Chiesa Italiana

Cammino sinodale, aperta l’assemblea a Roma

card. Zuppi, “non ci rassegniamo davanti alla realtà malata della società”

“Far scorrere la Parola di Dio nelle vene della società, nei pensieri, nelle discussioni e nelle parole dei contemporanei, nella vita delle persone e nella cultura”. E’ questo, secondo il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, l’impegno da prendere a conclusione della terza fase, quella profetica, del Cammino sinodale, che sta svolgendo la sua seconda Assemblea ecclesiale delle Chiese in Italia in Aula Paolo VI, fino al 3 aprile. “Non ci rassegniamo davanti alla realtà malata della società, come se non si avesse niente da dire o da dare”, ha affermato Zuppi: “Dalla fraternità dei pochi alla fraternità senza confini. Questo è il mio augurio: che alla fine di questa Seconda Assemblea sinodale delle Chiese che sono in Italia tutti insieme si possa dire che costruiamo comunità aperte, piene di Dio e di umanità. Adesso davvero la nostra gioia è piena non perché abbiamo tutte le risposte, ma perché siamo in cammino dietro a Gesù, forse più poveri ma più vicini tra noi e ai compagni di strada”.

Secondo Zuppi “Non c’è gioia cristiana senza inserimento pieno nella storia, senza coinvolgimento attivo nelle vicende della gente, senza lettura dei segni dei tempi, senza amore per tutti, soprattutto per quanti si trovano relegati, loro malgrado, nelle periferie esistenziali”. “La gioia che vogliamo annunciare è nostra nel senso che è di tutta la Chiesa ed è anche aperta, offerta con rara gratuità a ogni donna e uomo di questo nostro tempo”, ha proseguito: “Il Cammino sinodale ci ha insegnato a non restare soli, a non pensarci da soli arrivando a temere di perderci, noi che siamo chiamati a essere lievito, luce, sale e che siamo ammoniti quando viviamo per noi stessi non quando comunichiamo il Vangelo”. “In questi quattro anni siamo passati attraverso diverse fasi certamente intense, a volte faticose, qualche volta frustranti, ma anche in questo fruttuose: l’ascolto, il discernimento e la profezia”, il riassunto del cammino precedente a questa ultima fase. “Un primo risultato del Cammino sinodale è stato questo stile dell’ascolto ecclesiale, a cui è corrisposta la libertà di chi si è espresso sentendosi partecipe e accolto”, il bilancio: “Non dovremo perdere questo slancio anche in futuro”. “Tutti noi sappiamo che sono le persone a cambiare le strutture, e non viceversa”, il monito per questa fase finale: “Non ci sottrarremo certo alla responsabilità di cambiare le procedure, a livello diocesano, regionale e anche nazionale, se lo riterremo necessario: ma non perdiamo l’orizzonte spirituale entro cui ci muoviamo”.