Un carcere sempre più malato produce episodi sempre più estremi e gravi: Stefano Cucchi e Diana Blefari ne sono le ultime vittime. Così Lucio Babolin, presidente del Coordinamento nazionale Comunità di accoglienza (Cnca) esprime il dolore della Federazione per le due diverse vicende e chiede alle istituzioni una rapida inversione di rotta per rendere più umane e trasparenti le condizioni di vita negli istituti penitenziari. I gravissimi fatti di questi giorni, continua Babolin, richiedono, prima di tutto, che si accertino responsabilità e omissioni. A tal proposito, il Cnca ritiene che occorra agire rapidamente e senza avere riguardi per nessuno. Chi ha sbagliato, paghi. Ma è chiaro che, in queste vicende, afferma il presidente del Cnca, riemergono questioni più generali, che rimangono del tutto irrisolte. In primo luogo, il passaggio tutto da realizzare da un’assistenza sanitaria per i detenuti curata dall’Amministrazione penitenziaria a una sanità che fa capo al Servizio sanitario nazionale. Oggi il sistema continua a non saper far fronte alle situazioni patologiche, fisiche e psichiche, che riguardano i carcerati, i quali stanno persino peggio di prima. Ma il problema principale resta quello di un sovraffollamento inumano, conclude Babolin, invocando le misure alternative per chi ne ha diritto per legge. E ciò è possibile anche per le persone tossicodipendenti e per quelle immigrate.Sir