Vescovi Toscani
Card. Betori: «Le famiglie siano luogo in cui si trasmette la fede»
«Quest’anno è d’obbligo che il tema sia quello della fede», spiega il Cardinale nelle primissime righe: il riferimento ovviamente è all’Anno della fede indetto da Benedetto XVI. «Non è scontato – scrive l’Arcivescovo – che si parli di fede nel nostro tempo, anzi, per lo meno in alcuni ambienti e in certe circostanze, si percepisce che parlarne è ritenuto ininfluente, marginale, anche sgradito, addirittura capace solo di causare problemi e divisioni. Per molti Dio sta diventando un ospite molesto della vita e della società. Pensano che egli sia un pericoloso concorrente per la nostra libertà, che l’affermazione di noi stessi debba necessariamente passare attraverso l’eliminazione della sua presenza, ritenuta invadente, e della sua volontà, percepita come ingombrante».
L’esperienza però ci dice che l’uomo, allontanando Dio da se stesso, crea un vuoto in cui rischia di perdersi. «Da questa deriva nichilistica ci salva l’insopprimibile sete di infinito» scrive Betori, che cita Pier Paolo Pasolini: «Io sono pieno di una domanda a cui non so rispondere». E a chi ci chiede di vedere il volto di Dio, aggiunge il cardinale, «non dobbiamo aver paura di indicare quello di un uomo, Gesù di Nazaret, in cui Dio si è mostrato ed è diventato uno di noi, compagno del nostro cammino sulla terra». Il senso di questo Anno della fede, dunque, è mettersi di fronte a Gesù, «avendo però ben presente che conoscerlo non significa sapere qualcosa a suo riguardo, ma incontrarlo come una persona viva che entra a far parte della nostra vita».