Toscana
Caritas Firenze, il profilo del nuovo povero: sposato e con figli minori a carico
Al centro del quattordicesimo numero, dal titolo “Intrappolati” nella povertà. Caritas Firenze: un viaggio attraverso i dati del 2019, 2020 e 2021, un’analisi comparata dei dati MIROD degli ultimi tre anni, unita alle testimonianze dirette di volontari, operatori e di coloro che si sono rivolti ai servizi, ci aiuta a comprendere quello che sta succedendo sui nostri territori.
Il “profilo del nuovo povero” si delinea sempre più chiaramente: aumentano il numero di persone coniugate (passando dal 37,3% del 2019 al 43% del 2021); crescono le persone in età lavorativa; le coppie con minori a carico; gli occupati, che pur avendo un impiego, sempre più spesso, non riescono ad arrivare a fine mese (superano il 10% del totale); coloro che vivono in affitto, ma che non riescono a far fronte al canone di locazione (che passano dal 19,4% del 2021, al 30,6% del 2020, fino a toccare il 32,7% nel 2021); gli italiani, che raggiungono oramai il 28% del totale delle persone incontrate.
«Nel corso del tempo abbiamo imparato a definire la povertà come un fenomeno multidimensionale – afferma Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas -, ma oggi ci scontriamo con la sua manifestazione più immediata e materiale, quella meramente economica, che torna a farsi prioritaria. La maggioranza delle persone che si rivolgono a Caritas mancano di quel reddito necessario a soddisfare esigenze da loro considerate prioritarie».
Il cibo può essere una di queste esigenze. Riuscire a risparmiare sulla spesa alimentare, attraverso il ricorso agli aiuti messi in campo, sia a livello istituzionale che di privato sociale, può rivelarsi una strategia volta a risparmiare risorse utili per far fronte ad altre voci di spesa ugualmente indispensabili e più difficilmente contenibili o dilazionabili.
Coloro che si rivolgono a Caritas non appartengono più solo alla marginalità estrema, ma nella stragrande maggioranza dei casi somigliano “al vicino della porta accanto”. Dichiarano di avere un “reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze”, hanno problemi monetari e provano a restare a galla chiedendoci un sostegno alimentare (la richiesta del pacco viveri è passata dal 23,5% del 2019, al 39,6% nel 2020, per superare addirittura la metà di tutte le risorse attivate dai centri, 56,4%, nel 2021) e un aiuto per il pagamento delle utenze, ma quello che maggiormente colpisce dalla lettura dei dati Caritas è l’aumento della frequenza pro capite delle persone incontrate: gli utenti non riescono ad uscire dallo stato di necessità e tornano ai nostri servizi sempre più frequentemente.
Il pacco viveri, come già emerso nel Report di giugno, nel corso dell’emergenza pandemica del 2020 si è affermato come lo strumento prioritario per affrontare le difficoltà di individui e famiglie, confinati a casa e senza più un lavoro. Tuttavia, come emerge dai dati, l’incremento non è rimasto circoscritto al periodo del lockdown, ma ha continuato ad espandersi anche nel 2021.
L’analisi lo evidenzia grazie ai dati assoluti: nel 2019 le richieste di pacco alimentare erano state 17.683, in media, 2,7 per ogni utente; nel 2020, il numero complessivo di richieste legate ai viveri sale a 29.672 facendo registrare un incremento del 67,8% e il numero medio di richieste pro capite passa a 4,6; nel 2021 il ricorso ai pacchi alimentari subisce un’impennata ancora maggiore (le richieste toccano quota 61.988 con un incremento che è del +109% rispetto all’anno precedente e del +250% rispetto al 2019) e il numero medio pro capite arriva a 9,5.
Esiste un rischio reale e preoccupante di “intrappolamento” nella povertà: i beneficiari non riescono a tornare a camminare sulle proprie gambe e, tra questi, troviamo soprattutto coloro che vivono in affitto, i working poor e sono in aumento gli italiani.
«Non solo chi abbiamo conosciuto nel 2020 – prosegue Giovanna Grigioni – ma anche molti di coloro che sono entrati nei nostri circuiti negli ultimi 2-3 anni non riescono ad uscirne e, come se questo non bastasse, tendono a ripresentarsi ai nostri sportelli molto più frequentemente che in passato. Li sosteniamo prioritariamente con gli alimenti, ma noi sappiamo bene che, dietro ad ogni pacco distribuito, si nasconde la mano e lo sguardo di un volontario o di un operatore che mette nel servizio molto di più del semplice gesto materiale».
«Tante pagine, numeri, grafici, letture analitiche quantitative e qualitative – sottolinea Riccardo Bonechi, direttore di Caritas Firenze – non devono farci scordare le persone e gli sguardi che Caritas ha incontrato in questi tre anni di storia. Volti, oramai da tempo coperti dalle mascherine, che attraverso gli occhi ci parlano dei loro bisogni, delle difficoltà e ci ringraziano per quello che facciamo per loro. Le sfide che ci attendono sono tante, ma lavoreremo insieme e cercheremo di affrontarle, nel migliore dei modi, senza lasciare indietro nessuno».