Sono aumentate di quasi 2 milioni di euro rispetto allo scorso anno le spese per interventi di emergenza, programmi di sviluppo e animazione sul territorio che la Caritas italiana porta avanti in 90 Paesi del mondo (la Caritas è presente con la sua rete in 154 Paesi): 18.234.991 euro (più di 35 miliardi di lire) è la somma complessiva investita nel 2001, di cui l’86,6% proviene da offerte di diocesi e privati, il 9,8% dall’otto per mille della Conferenza episcopale italiana e il 3,6% da enti pubblici (Ministero affari esteri e Unione europea). Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto annuale 2001 della Caritas italiana presentato oggi a Roma, alla vigilia del 28° convegno nazionale delle Caritas diocesane che si svolgerà dal 17 al 20 giugno a Bellaria (Rimini). Rispetto allo scorso anno sono diminuiti i costi di gestione del 5,1%, “per sottrarre il meno possibile alle necessità dei poveri”, spiega Roberto Rambaldi, vicedirettore della Caritas italiana, e si è verificato un sostanziale incremento delle spese per i programmi di pace e riconciliazione (+74,2%). Nei sei ambiti di spesa il settore più rappresentato è il sociale (8.921.439 euro, il 54,8% del totale), quindi la promozione socio-economica (2.345.027 euro, il 14,4%) e il sanitario (1.813.959 euro, l’11,1%). I fondi sono distribuiti in maniera abbastanza equilibrata nei continenti (il 34,7% in Europa, 26,9% in Africa, 22,9% in America Latina, 15,5% in Asia-Oceania) ed emerge il grande sforzo che la Caritas compie negli ultimi anni nell’area balcanica, “anche per cercare di rispettare la volontà dell’offerente”, precisa Rambaldi. E a proposito del recente vertice mondiale sull’alimentazione Rambaldi condivide le argomentazioni del Forum delle ong: “Basta con le promesse non mantenute! Invece di ribadire la necessità di aumentare gli aiuti allo sviluppo, chiediamoci perché questi impegni non sono mai stati rispettati e proponiamo un nuovo modello di sviluppo e cooperazione”.Sir