Prato

Carlesi, l’uomo delle Lam che non ama le mezze misure

di Gianni Rossi

Millequattrocento chilometri. Tanto misurerebbe la coda che si produrrebbe mettendo in fila, uno dietro l’altro, tutti gli autoveicoli immatricolati a Prato. «Fino a Catanzaro sarebbe lunga questa fila», aveva detto il sindaco Romagnoli durante l’ultimo Consiglio comunale dedicato alla mobilità. Massimo Carlesi, che di questi ragionamenti aveva fatto il suo cavallo di battaglia, a quel Consiglio Comunale, tenutosi giovedì 13 ottobre, non c’era. Il sindaco sosteneva in aula la filosofia di fondo di Carlesi: le auto aumentano, la popolazione pure, se si continua così Prato scoppia. L’unica soluzione è dar vita ad un trasporto pubblico che sia concorrenziale rispetto alle auto. L’assenza era parsa strana a molti. L’assessore non stava bene di salute, per motivi cardiocircolatori seri, già dall’estate. Ma c’era qualcos’altro: stava meditando di dimettersi. Anzi, si era già dimesso in quegli stessi giorni, ma il sindaco aveva respinto la decisione. Poi, nel Consiglio di giovedì 20, la comunicazione del sindaco sulla decisione di Carlesi, questa volta irrevocabile per «motivi di salute e personali». «Massimo Carlesi – ha commentato a caldo Romagnoli – è stato un prezioso collaboratore. Bisogna dargli atto del duro lavoro svolto per la realizzazione degli indirizzi del Consiglio comunale. Si possono criticare le scelte compiute dall’Amministrazione, ma si deve riconoscere a Carlesi di aver operato col massimo impegno. Per questo ritengo, anche a nome di tutto il Consiglio, sia doveroso ringraziarlo e formulargli gli auguri di un pronto ristabilimento». Romagnoli ha spiegato di aver dovuto «prendere atto con dispacere di questa sua decisione irrevocabile», confermando al Consiglio di aver proposto a Carlesi anche altre ipotesi, pur di trattenerlo in Giunta.

Carlesi, ringraziando il sindaco, in una lettera, scrive che, «date le condizioni, è un atto di trasparenza lasciare incarichi che non si è in grado di assicurare, con l’impegno che è giustamente richiesto agli amministratori pubblici».

Si conclude così – a sorpresa – l’esperienza amministrativa di questo politico fattosi da solo, fuori dalle logiche di partito. Cinquant’anni l’anno prossimo, bancario, Carlesi era approdato alla politica dopo un lungo impegno nel laicato cattolico, prima nel Sinodo, nella Misericordia (fonda quella di Grignano), poi nel Consiglio pastorale, di cui era stato vicepresidente. Si avvicina nel 1993 al costituendo Partito Popolare, poi decide di entrare nei Cristiano Sociali, che di lì a poco sarebbero confluiti nell’allora Pds. Nel 1995, quando all’indomani di Tangetopoli la società civile andava di moda e faceva comodo ai partiti, soprattutto alla sinistra, a Carlesi viene chiesto di candidarsi per il Consiglio della Circoscrizione sud. Otterrà un vero e proprio successo personale, che lo porterà subito alla presidenza. Qui si farà amare, ma anche odiare: al suo telefono di casa, durante l’infuriare delle polemiche per i campi nomadi, arriveranno perfino minacce di morte.

Un nuovo successo personale arriva nel 1999, quando viene eletto nel Consiglio Comunale: Carlesi si trova ad essere, paradossalmente, uno dei volti più noti dei Ds, benché fuori dalle logiche interne del potere. Così quando, per il rimpasto di Giunta, il sindaco Mattei cerca un uomo a cui affidare la patata bollente dell’assessorato alla mobilità, decide che Carlesi è la persona giusta. C’è un progetto, fermo sui tavoli del Comune da diverso tempo: quello delle Lam. Il nuovo assessore, che ama le sfide, lo farà diventare il «suo» progetto. Nel 2003 viene varata la Lam blu. Le polemiche montano; in diversi, sia nel suo partito che in Giunta, ne rimanderebbero volentieri la partenza. Carlesi, con l’appoggio di Mattei, va avanti. Il copione si ripete un anno dopo per la Lam verde. L’assessore ha dalla sua i risultati incoraggianti del nuovo servizio, oltre ad una determinazione non comune tra chi fa politica. Nei Ds, però, gli avversari non mancano, anzi, forse crescono. Qualcuno vede male una riconferma nell’assessorato, ma il nuovo sindaco Romagnoli, l’anno scorso, lo chiama nella sua squadra: la sua assenza in Giunta sarebbe quantomeno suonata come una sconfessione del lavoro portato avanti fino ad allora.

Carlesi non aveva fatto i conti, però, con la salute, che si sarebbe fatta presto precaria, e con i suoi avversari, che forse aspettavano i primi errori. Così, quando alcune mosse – anche importanti – sono state sbagliate da lui e dal suo staff (la rivoluzione delle linee minori, i cambiamenti nella viabilità delle strade, la mancanza di un adeguato supporto comunicativo), Carlesi è stato lasciato solo sui vari fronti delle polemiche: i commercianti, l’opposizione di centrodestra e, soprattutto, gli anziani rimasti a piedi, proprio lui che per le categorie più deboli si è sempre fatto in quattro.

Ora che si è dimesso, perfino il Comitato dei Commercianti del Centro storico, che gli aveva fatto una guerra senza quartiere in questa estate, gli rende l’onore delle armi.

Ma l’elogio più grande gli è venuto non dal suo partito, ma dal capogruppo della Margherita in Consiglio Comunale, Luca Roti: «Grazie, Massimo perché hai creduto nella possibilità di dare una svolta autentica e innovativa in tema di mobilità e di trasporto pubblico nella nostra città, prendendo la complessa materia “per le corna” senza le mezze misure che a te non si addicono».