Massa Carrara - Pontremoli
Carrara: momenti decisivi
STRONG>di Beniamino Gemignani
L’intervista al Sindaco di Carrara, dottor Giulio Conti, rilasciata di recente al nostro settimanale ha ribadito in modo franco la quantità, la gravità e la qualità dei problemi di una città e di una comunità complesse come Carrara. Ha però confermato anche le risorse, le volontà e le possibilità di conseguire risultati positivi grazie a progetti che, soprattutto in un settore nodale come quello della politica del territorio e dell’urbanistica, diventano volano per benefiche ricadute in altri settori. Strada dei marmi, Progetto Urban, realizzazioni nel centro storico già in corso d’opera come la Carrara Est o in fase avanzatissima come i Progetti Mangiarotti, rappresentano occasioni e possibilità di rilancio e, in particolare, di rimedio a disagi diffusi, evidenti quanto lamentati: quelli del traffico e della «problematica cave» valgano per esempi emblematici.
La dialettica fra maggioranze che propongono, avviano a compimento, e minoranze che non condividono e si sentono troppo escluse da interventi partecipativi è prassi dilagante oggi più che ieri. In territori complessi, carichi di problemi, e socialmente caratterizzati come quello carrarese tutto ciò è quasi sempre amplificato e più radicale che altrove. Basta scorrere quotidianamente le cronache per verificare e misurare il tasso di «conflittualità» politica quasi sempre più alto sulle sponde del Carrione che in centri vicini.
Era quindi prevedibile ed inevitabile che anche sulle progettualità oggi in campo – e particolarmente in esse visto il loro forte impatto strutturale ed ampio sul territorio – si accendessero dibattiti e dissensi. Non mancano certamente esempi pregressi di casi analoghi: di roventi scontri su grandi progetti: dalla Ferrovia Marmifera, al Viale XX Settembre, alla costruzione di quartieri nuovi, del Porto e altro, la storia recente o meno della città ne è piena.
Da tutti emerge una verità «storicamente» rilevata: i risultati sono stati tanto più positivi quanto più i dissensi hanno saputo porsi come contributo di critica costruttiva e, per contro, quanto più le maggioranze e gli stessi progettisti si sono aperti a quei contributi. Minoranze intestardite nella prassi e in una vera e propria «filosofia del no», e maggioranze troppo convinte della propria autosufficienza di idee e della propria solida base di consensi politici, a prescindere dalle intenzioni, che sarebbe diabolico considerare dichiaratamente volte al male collettivo, hanno spesso impedito, o almeno ritardato, soluzioni e risultati positivi: a scapito di chi, da quei risultati, si aspettava ieri e si aspetta oggi il sollevamento da disagi cronici.
È indubbio che il momento oggi vissuto dalla città è particolare e difficile per un complesso di ragioni che non si esauriscono in quelle esposte: proprio ciò rende necessaria, ed anzi indispensabile, una maggior dose di «ragione e coscienza» da parte di chi, da qualsivoglia livello o schieramento, è chiamato alle proprie funzioni in nome e a beneficio di tutti. Perdere o complicare possibilità come quelle ora in campo significherebbe, per ragioni varie, rimandare a tempi lunghi e a rischi ulteriori (come perdita di finanziamenti e altre opportunità) i risultati conseguibili.
Senza sottovalutare né stigmatizzare oltre il necessario comprensibili «ruoli e fini di parte politica», è bene ricordare a tutte le forze in campo che ulteriori delusioni in fatto di risultati accentuerebbero, in una collettività già troppo provata, sfiducia e risentimento verso «la Politica» in quanto tale e i suoi «uomini» in quanto tali: magari con gradazioni di responsabilità variamente dosate ma comunque «politicamente» dannose e forse perfino fatali (a fine di rielezione) per tutti: sinistri, destri o altro.