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CARITAS, DOSSIER IMMIGRAZIONE: LA RELIGIONE NON PUÒ ESSERE FATTORE DI DIVISIONE

Tra i 1.512.324 soggiornanti regolari vi sono 690.523 cristiani (45,7%, di cui il 24,1% cattolici, 13,5% ortodossi, 5,8% protestanti), 553.007 musulmani (36,6%), 4.203 ebrei, 39.416 induisti, 37.489 buddisti. Sono cifre contenute nel Dossier Immigrazione della Caritas italiana, presentato oggi in contemporanea in molte città italiane, tra le quali anche Firenze. In questo contesto, precisano, “anche la religione non può essere invocata come un fattore di divisione e tuttavia ciò non è motivo per dimenticare che il continente europeo affonda le sue radici nella comune ispirazione cristiana, e che questa fruttuosa tradizione consente anche di affrontare con fermezza, senza chiusura né faciloneria, il problema dell’integrazione armoniosa dei musulmani che non vogliono essere integralisti”.

Anche in seguito alle tragedie nel Mediterraneo e al clima mondiale che si è creato dopo l’11 settembre, i curatori del Dossier ritengono che “le politiche migratorie eccessivamente restrittive sono esse stesse causa dei flussi illegali”. Le persone effettivamente respinte alle frontiere sono state 88.501, in maggioranza sono state rimpatriate in Romania, Bulgaria, Marocco, Croazia, Iraq. Prima della legge Bossi-Fini, osservano, “l’alimentazione della sacca di irregolarità” era attenuata dal fatto che “erano più alte le quote di ingresso per lavoro e veniva praticato il sistema della venuta sotto sponsorizzazione”. Purtroppo, osserva il Dossier, “continua ad essere notevole, anche se in diminuzione, la quota degli italiani che considera gli immigrati un pericolo per la propria cultura e identità (23,9%), una minaccia per l’occupazione (29,2%), o per l’ordine pubblico (39,7%).Sir