Prato

Cariprato al capolinea: Vicenza se la annette

Recita il noto proverbio «Vicentini magna gatti». Ma stavolta a far la parte del gatto, mangiato, c’è Cariprato, incorporata nella banca già capogruppo, la banca popolare di Vicenza, appunto. La conferma ufficiale è affidata a una scarna nota, al termine del consiglio di amministrazione di mercoledì 13. Si conclude così la storia lunga 180 anni dell’istituto di credito pratese, segnato dal crac a metà degli anni ’80 e successivamente passato prima al Monte dei Paschi poi, appunto, a Vicenza. Ora sparisce anche quella residua autonomia.La motivazione della fusione (e della scomparsa di fatto di Cariprato, anche se nel territorio rimarrà il marchio, sempre che la Banca d’Italia dia l’autorizzazione), sta nel «piano di rinnovamento e semplificazione del proprio modello industriale» della Popolare di Vicenza. «Obiettivo è semplificare e razionalizzare la struttura attuale con attenzione al contenimento dei costi». Da quanto è stato fatto sapere, il piano prevede la costituzione a Prato di una nuova «direzione regionale» – da qui passeranno, ha spiegato il presidente di Cariprato Divo Gronchi, richieste di famiglie e imprese – e di un «comitato regionale», organo meramente consultivo quest’ultimo, «formato da esponenti autorevoli del tessuto sociale ed economico toscano ed in particolare pratese».Da Vicenza si rassicura che «La struttura territoriale manterrà ampia autonomia per la gestione del credito per assicurare una consolidata attenzione all’economia del territorio in un momento complesso come quello attuale». Un trattamento simile è toccato a un’altra banca del gruppo, Banca Nuova, radicata nel sud Italia. Per questa, però «è previsto un successivo scorporo con una rifocalizzazione delle attività nelle regioni meridionali, allargando la presenza dalla Sicilia e Calabria, dove è già profondamente radicata, alle regioni: Basilicata, Campania e Puglia». Una diversità di trattamento sottolineata, nelle reazioni, dal Sindaco Cenni o dal presidente dell’Unione industriale Marini.Rassicurazioni arrivano da Gronchi sul futuro dei circa 200 dipendenti della direzione generale di Cariprato («Forse qualcuno nella direzione cambierà incarico, ma non ci sarà alcun taglio», dice Gronchi). Certo che, alla luce dei fatti attuali, assumono un diverso valore anche i fatti dei mesi scorsi. Come l’avvicendamento ai vertici e l’arrivo di Franco Tonato come direttore generale, appena agli inizi di giugno. «Ho avuto mandato di venire qui per far guadagnare Cariprato, ovviamente attraverso il sostegno al territorio. Voglio tranquillizzare i pratesi: il nostro intendimento è quello di far funzionare meglio la banca e dare bene il denaro ad aziende meritevoli», sosteneva allora, nella sua prima intervista, rassicurando la città sulle voci, che già circolavano, di una possibile fusione.Ma anche e soprattutto la manovra dei mesi scorsi, quando la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato decise di vendere alla Banca Popolare di Vicenza, socio di maggioranza di Cariprato, il 13 per cento delle azioni dell’Istituto di credito, ovvero più della metà del proprio pacchetto azionario (pari, prima della vendita, al 21%), facendo sì che Cariprato fosse al 92% di proprietà della banca veneta. Contestualmente a quell’operazione la Fondazione aveva acquistato lo 0,50% della Popolare di Vicenza e, in più, un pacchetto di obbligazioni dell’istituto veneto. Circostanza che ora le dovrebbe consentire di avere un rappresentante nel cda a Vicenza.Anche su un ultimo punto, l’importante collezione d’arte della Galleria di Palazzo Alberti, le dichiarazioni che vengono dalla banca hanno toni rassicuranti per la città: la collezione rimarrà in città, si sostiene. Salvo smentita.

(dal numero 27 del 18 luglio 2010)