Italia

Caritas, in Abruzzo una presenza stabile

Presente nelle zone colpite fin dalle prime ore dopo la scossa di terremoto che ha messo in ginocchio l’Abruzzo, Caritas italiana si è adoperata per distribuire beni di prima necessità e attrezzature in grado di rispondere ai bisogni della popolazione sfollata, in particolare ammalati, disabili, anziani, minori. La parrocchia di San Francesco, in località Pettino, è diventata una sorta di magazzino, con un continuo andirivieni di persone che, in pochi secondi, hanno perso tutto quello che avevano. Qui è stata allestita anche la sede del Centro di coordinamento nazionale, punto di riferimento per le Caritas diocesane e le delegazioni regionali. Ed è proprio davanti alla chiesa di Pettino che incontriamo mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana.

In questi giorni la Caritas ha dato vita a un coordinamento nazionale. A cosa serve?

“Il coordinamento, che opera in appoggio alla Caritas diocesana dell’Aquila con una presenza stabile di Caritas italiana, vuol essere un punto di riferimento per l’impegno – presente e futuro – di tutte le Caritas diocesane, in particolare per quanto riguarda le delegazioni regionali della Caritas, che verranno coinvolte per un aiuto stabile e duraturo alla popolazione colpita”.

Girando per l’Abruzzo, si nota un grande impegno da parte delle Caritas delle diocesi vicine…

“Certamente. In una logica volta a rendere più capillare e incisiva la nostra opera, le Caritas diocesane di Abruzzo e Molise sono ora chiamate a dare priorità agli sfollati collocati sul loro territorio, ad esempio negli alberghi o in altre strutture, privilegiando lo stile dell’incontro, dell’ascolto, dell’accompagnamento e della presa in carico di anziani, disabili e ragazzi. Un impegno che allevia le fatiche quotidiane di tante famiglie, e permette alle forze più attive di pensare al futuro, ricominciando magari a lavorare o affrontando i passi successivi per giungere a un alloggio”.

Dalle altre regioni, invece, come si può contribuire?

“In accordo con i sacerdoti, il vescovo dell’Aquila e la Caritas diocesana abbiamo suddiviso la diocesi in 7 aree omogenee, nelle quali stanno cominciando a costruire la loro presenza operatori e volontari provenienti dalle 16 delegazioni regionali. Chiediamo a ogni regione di mettere a disposizione da 1 a 3 operatori che possano stare stabilmente sul territorio. Questi, chiamati a vivere qui per un medio-lungo periodo, prenderanno coscienza delle esigenze specifiche dell’area loro assegnata, in modo da poter mettere in campo le risposte più appropriate”.

Diverse realtà associative, come l’Azione cattolica o l’Agesci, stanno pensando a campi estivi in queste zone…

“Sarebbe bello che si potesse realizzare una prossimità territoriale, ossia che nell’area curata, ad esempio, da Caritas Lombardia andassero gruppi provenienti da associazioni lombarde. Così diverse realtà che provengono da uno stesso territorio avrebbero occasione di conoscersi meglio e, magari, instaurare una più stretta collaborazione in futuro, una volta tornati a casa. In secondo luogo, forme di animazione servono non solo nelle zone colpite dal terremoto, ma anche là dove sono stati ospitati gli sfollati”.

Da più parti sono giunte offerte di cibo e vestiti, raccolti e distribuiti qui a Pettino…

“Si tratta di una risposta temporanea per chi non è nei campi d’accoglienza gestiti dalla protezione civile, ad esempio perché dorme in macchina oppure ha piantato una tenda nel giardino di casa. Ora, però, vogliamo rispondere anche ad altri bisogni. Grazie all’opera delle Caritas in ogni parte d’Italia, stiamo monitorando le disponibilità di case per accoglienza, tende e camper, così, nel momento in cui si evidenzia un’esigenza, possiamo andare a chiedere questi aiuti. Analogamente, per quanto riguarda il volontariato, raccogliamo le disponibilità di gruppi, associazioni, Chiese locali, Caritas diocesane ecc. In base a queste disponibilità potremo poi costruire delle presenze per rispondere ai diversi bisogni che possono emergere”.

Quindi la raccolta di cibo e vestiti non proseguirà a lungo?

“Il messaggio che intendo lanciare è: «Portateci solo le cose che necessitano». Una raccolta indistinta rischia di creare accumuli di generi alimentari che poi vanno a male, oppure giungono danneggiati, portando a degli sprechi. Servono piuttosto risorse economiche, e sarà importante la colletta di domenica 19 aprile, come pure le altre forme per versare un’offerta”.

Una preoccupazione ricorrente è che, una volta spenti i riflettori mediatici, l’Abruzzo venga dimenticato…

“Il nostro intento è quello di stare in quest’area adesso, nella fase della prima emergenza, ma anche dopo. Per questo è nato il coordinamento della Caritas, e la sede è stata allestita proprio a Pettino. In questa direzione va anche il richiamo alle delegazioni regionali di assumere un ruolo portante. Realizzeremo scuole e centri di comunità, come pure progetti di sviluppo e promozione lavorativa per i giovani. Siamo consapevoli che è un impegno che durerà per anni, ma resteremo a fianco di queste comunità in diaspora”.