Italia

Cancellare il debito. E poi?

di Andrea ZanottoSettanta paesi al mondo sono strangolati dal debito estero e dalla povertà. La legge italiana promulgata in occasione del Giubileo del 2000 e l’ultimo vertice dei G7, in Scozia, sembravano avere deciso di cancellare tutti i loro debiti. Ma è davvero successo? Se ne è parlato in questi giorni in un convegno organizzato in due sessioni – la prima a Pisa, la seconda a Livorno – per presentare il Rapporto sul debito 2000-2005 preparato dalla Fondazione Giustizia e Solidarietà. In realtà – ha spiegato Riccardo Moro, direttore della fondazione – il regolamento applicativo della legge italiana è molto più restrittivo della norma cui fa riferimento. L’Italia infatti non si fa direttamente responsabile della remissione del debito, ma demanda la decisione a riunioni informali tra i paesi creditori (il Club di Parigi).

Tra le condizioni richieste ai paesi debitori c’è anche quella di non essere in stato di guerra; «ma la stessa Italia non è forse presente in molti teatri di guerra?» si è chiesto Emanuele Rossi (Scuola Superiore S.Anna, Pisa). La contraddizione è evidente, e lo diventa ancor più se si considera – ha detto Pasquale De Muro (Università di Roma III) – che l’Italia fa parte di quella schiera di paesi che spendono per le guerre una quantità di denaro enormemente superiore a quella che destinano ai paesi poveri. In questa particolare classifica dell’egoismo l’Italia risulta addirittura prima – ha continuato De Muro – se si valuta la percentuale del reddito nazionale destinata alla cooperazione internazionale: tutti i paesi ricchi versano più di quanto versiamo noi.

Di fronte a questa cifre e a queste politiche – si è chiesto l’arcivescovo di Pisa Alessandro Plotti – non è che la cancellazione del debito sia «solo fumo negli occhi, un alibi» che i paesi ricchi si stanno costruendo per poi girarsi dall’altra parte, ma con la coscienza pulita, quando i paesi poveri continueranno la loro mesta corsa verso il nulla? La critica dell’atteggiamento contraddittorio e ipocrita dei paesi creditori è stato il filo conduttore di molti altri interventi. Particolarmente interessante è stata l’illustrazione della genesi del debito, che è servita a demolire la superficiale considerazione: «hanno fatto un debito, ora lo saldino».

Come evidenziato dal Rapporto, l’Occidente infatti non solo ha un debito storico nei confronti dei paesi poveri: ha sfruttato gli uomini, schiavizzandoli, e le ricchezze naturali, rubandole. Ma i paesi ricchi hanno anche colpe più recenti, contemporanee. Basti pensare che se il debito venisse calcolato sulla base di un paniere composto di diverse valute – e non solo in dollari – probabilmente si potrebbe affermare che i paesi poveri hanno già saldato tutto il dovuto. Per questo è giusto e necessario ricordare le parole del Concilio Vaticano II: «non si faccia passare per carità ciò che è dovuto per giustizia».

La speranza è che servano a far uscire i governi e i singoli uomini da quel vortice di egoismo in cui stiamo precipitando. Ma è chiaro che il lavoro sarà lungo e faticoso se – ha ironizzato il vescovo di Livorno Diego Coletti – uno degli spot più trasmessi dalla TV recita: «tutto intorno a te», come se l’egoismo fosse l’unica misura di una vita degna di essere vissuta. Principi, questi, condivisi da Rosy Bindi, Margherita, e Patrizia Paoletti Tangheroni, Forza Italia, che però non sono entrate nel merito di ciò che hanno fatto o avrebbero intenzione di fare i rispettivi schieramenti politici.

Altri incontri a Suvereto e FirenzeLa presentazione del rapporto sul debito curata dalla Fondazione «Giustizia e solidarietà» è stata fatta anche mercoledì 14 dicembre presso il Museo di Arte Sacra a Suvereto, provincia di Livorno e diocesi Massa Marittima-Piombino. Giovedì 22 dicembre, alle 17.30, sarà invece presentato in Regione a Firenze. Alla presentazione parteciperà il vescovo ausiliare mons. Claudio Maniago.

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