Toscana

Caro prezzi, è martedì scatta lo sciopero dei consumatori

di Ennio CicaliBlack out della spesa martedì 16 settembre, le associazioni dei consumatori ci riprovano: a un anno dal primo sciopero dei consumi invitano i cittadini a disertare i negozi per protestare contro il caroprezzi. Le quattro associazioni dell’Intesa (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) invitano a non fare acquisti. Inoltre, per la stessa giornata, esortano a non viaggiare in autostrada e in treno per protestare contro i possibili aumenti di pedaggi e biglietti ferroviari. Carrelli della spesa vuoti e boicottaggio di bar ristoranti e pizzerie, che hanno gonfiato in maniera esagerata i listini, sono invece le indicazioni fornite dalle otto organizzazioni della Coalizione (Adiconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Lega consumatori Acli, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino, Unione nazionale consumatori). I prezzi aumentano? E di quanto? La gente – la vituperata eppur temuta gente comune – assiste al balletto degli esperti alle prese con rilevazioni e indici, si guarda in tasca e attende preoccupata i temuti rincari in arrivo. Alcuni, le tariffe dei servizi, annunciati, gli altri sono un’incognita. Il timore è che «l’onda degli aumenti» non si fermi dopo le impennate di luglio. Colpa dell’euro, della siccità, della situazione internazionale o che altro?Mentre ci si interroga i segnali sono preoccupanti: l’inflazione in agosto è salita del 2,8% secondo l’Istat, ma quella «percepita» dal consumatore è più alta. Quanto? Chissà? D’altra parte la «percezione» della gente comune è legata al borsellino, i soldi escono e basta. Difficile, se non impossibile, chiedere a chi fa la spesa di indicizzare quanto spende in più.

Un nucleo famigliare, quello italiano, si troverà a fare i conti, nei prossimi sei mesi, con una serie di rincari quantificati dall’Intesa dei consumatori in oltre 1436 euro che si aggiungono ai 1381 già spesi dalla fine del 2002 allo scorso luglio, per un totale di 2817 euro negli ultimi 13 mesi. Quasi il 12 per cento di uscite straordinarie contro il 2,8% dell’Istat. A farne le spese sono le famiglie più esposte – monoreddito o pensionati – che non riescono a tirare avanti come prima.

Di conseguenza si destinano le risorse disponibili alle spese più impellenti, alimentari soprattutto – aumentate del 3,1 per cento – sperando in un domani migliore per l’acquisto di beni durevoli. Alla fine, si sono acquistate meno scarpe (-2,1%) e vestiti (-3,5%), rinunciando ai mobili (-1,7), all’informatica e telefonia (-1,3) alla foto-ottica (-2,2), agli utensili per la casa (-2,6), alla profumeria (-1,8), agli strumenti musicali (-1,5), ai giochi, sport e campeggio (-2,2), orologi e gioielli (-1,4) per finire alla cartoleria, libri e giornali (-0,7).

Uno scenario nerissimo mentre le retribuzioni restano ferme, ancorate a un’inflazione programmata sterilizzata all’1,4% per quest’anno e all’1,7 per il 2004 e i consumi rischiano di chiudere il 2003 con il segno negativo. Il primo risultato di questa situazione è sotto gli occhi di tutti, il consumatore italiano sta cambiando i comportamenti: controlla quanto si può comprare pagando un certo prezzo, riflette se l’acquisto è necessario, fa i conti con gli spiccioli, cosa essenziale dopo l’arrivo dell’euro. È la razionalità la nuova caratteristica che significa la capacità di pianificare gli acquisti selezionando i punti vendita: dal supermercato, magari l’ipermercato per gli appuntamenti periodici come la scuola, e infine qualche negozio sotto casa o il mercato rionale.Da più parti, intanto, ci si chiede come affrontare questa situazione da «allarme rosso». In Toscana la giunta regionale ha in programma una ricerca per costruire un «indice ragionato dei prezzi» basato sulla capacità media di spesa delle famiglie toscane, classificate in base alla struttura, alle fasce di reddito, ai livelli di spesa. I dati elaborati saranno diffusi sul sito Internet della Regione e sul sito pronto consumatore.it gestito dalle associazioni.

Il fatto è che da quando il «mercato», da molti ritenuto una parola magica, ha conquistato la scena è problematico, ai limiti dell’impossibile, disciplinare i prezzi. «Bisogna prevedere provvedimenti sanzionatori contro la speculazione – suggerisce Paolo Landi, segretario di Adiconsum – come quelli per chi vende sottocosto, rendere trasparente il prezzo di vendita, aggiungendo anche il prezzo all’origine e quello praticato dal grossista».

In salita zucchine e pomodoriA livello di curiosità, ecco qui di seguitole variazioni dei prezzi all’ingrosso di frutta e verdura nella settimana dal primo al 6 settembre al mercato di Firenze.

Per quanto riguarda gli ortaggi in questa settimana c’è da registrare il forte aumento delle zucchine verdi chiare fiore (+0,71 euro al chilo) e del pomodoro insalataro tondo liscio (+0,58 euro/Kg.).

In aumento pure i fagioli borlotti (+0,47 euro/Kg.), il cavolfiore (+0,42 euro/Kg.), il prezzemolo (+0,34 euro/Kg.), i finocchi in padelle (+0,27 euro/Kg.), i porri (+0,26 euro/Kg.), le melanzane tonde (+0,17 euro/Kg.) e il sedano verde (+0,10 euro/Kg.).

In diminuzione il prezzo dei peperoni gialli nazionali (-0,25 euro/Kg.), del pomodoro rosso ciliegino (-0,13 euro/Kg.) e del radicchio di Chioggia (-0,11 euro/Kg.).Gli altri ortaggi non hanno fatto registrare variazioni di rilievo.

Per la frutta c’è da registrare la diminuzione di prezzo delle pesche gialle di pezzatura AA (-0,19 euro/Kg.) delle pesche nettarine di pezzatura AA (euro 0,19 euro/Kg.) e dell’uva Italia pugliese (-0,13 euro/Kg.); il resto della frutta non ha subito variazioni di rilievo.

Fanno la loro entrata nel monitoraggio i funghi porcini di provenienza estera con un prezzo medio di 14,00 euro/Kg., l’uva Italia di provenienza siciliana con un prezzo medio di 1,50 euro/Kg., le pere Williams di pezzatura 60/70 che spuntano un prezzo medio di 0,83 euro/Kg. e le pere Red Bartlett che vengono quotate mediamente a 1,00 euro/Kg.

L’Adiconsum stima che vi sia stata una perdita del potere d’acquisto di circa 650 euro per i pensionati e da 900 a più di 1.100 euro per le famiglie in relazione al proprio reddito. Stimando il reddito medio di un pensionato in 10.400 euro, l’Adiconsum ha stabilito che vi sia stata una perdita di potere d’acquisto pari a 800 euro e un recupero di 150 euro. Da qui il -650. Nel caso di una famiglia a reddito medio di 20.000 euro è stata valutata una perdita del potere d’acquisto di 1.550 euro e un recupero di 420. Da qui il -1.130 euro. Anche nel caso di una famiglia con un bireddito di 32.500 euro si valuita un -1.800 e un recupero di +680: differenza -1.120.

La prima fiera del commercio equo e solidale

Adiconsum

Tutto consumatori

Adusbef

Acu

Codacons

Altroconsumo

Movimento consumatori

Unione nazionale consumatori

Acusp (Associazione contribuenti utenti servizi pubblici

Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori)