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Camerun: Caritas di Maroua-Mokolo, «Attacchi di Boko Haram nel Nord»

«È ormai chiaro che Boko Haram si trovi all'interno del territorio del Camerun». La conferma di una presenza stabile della setta, nata in Nigeria, nella regione camerunense dell'Estremo Nord, al confine con lo stato nigeriano del Borno, arriva direttamente dalla Caritas di Maroua-Mokolo, i cui delegati hanno fatto visita, nei giorni scorsi, alla parrocchia di Nguetchéwé, teatro di recenti attacchi.

Si tratta della stessa parrocchia in cui, il 13 novembre 2013, venne rapito il sacerdote francese George Vandenbeusch, successivamente rilasciato. L’elemento di novità è rappresentato da una presenza stabile del gruppo in questa regione remota del Camerun e non più vittima di attacchi sporadici di gruppo provenienti da oltreconfine. «Dal luglio del 2014 – si legge in un documento firmato dal segretariato della Caritas diocesana – gli attacchi si sono intensificati nella zona, aumentando di intensità a partire dallo scorso 21 dicembre». La delegazione denuncia in particolare la strage, compiuta il 26 dicembre scorso nel villaggio di Baljouwel, costata la vita a 37 persone. «Tutte le abitazioni del villaggio – scrivono – sono state distrutte, i beni distrutti, il raccolto dato alle fiamme e gli animali rubati». (segue)

Il villaggio sorge a circa 30 km dal confine in una zona teatro di diversi attacchi da parte del gruppo islamista contro villaggi abitanti in prevalenza da non musulmani: sono stati colpite le località di Zénemé, dove ci sono stati 3 morti, Hodogo, Goldavi, Tala-Gozélé e Vouzi (un morto). Le fonti denunciano anche la progressiva «affiliazione forzata» dei villaggi abitanti dalla popolazione musulmana, pena la distruzione. «A causa di questi scontri – spiega la Caritas di Maroua-Mokolo – i superstiti dei villaggi bruciati sono disperati e nell’indigenza più totale. Mancano di alloggio, vestiario e cibo. L’accesso all’assistenza sanitaria è inesistente. I loro bambini in età scolare sono in strada. Hanno bisogno più che mai della nostra solidarietà attiva». Secondo quanto testimoniato dalla delegazione che ha visitato la zona sarebbero circa duemila i nuovi sfollati che necessitano di assistenza urgente. Una situazione aggravata dalla distruzione dell’ultimo raccolto. «Nei prossimi 6 mesi – spiegano dalla Caritas – durante la stagione secca, temiamo una carestia su vasta scala. I raccolti sono stati distrutti in diversi villaggi e il bestiame è quasi annientato. Sono circa 200mila le persone che potrebbero trovarsi in difficoltà nell’intera regione e per cui sarà necessario un sostegno alimentare».