Italia

Carceri, un’occasione mancata

“No” definitivo della Camera dei deputati all’ipotesi di amnistia e indulto. Scompaiono così anche le speranze di un “gesto di clemenza” più volte richiesto da Giovanni Paolo II (durante il Giubileo e nel 2002 nella sua visita in Parlamento), da manifestazioni di piazza e da diverse realtà sociali, tra cui i cappellani e volontari delle carceri italiane, che con la Comunità di Sant’Egidio avevano lanciato di recente, il 2 gennaio scorso, un appello a Governo e Parlamento. Nel pomeriggio di giovedì 12 gennaio, l’assemblea di Montecitorio ha cancellato l’amnistia dal provvedimento di clemenza: 206 i voti a favore della soppressione, 191 i contrari. Quindi ha affossato anche l’indulto, con 206 sì, 178 no e due astensioni. Infine è arrivato, quasi all’unanimità, anche il no all'”indulto in misura ridotta”. Ecco alcuni commenti raccolti appena appresa la notizia.

NESSUNA ATTENZIONE ALLE PERSONE. “Non c’è nessuna volontà di dare attenzione alle persone detenute. Si vuole porre attenzione solo ai reati, quasi che i reati fossero commessi da categorie, non da persone”. Don SANDRO SPRIANO, cappellano del carcere romano di Rebibbia, non aveva molte speranze sull’approvazione dei provvedimenti sull’amnistia e l’indulto alla Camera, è così è stato. “Non nutrivo alcuna speranza, non è una novità – questo è il suo commento al Sir -. Del resto era chiaro che, a livello politico, non mettendosi d’accordo sull’amnistia, i deputati non potevano pensare assolutamente all’indulto. L’amnistia poteva dare dei vantaggi a qualcuno, l’indulto no. Soprattutto in questo momento pre-elettorale”.

Anche a Rebibbia, aggiunge, “non c’era questa grande attesa speranzosa. Non se ne parlava nemmeno per scaramanzia. Quindi per noi non cambia niente”. “Il carcere – afferma – è diventato la panacea di tutti i mali, credo proprio ne siano convinti sia a destra sia a sinistra”. Don Spriano non vede nemmeno speranze di interventi di altro tipo che risolvano i tanti problemi del carcere (tra cui il sovraffollamento): “I grandi aspetti della vita del carcere descritti nel nuovo regolamento del 2000 potrebbero dare una situazione migliore alle persone che sono dentro. Ma sono assolutamente negletti. Rispetto a quei regolamenti il carcere è totalmente fuori legge. Quindi poche speranze su tutti i fronti”.

IMMOBILITÀ DANNOSA. “Un’occasione persa”: Così definisce la mancata approvazione dell’amnistia da parte della Camera dei deputati GIUSEPPE DALLA TORRE, rettore della Libera Università Maria SS.Assunta (Lumsa) di Roma. “È un’occasione persa – chiarisce Dalla Torre – innanzitutto perché si trattava di un provvedimento da tempo rinviato e necessario rispetto all’emergenza carceraria esistente. Un’occasione perduta anche rispetto ad una riflessione più approfondita rispetto alla situazione carceraria in generale e al sistema delle pene”.

Dal Giubileo in poi, osserva il rettore della Lumsa, “si è molto discusso di amnistia, anche per sollecitazione di Giovanni Paolo II, ma evidentemente non ci sono state attenzioni adeguate”. D’altro canto, aggiunge Dalla Torre, “l’amnistia pura e semplice senza altre misure di reinserimento dei detenuti e di prevenzione è un intervento parzialissimo e, per alcuni aspetti, negativo. Comunque sia, l’immobilità su tutti i fronti è un male”. L’auspicio, dichiara il rettore della Lumsa, è che “il problema sia della situazione carceraria e delle condizioni dei nostri istituti di prevenzione e pena sia, più in generale, della legislazione penale diventi oggetto di un adeguato approfondimento, benché le prossime scadenze politiche faranno ancora rinviare una soluzione”.

SEGNALE NEGATIVO. Anche PASQUALE ANDRIA, presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia, considera “l’affossamento” dell’amnistia un “cattivo segnale”. “Si trattava – dichiara – di un provvedimento da portare avanti perché costituiva un’indicazione significativa per una certa categoria di detenuti e un modo concreto di realizzare parzialmente una pacificazione invocata così autorevolmente da Giovanni Paolo II nella sua visita al Parlamento italiano”. Andria, in effetti, non è, però, del tutto sorpreso di quanto è avvenuto oggi alla Camera: “Esistevano nei vari schieramenti e tra le forze politiche una pluralità di posizioni attraversate anche da molte contraddizioni”.“Ora – conclude Andria – questa legislatura si avvia al termine: il discorso si potrà riprendere solo in seguito”.a cura di Patrizia Caiffa e Gigliola Alfaro

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