Vita Chiesa

CARD. RUINI: NO ALL’EQUIPARAZIONE DEI PACS ALLA FAMIGLIA, SEGUIRE LA STRADA DEL DIRITTO COMUNE

I “pacs” istituiti in Francia, e “varie proposte di legge” depositate in Parlamento, prefigurano un “piccolo matrimonio”, cioè “qualcosa di cui non vi è alcun reale bisogno e che produrrebbe al contrario un oscuramento della natura e del valore della famiglia e un gravissimo danno al popolo italiano”. A ribadirlo è stato il card. Camillo Ruini, presidente della Cei, che, aprendo oggi il Consiglio permanente dei vescovi italiani (testo integrale), ha rivendicato la “tutela della famiglia fondata sul matrimonio”, che “deve essere difesa”, come ha auspicato Benedetto XVI nel suo discorso al Quirinale, “da ogni attacco mirante a minarne la solidità e a metterne in questione la stessa esistenza”.

In materia di “riconoscimento giuridico pubblico delle unioni di fatto”, ha ricordato il presidente della Cei, “l’insegnamento della Chiesa è chiaro ed è offerto a tutti ,perché riguarda la realtà stessa dell’uomo e della donna”. “Il matrimonio come istituzione – ha detto il cardinale citando ancora una volta il Papa – non è una indebita ingerenza della società o dell’autorità, l’imposizione di una forma al di fuori della realtà più privata della vita; è invece esigenza intrinseca del patto dell’amore coniugale e della profondità della persona umana”. Partendo da questo presupposto “le varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio, come le unioni libere e il “matrimonio di prova”, fino allo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono espressioni di una libertà anarchica, che si fa passare a torto per vera liberazione dell’uomo”. La stessa Costituzione italiana, ha sottolineato Ruini, all’art. 29 intende e tutela la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”, e la “Corte Costituzionale ha ripetutamente affermato che la convivenza “more uxorio” non può essere assimilata alla famiglia, così da desumerne l’esigenza di una parificazione di trattamento”. Per quelle “unioni”, dunque, che “abbiano desiderio o bisogno di dare una protezione giuridica ai rapporti reciproci – ha affermato il porporato – esiste anzitutto la strada del diritto comune. Qualora emergessero alcune ulteriori esigenze, eventuali norme a loro tutela – ammonisce la Cei – non dovrebbero comunque dar luogo a un modello legislativamente precostituito e tendere a configurare qualcosa di simile al matrimonio, ma rimanere invece nell’ambito dei diritti e dei doveri delle persone”, così da “valere anche per convivenze non di indole affettivo-sessuale”. In Italia, è la tesi di fondo dei vescovi, non va mai perso di vista “il grandissimo ruolo sociale svolto dalla famiglia, qui assai più che in altri Paesi a noi vicini”: il “paradosso” tutto italiano, invece, è che “il sostegno pubblico è molto minore, meno moderno e organico” rispetto ad altre nazioni, “pur in presenza – è il grido d’allarme della Cei – di una gravissima e persistente crisi della natalità”, fonte di “ingenti danni sociali”. Per la Chiesa italiana, quindi, “il sostegno alla famiglia legittima dovrebbe essere la prima e vera preoccupazione dei legislatori”; quanto alle unioni omosessuali, Ruini ha fatto notare che “non sempre sono alla ricerca di riconoscimenti legali”, anzi molte di esse “desiderano rimanere un fatto esclusivamente privato”.Sir

Il testo integrale della Prolusione del card. Ruini