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CAMPANINI: Un papa immerso nel tempo

DI GIORGIO CAMPANININessun Pontefice – nemmeno in tempi relativamente più sereni – ha mai potuto sottrarsi al confronto con la storia; e tanto meno ciò è potuto avvenire in un secolo, come il Novecento, così profondamente segnato da cambiamenti che hanno inciso in profondità sulla Chiesa e sul modo stesso di essere (o di cessare di essere) cristiani.

Per Giovanni Paolo II, tuttavia, si può e si deve parlare di modalità del tutto particolari di questo incontro: perché nessun Pontefice del Novecento si è trovato, al di là della sua volontà, immerso nella storia a partire dagli anni giovanili, quelli determinanti per la formazione di una persona. Avere attraversato l’esperienza di una guerra devastante, essere stato in immediato contatto con la tragedia dell’Olocausto, avere vissuto a lungo all’interno di un regime poliziesco ed oppressivo: tutto questo ha segnato in profondità il giovane Wojtyla e si è poi riflesso nel suo insegnamento e nella sua azione. Di questo confronto con la storia vorremmo qui mettere in evidenza tre aspetti che ci paiono particolarmente indicativi.

Il primo tema è rappresentato dalla centralità dell’uomo, definito, con espressione diventata famosa, “via della Chiesa”. Chi aveva assistito alla distruzione dell’uomo, e al folle tentativo di costruire, attraverso il culto di una razza superiore, il “Superuomo” di nicciana memoria, non poteva – una volta diventato Pontefice – non porre al centro del suo messaggio la salvaguardia e la promozione dell’uomo, della sua dignità, del suo valore. L’impegno del Papa per i diritti umani, come la sua strenua lotta per il valore della vita, possono e debbono essere letti come riaffermazione dell’uomo contro il tentativo (ieri aperto, oggi più morbido ed ambiguo) di aprire la strada al disumano.

Un secondo aspetto di questo pontificato che non può non essere legato alla lezione degli avvenimenti è la valutazione della modernità. Contro la tendenza ora ad abbracciare acriticamente tutta la modernità, ora a rifiutarla in blocco, il Papa che era a lungo convissuto con gli aspetti deteriori della modernità, e che nello stesso tempo – dopo la caduta dei muri, che egli stesso aveva non solo auspicato ma concretamente preparato – ne aveva riconosciuto gli aspetti positivi, si faceva promotore di un approccio mediato alla stessa modernità. La contemporanea critica del socialismo centralistico e dell’economia di mercato eretta a sistema contenuta nella – esprime assai bene questa capacità di entrare nella modernità, per certi aspetti di avvertirne il fascino, ma nello stesso tempo di prendere da essa le distanze: inevitabile radicamento, ed insieme inevitabile sradicamento della Chiesa nei confronti del proprio tempo.

Infine, è strettamente legato a questa prolungata immersione nella storia (che in non poche encicliche e discorsi si fa ereditata attenzione ad essa) un altro grande tema dominante del pontificato di Giovanni Paolo II, quello dell’impegno missionario della Chiesa. Chi aveva con i propri occhi constatato la secolarizzazione dell’antico Occidente cristiano, sino agli orrori dei lager, non poteva non giungere alla conclusione (che numerosi altri credenti avevano essi pure raggiunto, ma per vie diverse) che occorreva un rinnovato impegno nella storia: il tema della nuova evangelizzazione, così caro a Wojtyla trovava in questa lettura della storia dell’Occidente il suo fondamento. Emerge di qui, per la Chiesa degli inizi del terzo millennio, una preziosa indicazione di metodo (a volte, in passato, disattesa). Quale che sia il corso della storia, e quali siano gli esiti (talora inquietanti, se non devastanti) della modernità, la Chiesa deve continuamente misurarsi con il proprio tempo, senza fughe misticheggianti m a anche senza rese incondizionate a tutto ciò che ha il sapore del nuovo. Perché questa capacità di attenzione critica si sviluppi è necessario riprendere e rimeditare la grande lezione conciliare sui “segni dei tempi”. Giovanni Paolo II ne è stato un lettore attento ed appassionato e lascia in eredità alla Chiesa il legato di questa attenzione e di questa passione.