Vita Chiesa

Card. Scola: «Nel rito c’è tutto»

“Il Sinodo facendo un’affermazione importantissima di conferma della bontà della riforma liturgica inaugurata dal Concilio Vaticano II, ha parlato dell’Eucaristia in termini di azione eucaristica che si concentra nel rito. Qui c’è un elemento di novità, in cui è raccolta la migliore riflessione teologica degli ultimi 40 anni che ha insistito molto sulla completezza del rito, proprio come espressione dell’azione liturgica”. Lo ha detto, il card. ANGELO SCOLA, Patriarca di Venezia, relatore generale dell’assemblea sinodale, in una conversazione con il settimanale diocesano “Gente Veneta”, l’emittente “GvRadio” del circuito InBlu e il portale www.gvonline.it . Ne riportiamo alcuni brani

NEL RITO DELL’EUCARISTIA C’È TUTTO. “Si tratta – ha spiegato il cardinale – di una novità di carattere teologico dottrinale sulla quale sono certo che i teologi e i pastori dovranno continuare a lavorare. E proprio la novità si appunta sul fatto che nel rito c’è tutto, se inteso in maniera giusta.

Perché nel rito c’è l’azione, che incomincia dal lasciare la mia casa per trovarmi coi fratelli nel tempio. E tutto lo svolgimento del rito è azione, divisa secondo le articolazioni della Santa Messa che noi conosciamo”.“In secondo luogo – ha ancora osservato – il rito è nello stesso tempo un fenomeno personale e comunitario: è un fatto simultaneamente di persona e di popolo. È un fatto di persona e di fede e di cultura: perché è chiaro che porta con sé tutta la carne di cui il popolo vive, tutte le sue tradizioni, ma le fa convergere tutte verso quel gesto che è lo stesso a Shangai, a Santiago del Cile, a Madrid, a New York, pur in mille differenze”.

RECUPERARE IL SENSO DEL MISTERO. “Un altro elemento da cui si coglie la grande unità del Sinodo – ha evidenziato Scola – è che è emersa da tutti, indistintamente, la necessità di una maggiore sottolineatura della dimensione verticale della liturgia e del senso del mistero. È come se si fosse detto nel momento in cui riconosciamo la grande validità della riforma liturgica, diciamo che manca ancora un passo alla sua attuazione, che non è incontro tra uomini, ma quell’incontro in cui per grazia, la Trinità irrompe attraverso la presenza del corpo donato e del sangue versato di Cristo. Ecco, allora, i richiami al momento del ringraziamento, del silenzio, al canto equilibrato e anche alla postura del corpo. Al senso dell’adorazione, della presenza reale, della genuflessione, che, secondo me, non sono affatto nostalgie e passatismi, ma suggerimenti per il recupero di questa dimensione del mistero che rende ancora più vera e più piena l’assemblea liturgica domenicale”.

UN NESSO INDISSOLUBILE TRA MATRIMONIO E EUCARISTIA. Scola ha, quindi, spiegato il senso della Proposizione che incoraggia “i coniugi perché ben integrati nelle loro parrocchie, in movimenti e associazioni ecclesiali, percorrano cammini di spiritualità matrimoniale nutriti dall’Eucaristia”.

“Qui – ha detto – i padri hanno visto che esiste un nesso indissolubile tra matrimonio ed Eucaristia, che Gesù stesso ha posto: perché che cos’è l’Eucaristia se non l’espressione dell’amore gratuito, totale, incondizionato del Figlio di Dio fatto uomo? E cos’è il matrimonio se non il tentativo di vivere il riflesso di questa esperienza elevatissima nella normale relazione umana, la più normale di tutte, la più ovvia in tutte le latitudini e longitudini, che è il rapporto tra uomo e donna, nel quale l’io può essere se stesso a tal punto che, accogliendosi come situato nella sua differenza sessuale, la rende punto di partenza per un dono totale di sé?”. “Quindi – ha proseguito Scola – l’amore è uno, ma questa esperienza dell’amore ognuno di noi la vive a partire dal modo con cui un uomo e una donna lasciano le loro famiglie e si mettono insieme, si aprono alla vita e fanno quest’esperienza in concreto giorno dopo giorno.L’Eucaristia altro non è, in questo senso, se non il punto in cui sono riaperto a questa possibilità straordinariamente rigenerativa dell’amore, che magari, per i miei limiti o per i limiti dell’altro, perdo strada facendo”.

LA DONNA TRACCIA DELLA PRESENZA DI DIO NELL’UMANITÀ. Il card. Scola ha, infine, approfondito il “perché” della sottolineatura della missione della donna: “La donna rappresenta sempre l’altro che mi sta davanti. In un certo senso la traccia della presenza di Dio nell’umanità è legata per sua natura al mondo femminile molto più di quanto non sia legata a quello maschile. Prendiamo la Genesi: cosa succede ad Adamo?

Si sente solo. Allora Dio gli dona la donna. La donna è l’Altro che sta davanti ad Adamo. È come il volto che risponde allo sguardo. In questo senso c’è un segno che la donna si porta dentro, senza confondere questo con il discorso sui ruoli, c’è un segno del mistero che è potente”.