Oggi ci è data la particolare occasione di rendere grazie al Signore per la carità organizzata della Chiesa e, più concretamente, per la storia, la vita e l’azione di Caritas internationalis. Così ha parlato ieri sera il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, nell’omelia della Messa di apertura della 19ª assemblea generale della Caritas internationalis (Roma, 22-27 maggio). Il cardinale ha portato il saluto e la vicinanza spirituale del Santo Padre, ringraziando ogni livello della Caritas da quelle parrocchiali all’organismo internazionale per la promozione e l’attuazione della carità cristiana. Caritas internationalis, ha evidenziato, si colloca all’interno di questa dimensione fondamentale della carità strutturata della Chiesa ricordata nella Deus caritas est. La vostra attività è, dunque, una manifestazione pubblica della Chiesa come Corpo di Cristo e come Popolo di Dio. Infatti, anche se l’amore del prossimo radicato nell’amore di Dio ha aggiunto il segretario di Stato citando la prima enciclica di Benedetto XVI è anzitutto un compito per ogni singolo fedele, (esso) è anche un compito per l’intera comunità ecclesiale, e questo a tutti i suoi livelli: dalla comunità locale alla Chiesa particolare fino alla Chiesa universale nella sua globalità’. La pienezza della missione di Caritas internationalis, ha precisato il card. Bertone, si compie nella Chiesa, e allo stesso tempo questo organismo, con tutto l’insieme delle Caritas nazionali, diocesane e parrocchiali, offre ai fedeli un’opportunità privilegiata di condividere la missione della Chiesa e di essere stretti a Gesù Cristo. Una carità ecclesiale con una duplice espressione: rivolta sul versante interno alla comunità, ma anche che oltrepassa i confini’ della comunità ecclesiale e, secondo il modello del buon Samaritano, si fa carico del bisogno del fratello, chiunque egli sia. L’azione caritativa della Chiesa, come quella di Cristo, non può mai limitarsi a soccorrere le necessità materiali degli uomini, anche se esse, alle volte, sono urgentissime e non possono attendere, ha rilevato il porporato. Un’assistenza umanitaria che in modo abituale prescindesse dall’identità cristiana e adottasse uno stile, per così dire, neutro’, un modo di agire che volesse compiacere tutti, rischierebbe, anche nel caso ottenesse i suoi scopi immediati, di non rendere all’uomo un buon servizio, all’altezza della sua piena dignità. In sintesi, la Chiesa deve non solo fare la carità, ma farla come Cristo’. Caritas internationalis, di fronte ai bisogni e alle miserie umane con cui ha a che fare ogni giorno ha affermato il segretario di Stato vaticano , sente l’urgenza di difendere e promuovere i diritti dei più poveri, anche presso le autorità internazionali. All’interno dei termini propri del suo peculiare modo di partecipare alla missione della Chiesa e dello specifico mandato come persona pubblica canonica, e se svolta in comunione con i legittimi Pastori, questa azione di advocacy’ è una ricchezza della Chiesa. Tuttavia, esiste un altro livello di servizio che precede e supera per importanza quella presso le autorità pubbliche. È quello di raggiungere, in modo convincente e rispettoso, la mente e il cuore dei credenti e di tutte le persone di buona volontà affinché riconoscano nei poveri i loro fratelli. Il porporato ha denunciato come tanto l’ideologia liberista quanto quella collettivista, pur contenendo ciascuna aspetti di verità mutuati dal cristianesimo, abbiano illuso la gente e alla base di tutte le miserie ci sono l’egoismo e l’indifferenza, che in campo politico si manifestano specialmente nella corruzione. Da qui l’importanza di svelare il volto dei fratelli, aiutare i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a prendersi cura come propri dei loro bisogni e dell’esigenza di pieno riconoscimento della loro dignità.Sir