Vescovi Toscani
Card. Antonelli: lettera alle famiglie
I vostri figli non hanno bisogno solo di cibi, vestiti, medicine, inserimento sociale; ma anche e soprattutto di verità e di significati che rendono la vita bella e degna di essere vissuta. Lo scrive il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, nella lettera alle famiglie della Diocesi di Firenze che i parroci distribuiranno nei prossimi giorni in tutte le case, durante la benedizione che prepara alla Pasqua. Il messaggio è dedicato proprio all’educazione in famiglia, ed è un invito ai genitori a riscoprire l’arte di educare, divenuta sempre più difficile in una società ricca di risorse materiali, ma povera di verità e di ideali condivisi. Fate sentire ai vostri figli suggerisce il cardinale Antonelli – che sono amati e apprezzati, perché possano sviluppare in se stessi la fiducia di fondo verso la realtà, la riconoscenza, la gratitudine, la gioia di essere immersi nell’amore del Padre celeste. La prima forma di educazione, scrive Antonelli, è l’esempio di vita: I bambini sono recettivi; assimilano tutto ciò che l’ambiente offre; continuamente guardano, esplorano, toccano, lavorano, fantasticano. Vogliono essere come gli adulti, specialmente come i genitori. Se voi create un clima di gioia serena, sono tranquilli e contenti. Se siete instabili e ansiosi, sono inquieti. Se amate, imparano ad amare. Se siete litigiosi, sono irascibili. Se siete sinceri, dicono la verità. Se siete bugiardi, dicono le bugie. Se pregate, pregano con voi. Se dite parolacce e bestemmie, imparano parolacce e bestemmie.
Anche l’educazione cristiana dei bambini quindi passa essenzialmente attraverso la famiglia: Se da piccoli non avranno sviluppato il senso religioso, da grandi matureranno con maggiore difficoltà una ricerca e un’adesione consapevole di fede. Come portare avanti questo compito? La lettera del cardinale offre indicazioni precise: cercate di comunicare la fede cristiana e i grandi valori etici, offrendo prima di tutto voi stessi come modello concreto di vita riuscita. Proponete i grandi ideali incarnati in persone piene di fascino, specialmente Gesù e i santi. Senza dimenticare la collaborazione con il parroco e i catechisti, e la partecipazione di tutta la famiglia alla Messa domenicale.
Ecco il testo integrale della Lettera
Il rapporto genitori-figli è un dono reciproco. Voi educate i vostri figli; ma anche i figli educano voi. E’ vero che il bambino, per vivere e per crescere bene, ha bisogno di voi ed esige la vostra dedizione totale. Eppure egli è per voi una benedizione e una grazia, una promessa e una speranza di futuro, una risposta al desiderio di avere qualcuno per cui vivere. Vi libera dalla solitudine, dall’egoismo a due, dalla tristezza di sentirvi inutili. Suscita tenerezza e vi rende buoni, anche se avete un carattere scorbutico. La novità ineffabile della sua persona che sboccia sotto i vostri occhi vi riempie di gioiosa meraviglia e quasi di venerazione. In lui intuite qualcosa di sacro. «Se volete conoscere Dio, guardatevi intorno e lo vedrete giocare con i vostri bambini e sorridere nei fiori» (K. Gibran). D’altra parte la fragilità del bambino vi ricorda la precarietà della condizione umana; la sua fiducia assoluta verso di voi vi insegna l’atteggiamento filiale che dovete avere nei confronti di Dio. «Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non vi entrerà» (Lc 18,17).
Se dunque sarete disponibili e attenti a lasciarvi educare, riceverete molto dai vostri figli. Non su questo però vorrei intrattenervi, ma sulla vostra missione educativa nei loro confronti.
L’arte di educare, essendo rivolta allo sviluppo della persona, è più nobile delle varie arti che creano capolavori per il nostro senso estetico. Ed è forse un’arte più difficile, che non si finisce mai di imparare. Oggi la difficoltà è accentuata dal fatto che la nostra società è ricca di risorse materiali, ma è povera di verità e di ideali condivisi, di certezze sul bene e sul male. Nel vortice di tante opinioni, modelli e proposte, la personalità del ragazzo rischia di rimanere disorientata, instabile, incapace di scelte definitive che danno senso alla vita. Ciò, carissimi genitori, rende più necessario che mai il vostro accompagnamento educativo. Abbiate fiducia nella grazia di Dio e nella forza del vostro amore. Voi amate i vostri figli e desiderate il loro vero bene. Ed essi se ne accorgono e, prima o poi, restano persuasi. San Giovanni Bosco, che di ragazzi se ne intendeva, ha scritto: «L’educazione è cosa del cuore [ ] Chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani».
Il vostro amore non sia possessivo, ma disinteressato. Abbiate cura dei vostri figli come di un dono che vi è stato affidato e che dovete restituire. «Non vengono da voi, ma attraverso di voi; e, benché con voi stiano, non a voi appartengono. Potete dare loro il vostro amore, non i vostri pensieri: hanno i pensieri propri. Potete dare alloggio al loro corpo, non alla loro anima, perché l’anima loro dimora nella casa del domani, che voi non potete visitare, neanche in sogno» (K. Gibran). Educare è chiamare alla luce le potenzialità nascoste; è far nascere pienamente i figli, aiutarli ad essere se stessi secondo il disegno che Dio ha su di loro.
Fate sentire ai vostri figli che sono amati e apprezzati, perché possano sviluppare in se stessi la fiducia di fondo verso la realtà, la riconoscenza, la gratitudine, la gioia di essere immersi nell’amore del Padre celeste. Aiutateli a passare dall’amore ricevuto all’amore donato, a sperimentare che è bello fare il bene, pregare, essere onesti, sinceri, giusti, generosi, umili, sobri, casti, laboriosi, coraggiosi, pacifici. Sappiate dire sì o no al momento giusto e di comune accordo tra voi. Motivate i divieti; correggete cercando di persuadere. Siate sufficientemente liberi nei confronti dei figli dal punto di vista affettivo, per poterli servire e aiutare meglio, senza subirne i ricatti e senza asfissiarli con eccessive premure. Evitate l’autoritarismo, che crea i ribelli e i pusillanimi, e il permissivismo, che crea i deboli e gli egoisti.
Ora qualche considerazione sull’infanzia. E’ un’età importantissima in cui si mettono le radici della personalità, che poi condizioneranno il successivo sviluppo in senso positivo o negativo. I bambini hanno bisogno di tenerezza; vogliono essere accolti, guardati, apprezzati. Solo così maturano la fiducia necessaria per accettare se stessi e il mondo. La solitudine e l’indifferenza li distruggono.
I bambini sono recettivi; assimilano tutto ciò che l’ambiente offre; continuamente guardano, esplorano, toccano, lavorano, fantasticano. Vogliono essere come gli adulti, specialmente come i genitori. Se voi create un clima di gioia serena, sono tranquilli e contenti. Se siete instabili e ansiosi, sono inquieti. Se amate, imparano ad amare. Se siete litigiosi, sono irascibili. Se siete sinceri, dicono la verità. Se siete bugiardi, dicono le bugie. Se pregate, pregano con voi. Se dite parolacce e bestemmie, imparano parolacce e be-stemmie.
Dato che i bambini desiderano essere come voi, li rispettate pienamente solo se cercate di trasmettere loro, attraverso la comunicazione affettiva, i valori in cui voi stessi credete, a cominciare dalla fede in Dio. Voi potete essere per loro come uno specchio in cui vedono riflessa l’immagine di Dio, Padre buono, giusto, misericordioso, che dà protezione e sicurezza. E’ grande la vostra responsabilità. «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite» (Lc 18,6). Se da piccoli non avranno sviluppato il senso reli-gioso, da grandi matureranno con maggiore difficoltà una ricerca e un’adesione consapevole di fede.
Infine qualche annotazione sull’adolescenza, età di transizione gravida di futuro. Gli adolescenti sono alla ricerca di se stessi, della propria identità personale. Hanno bisogno di affermare la loro libertà e autonomia e nello stesso tempo di allargare il loro campo di esperienza, di entrare in rapporto con i coetanei, di porsi grandi domande. Simboli emblematici di questa duplice esplorazione del proprio io e di un mondo più ampio possono essere considerati il diario, il motorino e il cellulare. I genitori possono incontrare grosse difficoltà a relazionarsi con i figli dopo i quattordici anni e, a volte, purtroppo rinunciano all’accompagnamento educativo e li lasciano soli con i loro problemi.
L’atteggiamento rinunciatario è un errore. Se i figli escono di casa, bisogna aiutarli a uscire senza che si perdano. Rispettare le loro idee e le loro scelte senza discuterle genera estraneità reciproca. E’ preferibile il contrasto: i figli hanno bisogno anche dell’opposizione dei genitori, che può confermarli nei valori ricevuti durante l’infanzia e ora messi in discussione dalle proposte provenienti dalla società.
Carissimi genitori, cercate di comunicare la fede cristiana e i grandi valori etici, offrendo prima di tutto voi stessi come modello concreto di vita riuscita. Proponete i grandi ideali incarnati in persone piene di fascino, specialmente Gesù e i santi. Integrate il linguaggio dell’affetto, che era sufficiente per i bambini, con quello della ragione. Evitate le prediche noiose e coltivate il colloquio con i figli, ricordando l’immagine emblematica di Gesù che a dodici anni dialogava con i maestri del tempio di Gerusalemme. Aiutateli a farsi un’idea positiva di sé, dando loro stima, fiducia, incoraggiamento. Tenete presente che chi non ama se stesso non ama neppure gli altri; indirettamente sembra suggerirlo anche il comandamento: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,39).
Un’ultima esortazione. Non delegate ad altri la vostra responsabilità educativa. La scuola e la parrocchia collaborano con voi, non vi sostituiscono. Nella mia lettera pastorale Evangelizzare oggi: comunità cristiana e ministeri ho raccomandato vivamente il coinvolgimento attivo dei genitori in tutto il percorso di iniziazione cristiana dei figli. Tenete i rapporti con i catechisti e con i sacerdoti, partecipate alle riunioni e alle iniziative alle quali siete invitati; fate la vostra parte didattica, quando è prevista; soprattuttto vivete insieme con i figli la Parola di Dio che viene trasmessa con la catechesi e partecipate con loro alla Messa festiva, centro della vita cristiana e della Chiesa.
Il Signore benedica la vostra famiglia, perché sia scuola di fede e di autentica umanità. Buona Pasqua!
Ennio Card. Antonelli