Vita Chiesa

CARD. BAGNASCO: SERVE UNA GRANDE CONVERSIONE CULTURALE E SOCIALE

“C’è bisogno di una grande conversione culturale e sociale, e coloro che hanno particolari responsabilità rispetto alla vita pubblica, in qualunque forma e a qualunque livello, ma anche quanti hanno poteri e interessi economici, ne hanno il dovere impellente più degli altri, sapendo che, attraverso il loro operare, propongono modelli culturali destinati a diventare dominanti. Anche per questa ragione la questione morale in politica, come in tutti gli altri ambiti del vivere pubblico e privato, è grave e urgente, e non riguarda solo le persone ma anche le strutture e gli ordinamenti”. Sono le parole pronunciate stamani dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, durante la messa celebrata in occasione della festa della Madonna della Guardia. “Nessuno può negare l’impegno generoso e la rettitudine limpida di molti che operano nel mondo della politica e della pubblica amministrazione, dell’economia, della finanza e dell’impresa; a loro va rinnovata stima e fiducia” ha proseguito il cardinale. “Ciò non di meno, la questione riguarda tutti come un problema non solo politico, ma culturale ed educativo. Non si tratta in primo luogo di fare diversamente, ma di pensare diversamente, in modo più vero e nobile se si vuole purificare l’aria, e i nostri giovani non siano avvelenati nello spirito. So bene che il compito è arduo perché si tratta di intaccare consuetudini e interessi vetusti – ha ribadito il card. Bagnasco -, stili e prassi lontani dall’essenziale e dalla trasparenza, dal sacrificio e dal dovere, ma è possibile perché la gente lo chiede e perché è giusto”. Da qui l’appello a quanti hanno responsabilità in ogni campo ed a tutti i livelli. “Chi ha responsabilità pubbliche oggi e domani – ha affermato il cardinale – ha questo primario dovere e onore: mettere in movimento delle decisioni puntuali e coraggiose perché la ‘cultura della vita facile’ ed egoista ceda il passo alla ‘cultura della serietà'”.“I giovani non vogliono essere ingannati: sanno che la vita non è di chi se la gode, di chi è più scaltro e forte, di chi ha la strada spianata; e che il successo del potere e dell’affermazione personale, anche a prezzo della propria onestà, non porta lontano”. È un altro passaggio dell’omelia pronunciata stamani dal card. Bagnasco durante la messa celebrata per la festa della Madonna della Guardia. “Nonostante turbolenze e cadute – ha proseguito il cardinale – il giovane sa che la strada della realizzazione e della gioia sta da un’altra parte, quella del dovere e del sacrificio, della famiglia stabile e feconda, di rapporti veri. Intuisce che nulla è così triste quanto una vita vuota e priva di senso”. In tal senso, “di fronte a queste attese, il mondo degli adulti non può rimanere indifferente e inerte, tanto meno lo possiamo noi cristiani” ed “i Vescovi italiani hanno messo al centro dell’impegno pastorale del decennio la sfida educativa, facendo riferimento al Signore Gesù”. Il cardinale ha poi parlato della recente Gmg affermando che “i due milioni di giovani giunti a Madrid sono una buona notizia per il mondo, l’unica buona di questi tempi”. Questi ragazzi, ha proseguito, “hanno visto nel Successore di Pietro il punto affidabile e vero, e hanno detto ai Potenti delle Nazioni di non avere pura di quell’uomo schivo, dalla parola mite, chiara e profonda”.“Tutta la società deve diventare una società educante” ha affermato ancora il card. Bagnasco nell’omelia pronunciata stamani al Santuario della Guardia di Genova. “Se i giovani cercano dei punti di riferimento veri ai quali poter guardare con fiducia e, in qualche misura, anche affidarsi davanti alla vita – ha aggiunto – comprendiamo quanto sia necessario e auspicabile che l’intero corpo sociale diventi un soggetto affidabile e vero: e cioè un ambiente di vita, un orizzonte di modelli, un clima respirabile di valori, un humus comune, dove l’apparenza, il raggiro, la corruzione non la spuntano, e la disonestà non è la regola esibita e compiaciuta”. “Sappiamo che il sentire profondo della gente non è così e reagisce”, ha proseguito il cardinale, perché “l’esempio della vita dura, onesta e dignitosa dei propri avi è ancora vivo” e “questo mondo fatto di gente semplice e vera esiste, reagisce spesso disgustato, e resiste a fronte di stili non esemplari che, palesi e amplificati, sembrano rappresentare la norma”. “Purtroppo – ha precisato – i messaggi, che giungono prepotenti e insistenti nell’anima dei ragazzi, ma anche degli adulti, lasciano il segno, creano reazioni e fragilità emotive, paure, illusioni, rancori”. (Sir)