Vita Chiesa

CARD. BERTONE AGLI IMPRENDITORI ITALIANI: LA CRISI ORIGINATA DA DEFICIT DI VALORI MORALI

“La crisi non è soltanto economica, ma è stata originata da deficit di valori morali e da comportamenti pratici contrari alla legge di Dio e conseguentemente contrari all’uomo; dannosi per la giustizia e negativi per la crescita materiale e spirituale della società”: lo ha detto stamane a Roma il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, invitato dalla Confindustria alla odierna riunione della Giunta, davanti a cui ha proposto una riflessione sull’Enciclica “Caritas in veritate”. In apertura del suo intervento, il cardinale ha anzitutto elencato tre elementi, presenti nell’Enciclica, definiti “una ‘trilogia’ di piste da percorrere per arginare questo deficit di valori”. Il primo è “l’emergenza educativa”, più volte richiamata dal Papa; il secondo è “l’imprescindibile necessità (..) di una nuova generazione di laici cristiani impegnati nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica”; il terzo è “l’approfondimento critico e valoriale della categoria della relazione”. “Il riferimento fondamentale per l’economia”, ha poi affermato, è costituito dal “progetto di Dio e, conseguentemente, la Verità della fede e la carità che ne deriva”. Con questa premessa si può giungere a “spiegazione della crisi economica in corso, dalle sue origini, alle conseguenze, fino alle prospettive future”. “La Caritas in veritate – ha proseguito il card. Bertone – apprezza lo sforzo imprenditoriale volto a produrre sviluppo e progresso, perché ritiene l’impresa, che crea il benessere da distribuire a tutti, un bene in sé, corrispondente a tale vocazione dell’uomo. Tuttavia l’impresa è un mezzo e non un fine, così come anche il suo operato resta un mezzo, incluso l’opportuno profitto, ed è il senso che le dà l’imprenditore a farne uno strumento di progresso umano integrale”. “I valori di riferimento per chi fa impresa”, secondo il Segretario di Stato, devono consistere nel “volere uno sviluppo economico non egoistico, non scoraggiante la vita umana, non falsato e non illusorio”. Perciò, ha aggiunto, “esigenze quali il ‘ritorno sull’investimento’, la ‘creazione di valore per l’azionista’ e la ‘valutazione del rischio’, non possono prescindere dal valore umano”. “Purtroppo – ha quindi affermato – e i media lo raccontano ampiamente, oggi è diffusa la cultura che considera normale, perciò accettabile se non addirittura da invidiare ed emulare, il prevalere della furbizia, del più organizzato, del più informato e del più ricco e potente”. Proprio perché di fronte a questa situazione, il cardinale ha quindi detto che “l’economia non può avere una sua autonomia morale”.Il cardinale Segretario di Stato ha poi riflettuto sui “valori guida dell’imprenditore”, affermando che “fare impresa è una missione potenzialmente elevatissima, ma essa è uno strumento per il benessere dell’uomo, il quale non è solo materia e perciò esige grandi attenzioni anche ai suoi bisogni spirituali. Quando l’imprenditore si occuperà anche di questi, avrà acquisito un vero vantaggio competitivo”. In secondo luogo, ha aggiunto, “per assicurare lo sviluppo dell’impresa, si deve credere nella vita e sostenerla con tutti i mezzi, aiutando le famiglie a formarsi, sostenendo la nascita e la crescita dei figli, assicurando così uno sviluppo vero e sostenibile per il sistema industriale”. Terzo elemento – secondo il cardinale – è che per “favorire la creazione di ricchezza dell’impresa, lo sviluppo economico deve essere distribuito ed esteso a tutti, solo così potrà esser mantenuto”. “L’economia e la tecnica non possono avere autonomia morale – ha poi ricordato – ed “essendo mezzi, essi devono esser utilizzati per il bene comune e della persona”. Infine, ha detto, “la responsabilità dell’imprenditore e il comportamento cosiddetto etico sono personali, perché è la persona che dà senso alle proprie azioni”. Passando a riflettere sulla “conduzione dell’azione di sviluppo in un mondo che cambia”, il card. Bertone ha poi notato che “è cambiata la crescita economica a seguito di fattori diversi, a cominciare dall’introduzione di un distorto modello di crescita, dovuto al crollo delle nascite. Grazie alle azioni che hanno tentato di compensarne le conseguenze non previste, quali la spinta alla produttività esasperata, la delocalizzazione produttiva, il consumismo a debito delle famiglie…, si è creato uno sviluppo artificiale e insostenibile, il cui crollo ha prodotto distruzione di ricchezza e vulnerabilità delle imprese, delle famiglie, delle persone e degli stessi Stati”. Il Segretario di Stato ha poi affermato che “sta anche cambiando la distribuzione del potere e dell’influenza politica a livello globale, che modifica il peso delle culture e, di conseguenza, il comportamento e i modelli imprenditoriali. Tale fenomeno potrà ancor più alterare pericolosamente la visione della dignità dell’uomo e della persona”. Ha quindi citato “la decrescita necessaria per ridurre il debito dei sistemi economici, provocando così maggior difficoltà per l’economia reale”. “Voi avete chiaro il modello di sviluppo cosiddetto italiano, quello centrato sulla figura dell’imprenditore con una visione a lungo termine – ha poi affermato il card. Bertone – con un senso di responsabilità sociale sul territorio, con una cura quasi personale ai propri dipendenti, con un’attenzione al rischio e prudenza nell’uso di strumenti complessi. Si rafforzi dunque questo modello e si convinca il sistema finanziario che è il migliore per il rilancio della nostra economia. Conseguentemente, auspico che si sviluppi una strategia di ‘concertazione’ con le parti sociali e il governo per coordinare le scelte nella necessaria ristrutturazione a breve”. A parere del Segretario di Stato,occorre quindi “elaborare un modello di impresa con un forte senso di responsabilità sociale” e a tal riguardo ha citato “l’esperienza dell’azienda Olivetti, che mi piace ricordare dato che quest’anno ricorrre il 50° anniversario della morte dell’Ing. Adriano Olivetti (1960). Io sono originario della Diocesi di Ivrea e questa esperienza è presente nella mia memoria ed ha influito sulla mia sensibilità sociale”, ha detto sottolineando “l’umanesimo profondo nella gestione del mondo del lavoro”. Il cardinale ha anche ricordato la figura di Tere Cerutti Novarese (Gruppo Cerutti) che ha guidato “un’azienda vincente sul piano tecnologico e nello stesso tempo particolarmente attenta al fattore umano”.Nella parte conclusiva del suo discorso alla Giunta della Confindustria, il card. Bertone si è chiesto se “si può pensare che la fiducia in Dio possa diventare un vantaggio” e se “l’attenzione alla vita spirituale dei dipendenti diventi un vantaggio, che provoca più produttività, minori costi, minori rischi”. La risposta è stata affermativa nel senso – ha detto – che “il rispetto della dignità della persona (..) provoca un valore che si chiama ‘fiducia’”. I modelli economici “attualmente vincenti”, “fondati su costi del lavoro troppo bassi, tecnologie troppo alte e prodotti di scarsa qualità” non saranno “vincenti per molto”. Invece il Segretario di Stato ha invitato gli imprenditori “a fornire al mondo l’esempio di come si governa una impresa con modelli cristiani di lealtà, trasparenza, sicurezza, qualità, capacità innovativa, senso di responsabilità e dovere”. Da ultimo ha invitato ad approfondire la “categoria della relazione” come “elemento di grande importanza per affrontare la crisi economica che investe il pianeta, in termini di umanizzazione solidale”. Questa linea – ha concluso – “non è irrealistica e velleitaria utopia” ma “concreta possibilità per far convivere esigenze produttive, benessere materiale e pienezza umana”.Sir