Un invito a guardare avanti, a far tesoro dell’esperienza con una capacità di autocritica che sia in grado di superare un clima di tensione diffusa e di contrapposizione permanente che fa solo male alla società. Tutto ciò, a partire dall’importanza dei valori etici e morali nella politica. A lanciarlo è stato oggi il card. Bagnasco, nella parte finale della prolusione al Consiglio permanente della Cei (testo integrale), dedicata ad un’Italia ciclicamente attraversata da un malessere tanto tenace quanto misterioso, che non la fa essere talora una nazione serena e del tutto pacificata al proprio interno, perché attraversata da contrapposizioni radicali e da risentimenti. Di qui la necessità di un supplemento di amore, capace di inglobare pure le ragioni diverse dalle proprie, rinunciando alla polemica pur di raggiungere un consenso sulla verità. Per la Chiesa italiana, in altre parole, è urgente e necessario per tutti e per ciascuno guadagnare in serenità, perché questo oggi il Paese domanda con più insistenza. Il criterio fondamentale per una onesta valutazione dell’agire politico è dunque il criterio della reale efficacia di ogni azione politica rispetto ai problemi concreti del Paese: soprattutto, occorre che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda.La Chiesa, da parte sua, non cessa di raccomandare ai giovani e all’intero laicato la strada non solo del volontariato sociale, ma anche della politica vera e propria, quale campo di missione irrinunciabile e specifico, ben cosciente che quando annuncia una verità scomoda, la Chiesa resta con chiunque amica, poiché non ha avversari, ma davanti a sé ha solo persone a cui parla in verità, dunque mai con parole che possano essere scambiate o accomunate a quelle legittimamente espresse in nome della politica o del costume. Tra le questioni in agenda, il presidente della Cei ha citato la pillola Ru486, su cui è stata presa una decisione controversa che si espone al rischio di una ulteriore banalizzazione del valore della vita, con l’incremento di una mentalità secondo cui l’aborto stesso finisce per essere considerato un anticoncezionale; e la legge sul fine-vita, in merito alla quale i vescovi auspicano che un provvedimento, il migliore possibile, possa essere quanto prima varato, senza lasciarsi fuorviare da pronunciamenti discutibili. Infine, la questione immigratoria, dove il rispetto ella legalità e della sicurezza dei cittadini non può essere disgiunto dalla garanzia dei diritti umani, né può portare a trascurare stati di necessità e doveri da sempre radicati nel cuore ella nostra gente.Se, come esige il nichilismo, anche solo parlare di princìpi è considerata una deriva liberticida ed autoritaria e si ritiene lesivo dell’intelligenza qualsiasi riferimento ad un bene oggettivo che preceda le nostre scelte, allora davvero educare diventa un’impresa impossibile. Questa la provocazione lanciata dal card. Bagnasco, nella parte della prolusione dedicata all’emergenza educativa, che sarà al centro del prossimo piano pastorale della Cei e alla quale è dedicato il Rapporto-proposta del Comitato per il Progetto culturale, che verrà presentato domani. Oggi, per la Cei, sono troppo pochi coloro che accettano di fare effettivamente i conti con questo tarlo inesorabile che polverizza ogni voglia di futuro, mentre sono ancora troppi i maestri che lusingano i giovani indicando loro un dio sbagliato’. A questo proposito, il cardinale ha citato il dibattito sull’ora di religione, seguito alla recente sentenza del Tar del Lazio, che in nome di una supposta non discriminazione, di fatto finisce per discriminare la maggioranza degli studenti. La posizione italiana è in sintonia con i più avanzati sistemi scolastici nazionali, ha fatto notare il cardinale: lungi dall’essere un’ora di catechismo di Stato l’Irc è una disciplina scolastica che non richiede l’adesione di fede ma è occasione di dialogo interculturale.Sir