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Cantiamo la misericordia di Dio

Cari Fratelli e Sorelle!

1. Con intima gioia abbiamo celebrato il Grande Giubileo della salvezza, tempo di grazia per tutta la Chiesa. La misericordia divina, che ogni fedele ha potuto sperimentare, ci spinge a “prendere il largo”, facendo memoria grata del passato, vivendo con passione il presente e aprendoci con fiducia al futuro, nella convinzione che “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (Eb 13,8) (cfr Lettera apostolica Novo millennio ineunte, 1). Questa spinta verso il futuro, illuminato dalla speranza, deve essere la base dell’agire di tutta la Chiesa nel nuovo millennio. E’ questo il messaggio che desidero rivolgere a ogni fedele in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, che si celebrerà il prossimo 21 ottobre.

2. E’ tempo, sì, di guardare in avanti, mantenendo gli occhi fissi sul volto di Gesù (cfr Eb 12,2). Lo Spirito ci chiama a “proiettarci verso il futuro che ci attende” (Novo millennio ineunte, 3), a testimoniare e confessare Cristo, rendendo grazie “per le «meraviglie» che Dio ha compiuto per noi: «Misericordias Domini in aeternum cantabo» (Sal 89 [88], 2)” (ibid., 2). In occasione della Giornata Missionaria Mondiale dello scorso anno, ho voluto ricordare come l’impegno missionario scaturisca dall’ardente contemplazione di Gesù. Il cristiano che ha contemplato Gesù Cristo non può non sentirsi rapito dal suo fulgore (cfr Vita consecrata, 14) ad impegnarsi a testimoniare la sua fede in Cristo, unico Salvatore dell’uomo.

La contemplazione del volto del Signore suscita nei discepoli la «contemplazione» anche dei volti degli uomini e delle donne di oggi: il Signore infatti si identifica “con i suoi fratelli più piccoli” (cfr Mt, 25,40.45). Il contemplare Gesù, “primo e più grande evangelizzatore” (Evangelii nuntiandi, 7), ci trasforma in evangelizzatori. Ci fa prendere coscienza della sua volontà di dare la vita eterna a coloro che il Padre gli ha affidato (cfr Gv 17,2). Iddio vuole che “tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4), e Gesù sapeva che la volontà del Padre su di Lui era che annunciasse il Regno di Dio anche alle altre città: “per questo sono stato mandato” (Lc 4,43).

Frutto poi della contemplazione dei “fratelli più piccoli” è scoprire che ogni uomo, pur se in modo a noi misterioso, cerca Dio, perché da Lui creato ed amato. Così lo scoprirono i primi discepoli: “Signore, tutti ti cercano” (Mc 1,37). E i «greci», in nome delle generazioni venture, esclamano: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21). Sì, Cristo è la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr Gv 1,9): ogni uomo lo cerca “andando come a tentoni” (At 17,27), spinto da un’attrazione interiore di cui neppure lui conosce bene l’origine. Essa è nascosta nel cuore di Dio, ove pulsa una volontà salvifica universale. Di essa Dio ci fa testimoni ed araldi. A questo fine ci invade, come in una nuova Pentecoste, col fuoco del suo Spirito, con il suo amore e con la sua presenza: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

3. Frutto, dunque, del Grande Giubileo è anche l’atteggiamento che il Signore chiede ad ogni cristiano, quello di guardare in avanti con fede e speranza. Il Signore fa l’onore di riporre in noi la sua fiducia e ci chiama al ministero usandoci misericordia (cfr 1 Tm 1,12.13). Non è una chiamata riservata ad alcuni, ma è per tutti, ciascuno nel proprio stato di vita. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho scritto in proposito: “Questa passione non mancherà di suscitare nella Chiesa una nuova missionarietà, che non potrà essere demandata ad una porzione di «specialisti», ma dovrà coinvolgere la responsabilità di tutti i membri del Popolo di Dio. Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo. Occorre un nuovo slancio apostolico che sia vissuto quale impegno quotidiano delle comunità e dei gruppi cristiani… La proposta di Cristo va fatta a tutti con fiducia. Ci si rivolgerà agli adulti, alle famiglie, ai giovani, ai bambini, senza mai nascondere le esigenze più radicali del messaggio evangelico, ma venendo incontro alle esigenze di ciascuno quanto a sensibilità e linguaggio, secondo l’esempio di Paolo, il quale affermava: «Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno» (1 Cor 9,22)” (n. 40).

In modo speciale, la chiamata alla missione acquista singolare urgenza, se guardiamo a quella porzione dell’umanità che ancora non conosce o non riconosce Cristo. Sì, cari Fratelli e Sorelle, la missione ad gentes è oggi più valida che mai. Conservo impresso nel cuore il volto dell’umanità che ho potuto contemplare nel corso dei miei pellegrinaggi: è il volto di Cristo riflesso in quello dei poveri e dei sofferenti; il volto di Cristo che riluce in quanti vivono come “pecore senza pastore” (Mc 6,34). Ogni uomo e ogni donna hanno pieno diritto che siano insegnate loro “molte cose” (ibid.).

Davanti all’evidenza della propria fragilità ed insufficienza, la tentazione umana, anche dell’apostolo, è quella di congedare la gente. Invece, è proprio in quell’istante che, ponendosi in contemplazione del volto dell’Amato, bisogna che ciascuno riascolti le parole di Gesù: “Non occorre che vadano: voi stessi date loro da mangiare” (cfr Mt 14,16; Mc 6,37). Si sperimenta così allo stesso tempo l’umana debolezza e la grazia del Signore. Consapevoli dell’immancabile fragilità che ci segna profondamente, avvertiamo il bisogno di rendere grazie a Dio per ciò che Egli ha compiuto per noi e per quanto, nella sua grazia, compirà.

4. Come non ricordare, in questa circostanza, tutti i missionari e le missionarie, sacerdoti, religiose, religiosi e laici, che hanno fatto della missione ad gentes e ad vitam la ragione del proprio esistere? Essi con la loro stessa esistenza proclamano “senza fine le grazie del Signore” (Sal 89). Non poche volte questo «senza fine» è arrivato fino all’effusione del sangue: quanti sono stati i «testimoni della fede» nello scorso secolo! E’ anche grazie alla loro generosa donazione che il Regno di Dio ha potuto dilatarsi. A loro va il nostro grato pensiero, accompagnato dalla preghiera. Il loro esempio è di stimolo e di sostegno per tutti i fedeli, i quali possono trarre coraggio dal vedersi “circondati da un così grande numero di testimoni” (Eb 12,1), che con la loro vita e la loro parola hanno fatto e fanno risuonare il Vangelo in tutti i continenti.

Sì, carissimi Fratelli e Sorelle, non possiamo tacere ciò che abbiamo visto ed udito (cfr At 4,20). Abbiamo visto l’opera dello Spirito e la gloria di Dio manifestarsi nella debolezza (cfr 2 Cor 12; 1 Cor 1). Anche oggi tanti uomini e donne, con la loro dedizione e con il loro sacrificio, sono per noi manifestazione eloquente dell’amore di Dio. Da loro abbiamo ricevuto la fede e siamo spinti ad essere, a nostra volta, annunciatori e testimoni del Mistero.

5. La missione è “annuncio gioioso di un dono che è per tutti, e che va a tutti proposto con il più grande rispetto della libertà di ciascuno: il dono della rivelazione del Dio-Amore che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16)… La Chiesa, pertanto, non si può sottrarre all’attività missionaria verso i popoli. e resta compito prioritario della missio ad gentes l’annuncio che è nel Cristo, «Via, Verità e Vita» (Gv 14,6), che gli uomini trovano la salvezza” (Novo millennio ineunte, 56). E’ un invito per tutti, è un appello urgente a cui va data pronta e generosa risposta. Occorre andare! Occorre mettersi in cammino senz’indugio, come Maria, la Madre di Gesù; come i pastori destatisi al primo annunzio dell’Angelo; come la Maddalena alla vista del Risorto. “Il nostro passo, all’inizio di questo nuovo secolo, deve farsi più spedito nel ripercorrere le strade del mondo … Il Cristo risorto ci ridà come un appuntamento nel Cenacolo, dove la sera del «primo giorno dopo il sabato» (Gv 20,19), si presentò ai suoi per «alitare» su di loro il dono vivificante dello Spirito e iniziarli alla grande avventura dell’evangelizzazione” (ibid., 58).

6. Cari Fratelli e Sorelle! La missione esige preghiera e impegno concreto. Tante sono le necessità che la capillare diffusione del Vangelo comporta.

Ricorre quest’anno il 75° anniversario dell’istituzione della Giornata Missionaria da parte del Papa Pio XI, che accolse la domanda della Pontificia Opera della Propagazione della Fede per “stabilire «una giornata di preghiere e di propaganda per le missioni» da celebrarsi in uno stesso giorno in tutte le diocesi, le parrocchie e gli istituti del mondo cattolico… e per sollecitare l’obolo per le missioni” (Sacra Congregazione dei Riti: Istituzione della Giornata missionaria mondiale, 14 aprile 1926: AAS 19 (1927), p. 23s). Da allora, la Giornata missionaria costituisce un’occasione speciale per ricordare a tutto il Popolo di Dio la permanente validità del mandato missionario, giacché “la missione riguarda tutti i cristiani, tutte le diocesi e parrocchie, le istituzioni e associazioni ecclesiali” (Lettera enciclica Redemptoris missio, 2). E’ al tempo stesso opportuna circostanza per ribadire che “le missioni non chiedono solo un aiuto, ma una condivisione con l’annunzio e la carità verso i poveri. Tutto quello che abbiamo ricevuto da Dio – la vita come i beni materiali – non è nostro” (ibid., n. 81). Questa Giornata è importante nella vita della Chiesa, “anche perché insegna come donare: nella celebrazione eucaristica, cioè come offerta a Dio, e per tutte le missioni del mondo” (ibid.). Sia, dunque, quest’anniversario propizia occasione per riflettere sulla necessità di un più grande sforzo comune nel promuovere lo spirito missionario e nel procurare i necessari aiuti materiali di cui i missionari hanno bisogno.

7. Nell’Omelia a conclusione del Grande Giubileo, il 6 gennaio 2001, ho detto: “Occorre ripartire da Cristo, con lo slancio della Pentecoste, con entusiasmo rinnovato. Ripartire da Lui innanzi tutto nell’impegno quotidiano della santità, ponendoci in atteggiamento di preghiera e in ascolto della sua parola. Ripartire da Lui per testimoniare l’Amore” (n. 8).

Perciò:

Riparti da Cristo, tu che hai trovato misericordia. Riparti da Cristo, tu che hai perdonato e accolto il perdono. Riparti da Cristo, tu che conosci il dolore e la sofferenza. Riparti da Cristo, tu tentato dalla tiepidezza: l’anno di grazia è tempo sconfinato. Riparti da Cristo, Chiesa del nuovo millennio. Canta e cammina!(cfr Riti di conclusione nella Santa Messa nell’Epifania del Signore 2001). Maria, Madre della Chiesa, Stella dell’evangelizzazione, ci affianchi in questo cammino, come restò accanto ai discepoli nel giorno della Pentecoste. A Lei ci rivolgiamo fiduciosi perché, per sua intercessione, il Signore ci conceda il dono della perseveranza nel compito missionario, che concerne l’intera Comunità ecclesiale. Con tali sentimenti, tutti vi benedico. Dal Vaticano, 3 Giugno 2001, Solennità di Pentecoste.GIOVANNI PAOLO II