Cet Notizie
Cardinali sotto chiave
Quando il 18 aprile la processione solenne dei 115 cardinali elettori giungerà nella Cappella Sistina, si chiuderà definitivamente il pontificato di Giovanni Paolo II. In quella Cappella, i cardinali elettori sceglieranno il nuovo Papa. E il successore di Pietro si presenterà come vescovo di Roma, vicario di Gesù Cristo, successore del Principe degli Apostoli, sommo Pontefice della Chiesa universale, patriarca dell’Occidente, primate d’Italia, arcivescovo e metropolita della provincia romana, sovrano dello Stato della città del Vaticano, servo dei Servi di Dio. Questi nove titoli che accompagnano il nome del Papa, sono il segno del compito al quale vengono chiamati i cardinali elettori.
L’uomo, che verrà eletto al soglio di Pietro, sceglierà un nome che lo segnerà, davanti al popolo di Dio. Potrà essere un nome usuale nella serie dei Pontefici romani: Pio, Gregorio, Sisto, Paolo, Giovanni, Giulio , sono tutti nomi che riportano alla Storia della Chiesa. I cardinali, uscendo dal Conclave, manterranno quel segreto di ciò che si sarà svolto all’interno della Cappella Sistina, serberanno il ricordo dell’opera dello Spirito che li avrà guidati nella scelta, dei loro confronti, del loro omaggio filiale a colui che avranno scelto.
UN SENSO DI SORPRESA. Mai come in questo Conclave si avverte un senso di sorpresa: non saranno solo i 115 cardinali in Conclave (mancheranno, infatti, il cardinale Jaime Sin, arcivescovo emerito di Manila, e il cardinale Adolfo Antonio Suárez Rivera, arcivescovo emerito di Monterrey, entrambi gravemente ammalati) a essere interessati all’elezione. Infatti, se è vero che il Sacro Collegio è composto da 183 cardinali, 66 non entrano in Conclave perché ultraottantenni e quindi non sono elettori – nulla vieta che un cardinale anziano possa divenire Papa cosa, peraltro più volte avvenuta in passato.
Sussiste la norma dei 120 cardinali in Conclave come numero massimo consentito ma mai raggiunto, come dal motu proprio di Paolo VI Ingravescentem aetatem del 21 novembre del 1970. Ma questa norma, che segna un tetto dei cardinali “elettori”, non nega il diritto all’elettorato passivo per i cardinali anziani. Avere oltre ottant’anni non pregiudica il diventare Papa.
Con la costituzione apostolica Universi Dominici gregis, promulgata il 22 febbraio 1996, Giovanni Paolo II ha confermato ciò che era stato deciso dal suo predecessore: “Il diritto di eleggere il Romano Pontefice spetta unicamente ai cardinali di Santa Romana Chiesa, ad eccezione di quelli che, prima del giorno della morte del Sommo Pontefice, o del giorno in cui la Sede Apostolica resti vacante, abbiano già compiuto l’80° anno di età. Il numero massimo di cardinali elettori non deve superare i centoventi. È assolutamente escluso il diritto di elezione attiva da parte di qualsiasi altra dignità ecclesiastica o l’intervento di potestà laica di qualsiasi grado o ordine”.
115 CARDINALI. I porporati che eleggeranno il successore di Giovanni Paolo II al soglio di Pietro sono, al 12 aprile, 115. Di questi 115, 58 vengono dall’Europa; 17 dall’America del Nord (compreso il Messico); 17 dall’America del Sud (compresi i Paesi centro-americani); 11 dall’Asia; 11 dall’Africa; 2 dall’Oceania. Il computo vede una perfetta parità tra rappresentanti del Vecchio Continente e gli altri Continenti: 58 a 57. Ma questo calcolo non tiene in considerazione la realtà delle comunanze continentali, geopolitiche e culturali. Il lascito culturale di origine iberica nell’America Latina o le emergenze anglosassoni negli Usa e in Canada piuttosto che l’impatto della cultura francese nel Québec, come l’atteggiamento di confronto con le tradizioni locali nelle regioni dell’Africa o il confronto con il Buddismo o l’Islam o l’Induismo dell’Asia, sino all’Oceania dei grandi spazi e delle migliaia di isole sparse nell’Oceano Pacifico: tutte istanze che interrogano i 115 cardinali nella Cappella Sistina. Come pure tutte quelle richieste di aiuto che vengono dai vari Continenti: povertà, violenza, fame, malattie, guerre
EUROPA. La suddivisione continentale mette in risalto come l’Europa, da sola offra la metà esatta dei cardinali che si riuniranno in Conclave. La parte del leone la fa l’Italia con 20 cardinali; a seguire 6 cardinali dalla Spagna e 6 dalla Germania; 5 cardinali dalla Francia e 3 dalla Polonia; 2 cardinali dalla Gran Bretagna, 2 dal Portogallo, 2 dall’Ucraina e 2 dall’Ungheria; 1 cardinale a testa dall’Austria, dal Belgio, dalla Bosnia-Erzegovina, dalla Croazia, dalla Repubblica d’Irlanda, dalla Lituania, dalla Lettonia, dall’Olanda, dalla Repubblica Ceca e dalla Svizzera. Di questi cardinali il più giovane è l’arcivescovo di Esztergom-Budapest, l’ungherese Peter Erdö che, con i suoi 53 anni non ancora compiuti, è il più giovane tra tutti i conclavisti. È europeo anche il più anziano tra i conclavisti, il patriarca emerito di Venezia, l’arcivescovo Marco Cé, che compirà 80 anni l’8 luglio di quest’anno. Quaranta sono i cardinali arcivescovi e vescovi che reggono diocesi nei diversi Paesi europei, mentre i restanti 18 svolgono incarichi di diverso genere all’interno della Curia romana, o sono decaduti ipso facto alla morte di Giovanni Paolo II, come il segretario di Stato, card. Angelo Sodano .
AMERICA, ASIA, AFRICA E OCEANIA. L’altra metà del Conclave è rappresentata da 17 cardinali del Nord-America, 17 del Centro-Sud America, 10 dell’Asia e 11 dell’Africa, 2 dell’Oceania. I cardinali nordamericani sono così suddivisi: 11 statunitensi; 3 canadesi, 2 francofoni e 1 anglofono ma nativo in Slovenia (il cardinale arcivescovo di Toronto, Aloysius Matthew Ambrozic, di 75 anni); 3 messicani.
L’America del Sud e il Centro-America sono rappresentati da 4 cardinali del Brasile, 3 della Colombia di cui 1 regge una diocesi (l’arcivescovo di Bogotà, Pedro Rubiano Saenz) e gli altri 2 sono in Curia. Il Cile presenta 2 cardinali e toccherà al cardinale Jorge Arturo Medina Estevez, proto-diacono, annunciare dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro l’Habemus Papam. Un cardinale a testa esprimono Argentina, Cuba, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Perù e Santo Domingo. L’Asia con i suoi 10 cardinali vede una maggioranza relativa indiana, con ben 3 cardinali arcivescovi: tra essi Ivan Dias , cardinale arcivescovo di Bombay, per vari anni nunzio apostolico in Albania, al tempo della ricostruzione sociale e religiosa dopo la fine della dittatura atea comunista. Due cardinali sono giapponesi, equamente divisi tra Curia e Sol Levante, mentre 1 cardinale ciascuno è espresso da Filippine, Indonesia, Siria, Thailandia e Viet-Nam.
L’Africa porterà in Conclave 11 porporati di 10 Paesi: la Nigeria ha 2 cardinali elettori, 1 in Curia (Arinze) e l’arcivescovo di Lagos (Okogie). Gli altri cardinali africani provengono dal Camerun, dalla Costa d’Avorio, dal Ghana, dal Madagascar, dalla Repubblica Democratica del Congo, dal Sud Africa, dal Sudan, dalla Tanzania e dall’Uganda. Il più giovane dei cardinali africani è Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast, in Ghana, 57 anni. L’Oceania è presente con il card. George Pell, arcivescovo di Sidney, e Thomas Stafford Williams , arcivescovo di Wellington in Nuova Zelanda.
CARDINALI SOTTO LA LENTE. Osservando con la lente di ingrandimento i cardinali elettori si scopre che il cardinale Mario Francesco Pompedda, nativo di Ozieri in Sardegna e prefetto emerito del Tribunale della Segnatura apostolica, compirà 76 anni proprio il 18 aprile, giorno dell’apertura del Conclave. La città di Lviv (Leopoli) in Ucraina offre al Conclave 2 porporati di diverso rito: Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore degli ucraini (di rito bizantino) e Marian Jaworski, arcivescovo dei latini. I giornalisti di tutto il mondo fremono all’idea di dover pronunciare i nomi dei cardinali: Armand Gaetan Razafindratandra, arcivescovo di Antananarivo, e Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei siro malabaresi. Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e decano del Sacro Collegio, ed il cardinale William Wakefield Baum , arcivescovo emerito di Washington e penitenziere maggiore emerito, sono gli unici tra i cardinali elettori in Conclave ad aver già eletto due Papi: sono stati creati cardinali da Paolo VI, ed hanno già partecipato ai Conclavi che elessero Papa Luciani e Wojtyla.
IL RITO DELL’INGRESSO E IL GIURAMENTO. Lunedì 18 aprile, alle ore 16.30, secondo stabilito dalla Congregazione generale dei Cardinali avrà luogo l’ingresso in Conclave e il giuramento per l’elezione del nuovo Romano Pontefice. Dall’Aula della Benedizione, preceduti dalla Croce e dal libro dei Vangeli, al canto delle Litanie dei Santi, i cardinali elettori si dirigeranno processionalmente alla Cappella Sistina dove, dopo il canto del Veni Creator, pronunzieranno il Giuramento prescritto, in cui si impegnano ad osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni dell’“Universi Dominici gregis
LE VOTAZIONI E L’ELEZIONE. Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto. Questa la formula di giuramento, prevista dal nuovo Ordo Rituum Conclavis, con cui ciascuno dei 115 cardinali elettori deporrà la propria scheda nel piatto, prima di introdurla nell’urna, ad ogni votazione. Ogni sessione per l’elezione si apre con un momento di ascolto della Parola di Dio e di preghiera, e si chiude con un breve atto di ringraziamento e con una invocazione alla beata Vergine Maria, secondo apposite formule incluse nell’Appendice dell’Ordo. L’Universi Dominici gregis prevede, inoltre, le meditazioni di due cardinali per favorire la scelta illuminata del nuovo Pontefice: le prime due dell’imminente Conclave saranno proposte da padre Raniero Cantalamessa e dal card. Tomas Spidlik.
Avvenuta felicemente e canonicamente l’elezione del nuovo Pontefice, il rito del Conclave prevede che l’ultimo dei cardinali diaconi chiami nell’aula dell’elezione il segretario del Collegio dei cardinali, il Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie e due cerimoniere. Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?, è la domanda del cardinale decano, che appena ricevuto il consenso chiede al nuovo successore di Pietro: Con quale nome vuoi essere chiamato?. Il nuovo Papa userà la semplice formula Mi chiamerò per comunicare il nome da lui scelto. Dopo l’accettazione, l’eletto (se ha già ricevuto l’ordinazione episcopale) è immediatamente vescovo della Chiesa di Roma, vero Papa e capo del Collegio episcopale ed acquista di fatto la piena e suprema potestà sulla Chiesa universale. Sempre dopo l’accettazione, il rituale prevede che si brucino le schede e le altre scritture. Con il consiglio dei tecnici, sia fatto uscire all’esterno del fumo bianco, la cosiddetta fumata bianca’, quale segno all’avvenuta elezione del nuovo Sommo Pontefice. Intanto, il Pontefice, dopo avere indossato in sagrestia, con l’aiuto del maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, le vesti che gli sono proprie, ritorna nella Cappella Sistina e siede alla cattedra. Quindi, il decano del Collegio dei cardinali introduce la lettura della Parola di Dio. Il Pontefice si alza, tutti stanno in piedi e il primo dei cardinali diaconi proclama il testo del Vangelo. Due i brani previsti: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherà la mia Chiesa (Matteo 16,13-19) oppure Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle (Giovanni 21,15-17). Terminata la lettura, il primo tra i cardinali presbiteri recita l’orazione per il Sommo Pontefice, al termine della quale i cardinali elettori, secondo l’ordine di precedenza, si accostano al neoeletto Sommo Pontefice per prestargli l’atto di ossequio e di obbedienza. Tutto è concluso dal canto di rendimento di grazie Te Deum, laudamus .
L’ANNUNCIO E LA PRIMA BENEDIZIONE URBI ET ORBI. Il primo dei cardinali diaconi (se non eletto lui stesso sarà il card. Jorge Arturo Medina Estevez, prefetto emerito della Congregazione per il Culto divino e protodiacono del collegio cardinalizio) dalla Loggia esterna della benedizione della basilica vaticana, annuncia ad alta voce al popolo l’elezione del nuovo Pontefice, con queste parole: Vi annunzio una grande gioia; abbiamo il Papa: l’Eminentissimo e Reverendissimo Signore, Signore N……, cardinale di Santa Romana Chiesa N……, che si è dato il nome N……. Poco dopo, lo stesso Pontefice, preceduto dalla croce, accompagnato dai cardinali che sono primi nell’ordine dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi, va alla Loggia e da lì saluta il popolo e imparte la benedizione apostolica Urbi et Orbi. Nel nuovo Ordo Rituum Conclavis viene, infine, spiegato che il Conclave avrà fine subito dopo che il nuovo Pontefice eletto avrà dato l’assenso alla sua elezione, a meno che egli disponga diversamente. Fino da quel momento potranno accedere al Sommo Pontefice eletto il sostituto della segreteria di Stato, il segretario per i rapporti con gli Stati, il prefetto della Casa pontificia e chiunque altro debba trattare con il Pontefice eletto di cose che al momento sono necessarie. Terminato il Conclave, tutti i cardinali elettori con il Pontefice neoeletto, possono celebrare l’Eucaristia nella Cappella Sistina. A tempo opportuno, secondo quanto deciderà il Pontefice, si celebrerà la solenne inaugurazione del Pontificato. Entro un tempo conveniente, il Pontefice prenderà possesso della patriarcale arcibasilica lateranense, che è la Chiesa cattedrale della diocesi di Roma e capo e madre di tutte le Chiese del mondo.
URNE NUOVE PER LE SCHEDE DEI VOTI. Nuove urne per la raccolta delle schede con i voti per il prossimo papa. Sono stati infatti realizzati tre nuovi contenitori, visto che la costituzione Universi dominici gregis richiedeva un ulteriore contenitore, oltre ai due del passato, per raccogliere i voti di eventuali cardinali «aventi diritto ma impediti per malattia ad allontanarsi dalla propria stanza» per andare nella Sistina.
Per tutto il secolo appena trascorso, le schede delle votazioni in conclave sono state raccolte in un calice e una pisside, raffigurati anche in un arazzo della galleria dei musei vaticani, relativo all’elezione di Urbano VIII, nel 1623. Calice e pisside, usati fino al conclave del 1978 dal quale uscì Papa Giovanni Paolo II, sono custoditi nella sacrestia pontificia della Cappella Sistina.
La Universi dominici gregis regolamentando la possibilità di voto per i malati, ha richiesto la realizzazione di una terza urna, ma è stato preferito riprogettarle tutte e tre, sia per renderle più funzionali, che per uniformarne lo stile. Il compito di realizzare le nuove urne, in argento e bronzo dorati e con incisi simboli biblici (in particolare il pastore e il gregge) è stato affidato allo scultore Cecco Bonanotte, autore delle nuove porte di ingresso ai musei vaticani, inaugurate in occasione del Giubileo del 2000.
Per raggiungere la Sistina da Santa Marta, i porporati dovranno percorrere circa un chilometro, costeggiando la chiesa di Santo Stefano degli abissini e la Via delle fondamenta.