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CARITAS INTERNATIONALIS: AIUTI UMANITARI «NEUTRALI, PARZIALI E INDIPENDENTI»

Aiuti umanitari “neutrali, parziali e indipendenti”. E’ la richiesta che emerge nella prima giornata di seminario il corso in questi giorni a Roma, durante il quale una cinquantina di delegati appartenenti alla rete Caritas internationalis – una confederazione che riunisce 162 realtà di tutto il mondo – si sta interrogando su quali “giuste” relazioni stabilire tra i militari e le organizzazioni umanitarie che operano in situazioni di conflitto e di emergenza. Un problema nato dal fatto che “negli ultimi tempi – ha spiegato Tim Aldred, del Cafod, la Caritas di Inghilterra e Galles – i militari distribuiscono direttamente gli aiuti umanitari sul posto, ma questo crea confusione nella mente della popolazione perché rende difficile distinguere tra azione militare e umanitaria”. Secondo Aldred “le risposte devono essere diverse a seconda dei contesti” ma è importante che sia salvaguardato l’aspetto “imparziale e apolitico” della distribuzione degli aiuti, “cioè non si deve distinguere da che parte del fronte vengano e non devono confondersi con l’agenda politica internazionale”. Per Manuel Bessler, dell’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite, “è necessario non portare armi durante la distribuzione degli aiuti e ricorrere ai mezzi militari solo come ultima risorsa”.

Anche secondo Hugo Slim, del Centro per il dialogo ecumenico di Ginevra, “durante i conflitti vi sono situazioni in cui l’aiuto umanitario può essere portato solo da professionisti neutrali, imparziali e indipendenti”. Quale strategia adottare, allora? “Avere ben chiara la propria identità – ha sostenuto Slim -, stabilire un obiettivo superiore, avviare contatti con tutti i gruppi e rendere noti la propria identità e obiettivi”.Sir