Il Paese deve tornare a crescere, perché questa è la condizione fondamentale per una giustizia sociale che migliori le condizioni del Meridione, dei giovani senza garanzie, delle famiglie monoreddito: è questo uno dei pressanti inviti che mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, ha rivolto nel suo discorso al 34° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, che si conclude oggi a San Benedetto del Tronto. Ciascuno è chiamato in causa in quest’opera di amore per il Paese ha detto – è una responsabilità grave che ricade su tutti, in primo luogo sui molti soggetti che hanno doveri politico-amministrativi, economico-finanziari, sociali, culturali, informativi. Secondo mons. Nozza vanno valorizzati i soggetti sociali vitali a partire dalla famiglia, come soggetto di rinnovamento umano e sociale, anche se la struttura della spesa pubblica, i regimi fiscali, la politica dei servizi tendono a renderla luogo di povertà’. Mons. Nozza ha però messo in guardia contro alcuni fattori che mettono a rischio la giustizia e la pace all’interno del Paese, come la caduta del senso della moralità e della legalità nelle coscienze e nei comportamenti di molti; la caduta della coscienza sociale, come percezione dell’intreccio tra bene personale e bene comune; il calo della tensione partecipativa, con una percezione della politica sempre più lontana dai bisogni della gente.Il Paese ha esortato il direttore della Caritas – ha bisogno di riscoprire il senso pieno del diritto-dovere del lavoro, e di organizzarlo in termini di sicurezza, combattendo la disoccupazione, aprendo prospettive ai giovani, superando gli squilibri tra Nord e Sud, mettendo in atto un adeguato sistema economico che consideri il capitale e le strutture del lavoro a servizio dell’uomo. Dovremo imparare a vivere nella crisi con lucidità e con coraggio ha suggerito mons. Nozza -, non per adagiarci rassegnati nella situazione, ma per disporci tutti a pagare di persona. La crisi in corso non si risolverà a brevi scadenze, né possiamo attendere soluzioni miracolistiche. Si tratta di andare con decisione controcorrente e di porre sui valori morali le premesse di un’organica cultura della legalità e della vita. A parere del direttore della Caritas le Chiese devono innanzitutto assicurare presenza. L’assenteismo, il rifugio nel privato, la delega in bianco non sono leciti a nessuno. Sono anzi illegali. Per i cristiani sono peccato di omissione. C’è poi il dovere della Chiesa di accompagnamento educativo dei cristiani, in particolar modo i laici, a un coerente impegno, fornendo non soltanto dottrina e stimoli, ma anche adeguate linee di spiritualità, perché la loro fede e la loro carità crescano attraverso l’impegno. Contro disuguaglianze, solitudini e insicurezza sociale mons. Nozza ha invitato a sviluppare, soprattutto nelle città, politiche di coesione e di solidarietà, perché solo una comunità coesa e solidale riesce a creare un territorio sicuro su un piano sociale. Non è un bene ha affermato -, non torna di utilità a nessuno agitare lo spettro della sicurezza, per coprire l’assenza di politiche di coesione e sicurezza sociale. Affrontare i problemi per quello che sono, definendoli nella loro concretezza, è il compito di amministratori che dovrebbero amare la verità quanto la loro città. E come possibile impegno per il nuovo anno pastorale (2010-2011) mons. Nozza ha concluso proponendo un anno sabbatico da vivere approfondendo gli Orientamenti pastorali del nuovo decennio; nella sospensione e presa in carico di tutte le principali attività da parte di Caritas italiana (gruppi nazionali, coordinamenti, proposte di formazione, progetti di accompagnamento) in termini di verifica e di riprogettazione; nella programmazione di quattro/cinque seminari, a livello nazionale e regionale tra Caritas italiana e Caritas diocesane, per scrivere una nuova Carta pastorale Caritas’; nella celebrazione del quarantesimo di Caritas italiana come momento conclusivo dell’anno sabbatico, nell’autunno 2011.Sir