Vita Chiesa

CARD. ANTONELLI, LETTERA ALLE FAMIGLIE: IL DECALOGO DELL’AMORE CRISTIANO

La mentalità oggi diffusa «riduce l’amore a soddisfazione dell’istinto, sensazione ed emozione piacevole, benessere sentimentale. Conta ciò che si sente, ciò che è spontaneo, gratificante, senza richiedere impegno e tanto meno sacrificio. Un tale amore – scrive il cardinale Ennio Antonelli – merita piuttosto di essere chiamato coincidenza di egoismi ed è volubile, effimero, soggetto a delusioni tanto più cocenti quanto più era stato caricato di attese. L’amore vero invece – a giudizio dell’arcivescovo di Firenze – è integrazione progressiva di tutte le energie vitali. Non è qualcosa da consumare, ma qualcosa da costruire giorno per giorno, con convinzione, generosità e tenacia».

È un decalogo vero e proprio quello che Antonelli propone ai coniugi nella Lettera «L’amore cristiano in famiglia» (testo integrale) che, secondo una tradizione della diocesi di Firenze, sarà consegnata nelle case durante la benedizione quaresimale delle famiglie. Saranno i parroci a portarla in quello che il cardinale definisce il «luogo privilegiato dell’amore e della vita» in quanto «intreccio strettissimo di relazioni tra sessi diversi e generazioni diverse: marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle, a cui si aggiungono nonni e parenti». In famiglia, prima e più che altrove, «ogni persona si sperimenta come soggetto in relazione con gli altri e trova le più grandi gioie e le più grandi sofferenze. Anche in mezzo alla tribolazione l’amore reciproco è consolazione, mentre l’amore non corrisposto è dolore anche in mezzo alla prosperità. Nell’amore di coppia dovrebbero rientrare tutte le componenti della persona: corpo, affettività, intelligenza, volontà, comportamento, apertura alla società, alla Chiesa, a Dio».

Per questo l’arcivescovo di Firenze chiede ai coniugi di vedere «all’origine del proprio matrimonio una vocazione da parte di Dio» e di rivolgersi «spesso a Gesù che è il modello e la sorgente del vero amore». Li invita poi a «costruire progressivamente un bel rapporto di coppia» seguendo «la logica della gratuità e del dono di sé», cercando «di individuare i bisogni e i ragionevoli desideri dell’altro», trovando «interessi comuni, uscendo a volte insieme in società», rendendosi «amabili curando il proprio aspetto esteriore e soprattutto esprimendo rispetto e tenerezza verso l’altro mediante parole di apprezzamento e di gratitudine, sorrisi e sguardi, carezze e gesti di affetto, regali appropriati».

Antonelli invita inoltre a «rispettare l’altro nella sua alterità, con i suoi punti di vista, le sue preferenze, i suoi difetti, senza stare a lamentarsi e a ridire su ogni cosa», ricordando «che amare, più che guardarsi l’un l’altro, significa guardare insieme nella stessa direzione». Un’attenzione particolare va poi rivolta ai figli, «dedicando loro energie e tempo», trattandoli «con amorevolezza, ma anche con coerenza e fermezza, facendo osservare regole ragionevoli». È infine necessario «aprire la famiglia alla preziosa presenza dei nonni accanto ai nipoti, all’amicizia, al vicinato, alla generosità verso i poveri».

La Chiesa, ammette Antonelli, propone ai coniugi «un ideale alto di vita familiare», ma «con la grazia di Dio può essere realizzato. Una famiglia cristiana può diventare un Vangelo vivo, un segno trasparente della presenza di Cristo salvatore, un segno capace di sorprendere e di interpellare fortemente in mezzo ai disordini e alle sofferenze che affliggono oggi tante famiglie».