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CARD. SCOLA, SUI «DICO» NON CI SONO PRONUNCIAMENTI POLITICI DELLA CHIESA

“Io non definirei l’impegno della Chiesa italiana in questo momento come impegno politico, a meno che non si facciano le opportune distinzioni”. Lo ha detto il card. Angelo Scola, patriarca di Venezia, rispondendo ai giornalisti nel corso della presentazione della “Sacramentum caritatis”. “Mi auguro che i politici cattolici siano seriamente impegnati in politica”, ha detto il cardinale, che subito dopo ha aggiunto: “Se invece ci si riferisce ai pronunciamenti dei vescovi sui Dico, non li qualificherei come impegno politico. Sono pronunciamenti che fanno parte dell’insegnamento magisteriale che loro tocca e compete, e come tale sono proposti all’attenzione di tutti, in modo speciale all’attenzione dei cattolici in politica. Dentro una società laica e pluralistica, inoltre, sono proposti alla considerazione di tutti, al confronto tra posizioni diverse che deve essere l’anima di una società democratica”. “Un vescovo – ha precisato Scola – non risponderebbe fino fondo alla sua missione se non richiamasse tutti, in particolare i politici, al fatto che hanno il dovere di conformare la propria coscienza rendendola retta attraverso il paragone con la verità”. Quella contenuta nella “Sacramentum caritatis” non è dunque “un’aggiunta particolare”, ma “fa parte della responsabilità nei confronti del gregge loro affidato”.

“Non credo che cambierebbe il giudizio della Chiesa sulle unioni di fatto se si potesse astrarre da essa la questione delle coppie omosessuali”, ha detto Scola ai giornalisti. “Non esiste la categoria dei divorziati risposati, così come non esiste la categoria dei gay”, ha proseguito Scola, puntualizzando che “non c’è mai stata nella storia della Chiesa nessuna fobia verso la sessualità. Semplicemente, c’è realismo e concretezza. L’atto coniugale è l’atto massimo di conoscenza, è chiaro che l’unione sessuale diventa l’espressione corporea e spirituale dell’amore dello sposo e della sposa che li spalanca alla procreazione e alla generazione. Non c’è nulla di così autoevidente come la dimensione erotica dell’io: non c’è nulla da dimostrare”. “Ecco perché la Chiesa – ha spiegato il porporato – considera la differenza sessuale costitutiva del proprio io, non solo un dato corporeo”. Riguardo all’atto coniugale, Scola ne ha evidenziato i “tre caratteri imprescindibili: l’essere situati nella differenza sessuale, il dono stabile e fedele di sé, l’apertura alla vita”. “Se non ci sono queste condizioni – ha concluso riferendosi di nuovo ai Dico – non si può accampare un diritto ad essere trattati in maniera simile alla famiglia”.Sir