Toscana

Camp Darby, dietro le quinte della protesta

di Andrea BernardiniIl gioco a scacchi tra le basi militari statunitensi di Carlo Ederle (Vicenza) e Camp Darby (Pisa) e i disobbedienti potrebbe essere stato solo… virtuale. I piazzali carichi di ruspe, camion, autobotti, jeep, mezzi leggeri, uniformi e razioni «k» (così si chiamano le razioni alimentari di cui si nutre per un giorno un militare impegnato in guerra) potrebbero essere state precedute, infatti, dall’invio sul fronte – non è dato di sapere dove né attraverso quali passaggi – armi e munizioni. E Camp Darby non avrebbe avuto un ruolo decisivo come in passato nello smistamento di armi da guerra.

Così, le ripetute manifestazioni dei pacifisti sviluppatesi la scorsa settimana intorno ai binari, potrebbero aver avuto solo un effetto simbolico, né le successive proteste verificatesi intorno al Canale dei Navicelli sortire risultati tangibili. Anche perché quel carico – dicono gli addetti ai lavori – difficilmente passerà lungo il Canale, che è utilizzato solo per il trasporto di munizioni, trasportate da battelli a fondo piatto che a Camp Darby attraccano, vengono caricati e da qui partono verso Livorno, dove li attende una nave in rada o a Talamone, in provincia di Grosseto.

Jeep ed altro materiale logistico potrebbero arrivare a Livorno di nuovo attraverso la linea ferrata (i vagoni dei treni tagliano Camp Darby fino all’area Depot) o anche attraverso la strada, dove si potrebbe giocare un’altra kermesse con i pacifisti.

Una volta arrivati a Livorno, la partita si giocherebbe al porto. I portuali si sono detti pronti a incrociare le braccia, ma, di fatto, per la movimentazione delle merci gli statunitensi utilizzano spesso le ditte private che fanno riferimento agli armatori labronici Neri. E comunque sarebbero in grado da soli di far partire una nave verso le zone di guerra.

Intanto Camp Darby, come le altre basi dell’esercito americano presenti in Europa, sarà dotata – entro il 2003 – di un nuovo sistema di accesso. Lo annuncia il periodico militare Outlook, che spiega come i nuovi tesserini conterranno tutta una serie di informazioni – compresa la possibilità di inserirvi le impronte digitali – . Informazioni che saranno inserite in un data base centralizzato cui potranno accedere tutte le installazioni periferiche. Sarà una delle guardie dell’entrata a chiedere il tesserino con il codice a barre, inserirlo in uno scanner che dialogherà con il data base, prima di dare il via libera all’operazione. Il sistema, che ha preso il nome di Iacs (Installation access control system) è già stato provato a Vicenza e dovrebbe migliorare lo stato di sicurezza delle basi.