Qualcuno, oggi, vorrebbe che la Chiesa tacesse perché ogni sua parola viene giudicata come un’ingerenza nelle questioni pubbliche e politiche. Vorrebbe che rimanesse in sacrestia. Lo ha detto ieri sera il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella lectio magistralis che ha aperto la summer school promossa a Frascati dalla fondazione Magna Carta e dall’associazione Italia Protagonista. E’ singolare, però, che a tutti si riconosca come sacra la libertà di coscienza, mentre dai cattolici si pretenda che prescindano dalla fede che forma la loro coscienza ha aggiunto -. I Pastori, poi, si vorrebbe che tacessero salvo che dicano cose gradite alla cultura che appare dominante perché ha potere di parola; in caso diverso, spesso si grida all’ingerenza. Francamente ha ammesso il cardinale -, mi sembra che si usino due pesi e due misure. Ma il punto centrale è il dovere della Chiesa a dire ciò che deve perché l’umano non scompaia dal mondo, e perché la società non diventi dei forti e dei furbi, cioè disumana. Forse si vorrebbe che l’annuncio di Cristo fosse un messaggio spiritualista talmente celeste da non disturbare la terra, ma così non può essere, perché il cristianesimo è aperto a tutto ciò che di giusto, vero e puro vi è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta, consola e fortifica la nostra esistenza. Per il presidente della Cei, se è gravemente ingiusto tradurre in termini di ordinamento pubblico certe scelte esclusivamente etico-religiose, è scorretto ridurre ogni posizione assunta dai credenti a scelta confessionale’ e quindi individuale e privata. Così certi valori – come nel campo della vita e della famiglia, della concezione della persona, della libertà e dello Stato – anche se sono illuminati dalla fede, sono anzitutto bagaglio della buona ragione. Per questo sono detti non negoziabili. Si dice ha continuato il card. Bagnasco – che la politica è l’arte della mediazione: è vero per molte cose, e speriamo che si raggiungano sempre le mediazioni migliori, ma vi sono dei principi primi che qualunque mediazione distrugge. La visione etica connessa alla fede cristiana non è qualcosa di esclusivamente cristiano in senso particolaristico, ma piuttosto la sintesi delle grandi intuizioni etiche del genere umano. Essa non è un onere pesante riservato ai cristiani, bensì la difesa dell’uomo contro il tentativo di pervenire alla sua eliminazione. Per questo la morale è la liberazione dell’uomo e la fede cristiana è l’avamposto della libertà umana. (Sir)