Vita Chiesa

Card. Betori: poveri, giovani e famiglie i tre ambiti d’impegno

Per il porporato, «proclamare questa verità, fonte di speranza, implica per noi l’impegno ad accompagnare ogni vita, ogni situazione umana con una presenza al tempo stesso esigente ed accogliente». «Esigente – ha aggiunto – perché non possiamo transigere sulla Verità e Cristo, non possiamo addomesticare l’immagine di umanità che Cristo ci porta, a quelli che possono essere i compromessi che il tempo ci induce a chiedere. Dobbiamo in questo andare all’essenziale, gettare via tutti quelli che sono gli orpelli, le confusioni di cose inutili che si possono sovrapporre con i nostri desideri. E andare invece al desiderio ultimo, quello essenziale della nostra vita: essere come Lui, essere aperti ad una trascendenza che ci faccia superare le povertà di oggi e aprirci al tutto di Dio. Una verità su cui non si può transigere, ma anche una compagnia che non possiamo fare venire meno ai nostri fratelli».

In realtà, ha proseguito il cardinale Betori, «abbiamo bisogno di questi segni di essenzialità e di verità e di questi segni di vicinanza e condivisione che ci faranno scorgere già in mezzo a noi l’abbozzo di quella Città Celeste di cui noi dobbiamo essere anticipazione». Secondo il porporato, «abbiamo bisogno di una presenza vigile nella verità e fraterna nella condivisione, che raggiunga soprattutto tre condizioni che mi sembrano particolarmente critiche nel nostro mondo di oggi: la condizione dei poveri, che crescono sempre di più, la condizione dei giovani, a cui sembra negato un futuro, la condizione delle famiglie, di cui è messa sempre in pericolo la saldezza». Per il cardinale, «non mancano in mezzo a noi in questi tre ambiti di responsabilità e di testimonianza impegni di solidarietà e di presenza e ne ringraziamo il Signore, sia in campo ecclesiale che in campo civile. Tutto quello che è a servizio dei poveri, dei giovani e delle famiglie è questo principio di abbozzo di Città Celeste che vuol essere vigilie nella verità e fraterna nella condivisione». È questo, ha concluso, «l’impegno che sentiamo di doverci assumere davanti all’altare nel giorno del nostro patrono, per dare il nostro contributo alla rinascita della speranza a Firenze».