispone il pagamento di un ammenda.
Tutte le altre questioni, a partire da un’infamante definizione di «noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni», sono tratte, come accennato, da una sconclusionata e sgrammaticata lettera anonima, inviata qualche tempo fa anche ad alcuni vescovi e che Feltri ha fatto passare come «informativa», mentre l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, già segretario della Cei, l’ha bollata come «spazzatura» al pari di tutte le lettere anonime.
«Sia chiaro ha proseguito Boffo che non mi faccio intimidire, per me parlano la mia vita e il mio lavoro».
Su Avvenire di domenica 30 agosto, Boffo sottolinea come il «fantomatico documento» a cui si riferisce Feltri sia una vera «sòla». Infatti, spulciando riga per riga si può «controbattere, e far emergere di quel testo anzitutto l’implausibilità tecnica, poi magari quella sostanziale. Lo faremo, se necessario. Fin d’ora però, a me non interessa polemizzare istericamente con Feltri, per allertare invece l’opinione pubblica su qualche altra porcata che puntualmente verrà fuori, e che magari Feltri stesso ha prudentemente tenuto per un eventuale secondo tempo. Poi, si sa, una perla cattiva attira l’altra, come le ciliegie». Dunque, il documento sbandierato da il Giornale, per Boffo, è «una patacca che, con un minimo appiglio, monta una situazione fantasiosa, fantastica, criminale».
Nella tarda mattinata di giovedì l’Ufficio comunicazioni sociali della Cei dava notizia che il «cardinale Angelo Bagnasco, prende atto, con rammarico, delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, TV2000 e RadioInblu» (La Lettera di dimissioni di Boffo .pdf)). Nel dare notizia delle dimissioni di Boffo, il sito de il Giornale scrive: «Vittorio Feltri vince la sua prima “battaglia” da quando ha preso le redini del quotidiano di via Negri».
LA NOTA DI FISC E SIR. La Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), che riunisce 186 testate del territorio, e l’agenzia Sir, della stessa Federazione, si uniscono alle redazioni di Avvenire, Sat2000 e Radio inBlu nell’esprimere solidarietà piena al direttore Dino Boffo e nel ribadire la più ferma condanna dell’«inqualificabile attacco mediatico» scatenato contro di lui. Questa intimidazione non riuscirà certo a zittire le voci di giornalisti che, come Boffo, intendono tenere vigile la loro coscienza e libera la loro professione.
Sulla questione, come detto, è intervenuto anche monsignor Giuseppe Betori: «Quale sia la mia stima e fiducia nei confronti del dottor Boffo ha dichiarato lo mostra la collaborazione con lui instaurata negli anni del mio servizio alla Cei. Quanto ai fogli anonimi che circolano in questi giorni, assurti al rango di informativa, li ho sempre ritenuti come ogni missiva anonima degni del cestino della spazzatura, quella spazzatura da cui provengono e devono tornare».
«Il plateale e ripugnante attacco a Dino Boffo recita un comunicato del Cdr di Avvenire, diffuso il 28 agosto è una chiara intimidazione al direttore di Avvenire e a tutta la redazione del quotidiano. A cui Vittorio Feltri e il suo editore non perdonano l’indipendenza di giudizio e il richiamo ai valori cristiani espressi in questi mesi. Un attacco personale al direttore di Avvenire ma anche un attacco alla libertà di pensiero e di stampa: esprimendo piena e affettuosa solidarietà a Dino Boffo, la redazione tutta assicura che proseguirà come al solito nel proprio lavoro di informazione puntuale dei lettori esercitando sempre e comunque il diritto di critica oltre a quello di cronaca».
Sempre il 28 agosto, Sir e Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici, che riunisce oltre 190 settimanali diocesani) hanno diffuso un comunicato nel quale «fanno proprie le dichiarazioni dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei e del Comitato di redazione di «Avvenire» ed esprimono piena solidarietà e immutata fiducia nel direttore del quotidiano d’ispirazione cattolica». Hanno espresso solidarietà al direttore di «Avvenire», condannando l’attacco a lui rivolto, molti esponenti della politica, di tutti gli schieramenti, e dell’associazionismo e tantissimi lettori.
Solidarietà a Boffo è stata espressa direttamente per telefono anche del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, mentre il Papa ha telefonato al cardinale Bagnasco per testimoniare «stima e gratitudine» per la Conferenza episcopale italiana e per il suo presidente.
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