Vita Chiesa

CARITAS: CONVEGNO A FIUGGI, 34 MILIONI E MEZZO DI INTERVENTI IN ITALIA E ALL’ESTERO

34 milioni e mezzo di euro complessivamente spesi nel 2004, di cui 22,5 milioni di euro destinati ad interventi in Italia e oltre 12 milioni all’estero. Sono queste le cifre dell’impegno della Caritas italiana, riunita da oggi (fino al 16 giugno) a Fiuggi per il 30° convegno nazionale delle Caritas diocesane sul tema “Parrocchia, territorio, Caritas parrocchiale”. Circa 600 i partecipanti, in rappresentanza delle 222 Caritas diocesane. Una realtà che coinvolge un numero complessivo di 919 animatori che affiancano i 222 direttori diocesani, mente i poveri che si rivolgono ai centri di ascolto di 61 diocesi sono oltre 10.400 persone, in maggioranza disoccupati, emarginati e senza dimora, migranti, pensionati, famiglie monoreddito con più figli.

In apertura di convegno mons. Francesco Montenegro, vescovo ausiliare di Messina e presidente della Caritas italiana ha definito la “capillarità della nostra presenza” come “un enorme tesoro ed una altrettanto enorme responsabilità”: “Questa presenza delle nostre parrocchie – ha sottolineato – non deve essere mai guardata con sufficienza, considerandola uno stato permanente ed immodificabile. Dobbiamo aver sempre presente la realtà della nostra Chiesa italiana senza trionfalismi, né catastrofismi: nonostante le difficoltà, di natura diversa, la Chiesa italiana è ancora una Chiesa di popolo”. La presenza della comunità parrocchiali va dunque percepita, a suo avviso, “come un presidio a volte unico per l’assenza di altre agenzie sociali stabili, che opera per rendere anzitutto umani e accoglienti i nostri territori”.

“Nella debolezza della politica sta ai gruppi sociali riuscire a farsi innovatori istituzionali, contribuendo a riumanizzare e a migliorare le istituzioni di cui disponiamo”: ha detto oggi al convegno Caritas in corso a Fiuggi il sociologo Mauro Magatti, parlando dei cambiamenti del territorio e tra le persone che lo abitano, con nuove dinamiche e a volte “nuove lacerazioni”. Secondo il sociologo “all’interno di uno stesso territorio aumenta la distanza tra i diversi gruppi che vi abitano, ci sono popolazioni straniere tra loro ed aumenta il senso di estraneità tra i gruppi”. E’ così che, a volte, “la convivenza diventa un problema”: “Le disuguaglianze tendono a crescere, mentre aumentano gli scarti umani, peraltro sempre più invisibili”. Sia nei centri più avanzati, dove prevale “la logica dell’immagine della sicurezza”, sia altrove, il rischio è sempre “l’anomia e l’indebolimento dei legami sociali”. In questa situazione “i gruppi meno privilegiati si ritrovano in una condizione difficile”.

Magatti distingue tre categorie: “gli inadatti”, i “vulnerabili” e i “lontani-rassegnati”. E se “non si trovano le condizioni per vivere in questa nuova situazione, la risposta può essere la chiusura che genera paura e egoismo”. “Basti pensare – fa notare Magatti – a chi ha votato no al recente referendum sull’Europa”. Da qui l’invito ai gruppi sociali “a farsi innovatori istituzionali, contribuendo a riumanizzare e a migliorare le istituzioni di cui disponiamo”. Ed anche se “troppo difficile”, ammette Magatti, “tenuto conto delle condizioni nelle quali ci troviamo ad operare”, è necessario per “essere eredi e interpreti del grande patrimonio che caratterizza l’Europa cristiana”.Sir