Vita Chiesa

CARD. BERTONE: FATIMA CI RICORDA CHE IL CIELO NON PUO’ ASPETTARE

“Fatima ci ricorda che il cielo non può aspettare! Perciò chiediamo con fiducia filiale alla Madonna di insegnarci a donare il cielo alla terra”. Lo ha detto il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, durante la messa della veglia celebrata dopo la processione “aux flambeaux” e la recita del Rosario, nella Spianata del santuario della Madonna di Fatima. Citando il motto del viaggio in Portogallo, “Papa Benedetto XVI, con te camminiamo nella speranza”, il cardinale lo ha definito “una confessione collettiva di fede e adesione alla Chiesa con il suo fondamento visibile in Pietro”, ma anche “un personale apprendistato di fiducia e di lealtà nei confronti della guida paterna e saggia di colui che il Cielo ha scelto per indicare all’umanità di questo tempo la via sicura che ivi porta”. “Quando, in mezzo alla defezione generale per ritornare alle piccole speranze – ha proseguito Bertone – si farà sentire la sfida di Gesù, la grande speranza: ‘Volete andarvene anche voi?’, svegliaci tu, Pietro, con la tua parola di sempre: ‘Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna’” . ”Chi non conosce Dio in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita”, è una delle affermazioni di fondo della “Spe Salvi”, in cui il Papa ci ricorda che “la vera, grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio”. “Portogallo, non rassegnarti a forme di pensare e di vivere che non hanno futuro, perché non poggiano sula salda certezza della Parola di Dio, del Vangelo”, l’appello del segretario di Stato vaticano, che ha fatto notare come “a volte ci lamentiamo a causa della presenza marginale del cristianesimo nella società attuale, della difficoltà nel trasmettere la fede ai giovani, della diminuzione delle vocazioni sacerdotali e religiose”. In sintesi: “non di rado ci se siamo dei perdenti al cospetto del mondo”. Al contrario, “l’avventura della speranza ci porta più lontano”, perché “ci dice che il mondo è di chi più lo ama e meglio glielo dimostra, non a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità”. L’esempio additato da Bertone è quello di Francesco e Giacinta, innalzati alla gloria degli altari 10 anni fa, in questo stesso luogo, da Giovanni Paolo II. L’antidoto all’”istinto naturale di protagonismo che regna in noi” e al nostro “prepotente bisogno di emergere”, ci insegnano i pastorelli di Fatima, consiste nel raccogliere la sfida di “passare dalla vita come possesso, alla vita come dono”, contrastando la cosiddetta “sapienza” del mondo, che “esalta il successo personale e lo cerca ad ogni costo, eliminando senza scrupoli chi è considerato come ostacolo alla propria supremazia”.Sir