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CARD. ANGELO BAGNASCO: GIOCO D’AZZARDO È VERA EMERGENZA SOCIALE

Il gioco d’azzardo è «una piovra che allunga i suoi mortali tentacoli promettendo molto e sradicando moltissimo, non di rado tutto». Così l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, concludendo il convegno su “Gioco d’azzardo ed usura” che si è svolto stamani a Genova. Il porporato ha parlato di “una vera emergenza sociale” perché “quando si bruciano le risorse, inseguendo il miraggio della vincita, resta solo la cenere e, per continuare a sbarcare l’inevitabile lunario, si cercano altre strade rovinose per sé e per i propri cari”. Ha ricordato che “in Italia ci sono 1 milione e 800 mila giocatori a rischio, e tra questi 800 mila sono da considerarsi ‘malati’ perché giocatori patologici e compulsivi” e che “nello scorso anno sono stati bruciati circa ottanta miliardi, quasi il doppio della manovra ‘salva Italia’ del Governo Monti”. Il cardinale ha parlato dell’esigenza di una “cultura più umana” e di “una società educante” ricordando “una verità che oggi spesso viene non solo disattesa, ma anche negata” ossia “che siamo legati gli uni altri, e che ogni comportamento personale ha risvolti anche sul piano sociale, ricade prima o dopo su tutti”.Per questo “un primo rimedio da invocare per noi e per il Paese è una cultura diversa da quella che viene mediata continuamente e che respiriamo; una cultura che non ci è estranea ma che dobbiamo tutti richiamare alla coscienza”. Il card. Bagnasco ha parlato di “storture culturali ed educative che, se non riprese e corrette con decisione e unitariamente, coltivano illusioni devastanti a cui seguono infelicità e depressione non solo dei singoli – soprattutto delle giovani generazioni – ma della società intera”. Tali storture sono “sono quelle note del mito della vita facile e gaudente, come se la disciplina, la fatica e l’impegno quotidiano fossero cose superate d’altri tempi, magari oggetto di irrisione”. Al contrario “l’opera educativa aiuta ad una presa di coscienza serena e onesta di se stessi, delle proprie capacità, senza depressioni e senza presunzioni; allena ad avere la misura delle cose, anche delle aspettative”. Da qui l’appello affinché “la famiglia non sia lasciata sola dalla società, né nel compito educativo né nelle sue dinamiche interne che devono trovare – all’occorrenza – delle interlocuzioni appropriate” e l’auspicio affinché “l’intera società che diventare educativa”. “La falsità sistematica di certe pubblicità – ha concluso – è forma delittuosa che uccide il modo corretto di pensare ed agire, è un attentato alla nostra società”. (Sir)