Mondo

Card. Vegliò: almeno 100 milioni al mondo i rifugiati e sradicati

Sono almeno 100 milioni le persone nel mondo che negli ultimi anni hanno lasciato le loro case forzatamente, per svariate ragioni quali persecuzioni, conflitti armati o altre violazioni dei diritti umani, e che sono costrette a rimanere in esilio, oppure a vivere all'interno dei confini del loro paese in luoghi dove trovano rifugi precari». Lo ha detto questa mattina in Vaticano il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, che insieme al Pontificio Consiglio Cor Unum ha curato il documento «Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate» (Orientamenti pastorali).

Introducendo la presentazione del testo, il cardinale ha sottolineato che altri dati impressionanti riguardano i rifugiati: «Essi sono almeno 16 milioni – ha affermato – tra cui i richiedenti asilo e i Palestinesi sotto l’Agenzia di soccorso e lavoro delle Nazioni Unite, oltre a 28,8 milioni di sfollati interni a causa i conflitto; a 15 milioni di profughi a motivo di pericoli e disastri ambientali e 15 milioni di profughi a causa di progetti di sviluppo». Il card. Vegliò ha anche fatto cenno agli «apolidi, che non possiedono alcuna cittadinanza e non sono ammessi ai diritti che spettano ai cittadini».

A proposito degli apolidi, il card. Vegliò ha sottolineato che «sono circa 12 milioni di persone quasi invisibili, che non hanno documenti di identità e con limitate opportunità di ottenere un posto di lavoro, di studiare e di lasciare le loro dimore». Si è quindi soffermato su un altro fenomeno molto grave dei nostri giorni, «il traffico di esseri umani» che rappresenta «una piaga vergognosa che deve essere condannata con fermezza e debellata da società che vogliono dirsi civili». Il cardinale ha rilevato che questo fenomeno si presenta «con forme molto diverse»: «Oltre alla cosiddetta ‘industria del sessò – ha detto – dobbiamo menzionare almeno il lavoro forzato in vari settori, il traffico per il trapianto di organi, la riduzione in schiavitù per l’accattonaggio e il reclutamento di bambini nei conflitti armati». Nel complesso il cardinale ha poi evidenziato che varie condizioni penalizzanti sono sopportate da rifugiati e sradicati: «Mi riferisco – ha detto – alla detenzione restrittiva, al trattenimento per lungo tempo nei campi profughi, al divieto di movimento sul territorio, a difficoltà ad accedere a procedure di asilo, al respingimento, alla limitazione della libertà di spostamento e di diritto al lavoro. Sono condizioni che si verificano sempre più spesso».