Cet Notizie
Campo Internazionale, documento conclusivo 2019
Siamo giovani provenienti dall’Angola, Bielorussia, Brasile, Camerun, Costa Rica, Repubblica Democratica del Congo, Israele, Italia, Madagascar, Mali, Marocco, Nigeria, Palestina, Russia, Ucraina, Yemen, di differenti culture, età e religioni.
Per dodici giorni abbiamo condiviso un’esperienza di comunità, mettendoci alla prova nel vivere insieme ogni momento e ogni aspetto della vita al Villaggio «La Vela».
In questo contesto, riflettendo, ascoltandoci e discutendo insieme, siamo riusciti ad ampliare la nostra visione e ad approfondire la nostra idea di «comunità».
La nostra identità prende forma grazie alle comunità di cui facciamo parte, sia quelle in cui siamo nati che quelle di cui scegliamo di far parte.
In una società sempre più complessa e diversificata, la persona non è più al centro di comunità concentriche, ma la sua identità si trova all’intersezione delle varie comunità di cui fa parte.
Quindi, dobbiamo essere consapevoli delle comunità di cui siamo parte, e del nostro ruolo in esse. Se non siamo consapevoli di dove veniamo, come persone e come comunità, non possiamo riuscire a sapere la direzione verso cui stiamo andando.
La conoscenza è cruciale per capire che le nostre radici ci rendono fermi ma non immobili: sono essenziali per renderci in grado di crescere al nostro meglio. Se vogliamo vivere pienamente le nostre comunità, dobbiamo compiere tre passi: essere parte delle comunità, visto che nessuno è in grado di sopravvivere da solo; sentirsi parte delle comunità, perché i nostri valori e i nostri interessi sono al centro di esse; prendere parte nelle comunità, perché abbiamo la responsabilità di prenderci cura di coloro che condividono questo cammino con noi.
Bisogni e obiettivi condivisi sono ciò che ci aggregano, ma le relazioni basate sulla fiducia sono ciò che creano realmente una comunità. Dobbiamo capire che l’interdipendenza non è una vulnerabilità, ma un’occasione per arricchirci grazie alla costruzione di relazioni e scambi.
Le comunità sono fatte da e per le persone. Come le persone cambiano, così fanno le comunità, in base al tempo e allo spazio in cui sono inserite. Allo stesso tempo, le comunità mantengono la propria identità a prescindere da chi ne fa parte. Il patto intergenerazionale garantisce l’evoluzione della comunità, che è vitale, senza che venga persa la sua identità lungo il cammino.
Questo è possibile se le comunità tutelano i propri membri. Per farlo, i diritti e gli strumenti politici sono fondamentali (come le costituzioni e i sistemi di welfare); questi strumenti mirano a proteggere quelle situazioni in cui l’equità, l’eguaglianza e la giustizia non sono garantiti. In questo modo le comunità possono proteggere i propri aspetti più vulnerabili.
Per potersi esprimere pienamente, le comunità necessitano di una struttura che dia loro forma, le protegga e permetta loro di crescere nel corso della storia. Per questo motivo, una guida devota, impegnata e responsabile è fondamentale perché i valori espressi convergano con gli interessi perseguiti.
Ciò non significa che solo le guide debbano sentirsi impegnate nello sviluppo delle comunità: ciascuno è chiamato a dare il suo contributo, che non potrebbe essere completo senza la dimensione spirituale e di fede.
La religione ha un ruolo molto importante che non può essere sostituito o negato dalle società: è una risorsa fondamentale sia per creare e far crescere un’identità individuale sia nel definire le strutture sociali e i valori culturali.
Le sue radici locali e la sua presenza transnazionale rappresentano un’occasione per costruire una comunità inclusiva globale, con una visione di respiro universale. In società propense al secolarismo, il dialogo interreligioso e la scoperta di un nucleo comune non è un’opzione ma una necessità. Quest’azione concertata è il percorso necessario per stabilire un terreno comune su cui costruire un futuro di fratellanza per le prossime generazioni.