Vita Chiesa

Campagna contro il debito, presentato il rapporto 2005

di Giovanni SeminoMilioni di esseri umani nel sud del mondo subiscono una moderna forma di schiavitù: il fardellodel debito, che obbliga molti paesi ad impiegare buona parte delle loro scarse risorse per ripagare i debiti contratti con le potenze economiche occidentali, anziché destinarle alla promozione umana e alla tutela della dignità della vita. Destinare le risorse disponibili per onorare accordi siglati (per lo più con governi ricchi e con le istituzioni finanziarie internazionali) ha significato impedire ogni possibilità di sviluppo, negando alle popolazioni di questi paesi la libertà di finanziare il cambiamento del proprio futuro: dai servizi fondamentali, quali istruzione e sanità, drammaticamente carenti, agli investimenti infrastrutturali.

Giovanni Paolo II, nell’indire il Grande Giubileo per l’Anno 2000, lanciò un appello per l’abolizione della schiavitù del debito estero, con l’obiettivo di entrare nel nuovo millennio senza oppressioni che minassero la possibilità di tutelare la dignità della vita di donne e uomini di ogni parte del pianeta. Veniva proposta una «nuova partenza», da effettuarsi in condizioni di umanità piena e di giustizia.

La Chiesa cattolica italiana accolse questo invito e in occasione del Giubileo lanciò la «Campagna ecclesiale per la riduzione del debito estero dei Paesi più poveri», che prevedeva anche una raccolta di fondi. Il Comitato che ha guidato la Campagna si è successivamente trasformato nella Fondazione «Giustizia e Solidarietà». Questa ha recentemente pubblicato «Impegni di Giustizia: rapporto sul debito 2000-2005» presentato lunedì scorso a Firenze presso i locali della foresteria della Regione Toscana. Alla presentazione promossa dall’assessorato regionale alla cooperazione internazionale in collaborazione con la Conferenza Episcopale Toscana, sono intervenuti oltre all’assessore Massimo Toschi e al Presidente della Regione Claudio Martini, il Vescovo ausiliare di Firenze Claudio Maniago, Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà, Giovanni Andrea Cornia, economista e Giovanna Prennushi della Banca Mondiale.

Con questo Rapporto sul debito la Fondazione intende mettere a disposizione della società civile italiana, delle istituzioni pubbliche e della politica uno strumento per misurare il grado di mantenimento degli impegni presi nella realizzazione delle operazioni di conversione del debito lanciate durante il Giubileo, portando avanti un’attività di monitoraggio delle azioni dei governi e di altre Istituzioni internazionali.

«Questa è la realizzazione di un sogno – ha spiegato Riccardo Moro – la produzione e la pubblicazione di questo libro è frutto di un lungo lavoro iniziato nel 1997 quando la questione del debito non era al centro dell’attenzione internazionale. Oggi rispetto ad allora qualcosa è cambiato, grazie soprattutto ad una sensibilità sempre maggiore che si è creata nel mondo su questo tema. Una nuova consapevolezza in cittadini e istituzioni grazie alla campagna giubilare, all’appello del Papa per una “nuova partenza” per i paesi poveri. Ai governi non si chiede di uscire dal mercato, ma si propone un protagonismo che trovi e crei le condizioni per usare il denaro che viene liberato dal debito per finanziare progetti di sviluppo. L’ Italia ha approvato una buona legge (L.209/2000), ma i tempi dell’applicazione non sono stati rapidi ed anche il regolamento di applicazione non è in linea con quello che stabiliva la legge, circoscrivendo l’applicabilità ai soli paesi che sono oggetto dell’iniziativa internazionale, limitandone di fatto gli obiettivi. Vanno poi creati strumenti adeguati per l’azione di monitoraggio delle risorse liberate, con il coinvolgimento della società civile italiana e del paese destinatario degli aiuti, come abbiamo già fatto nei nostri progetti in Zambia e Guinea».

Il presidente Martini ha ribadito l’impegno della Toscana «per il sostegno ad uno sviluppo qualitativo, poiché la cancellazione del debito è un obiettivo fondamentale: è infatti uno dei traguardi di giustizia più importanti, inserito fra i millenium goals. Molto importante però è anche capire il meccanismo che lo riproduce, causando la subalternità delle economie di società di tanta parte del mondo, agli schemi filosofici, politici ed economici di una ristretta parte dell’umanità che detta delle regole a cui tutti si devono adeguare; la lotta alla povertà e per l’autodeterminazione dei popoli ci vede in prima linea con il nostro deciso no alla guerra. La pace – ha concluso – è l’elemento fondante del dialogo interculturale fra le nazioni, per il perseguimento di una grande cultura di cooperazione».

«C’è la determinazione – ha dichiarato Maniago – di proseguire in quello spirito che ha animato l’iniziativa del Giubileo, che è quello di promuovere una cultura di pace e di giustizia, che fa da sfondo a qualunque ragionamento e soluzione ancora da ricercare e che speriamo possa abbattere la povertà nel mondo e permettere ai popoli di poter vivere con una sufficiente dignità».

Il sito della Fondazione Giustizia e Solidarietà