Cultura & Società
CALVINO, FIRENZE GLI DEDICA MOSTRA E RASSEGNA A 20 ANNI DALLA MORTE
Le vite virtuali, vissute o solo immaginate da Italo Calvino nel dialogo tra Marco Polo e Kublai Kan, colte e fissate in 55 acquerelli di «Città invisibili» dal pittore spagnolo Pedro Cano. È questa mostra, allestita nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, l’asse portante della rassegna che Firenze dedica, dall’8 ottobre al 24 novembre, allo scrittore, nel ventennale della sua morte.
Oltre agli acquerelli del maestro spagnolo, ispirati appunto al libro Le città invisibilii di Calvino, il cartellone propone spettacoli teatrali, lezioni fiorentine sul grande autore, e un concerto. La compagnia Catalyst, che da anni mette in scena opere di Italo Calvino, rappresenterà tre piece: ‘Il Conte di Montecristo’, all’Istituto Francese di Firenze il 27 ottobre; ‘Le città invisibili’ al teatro Puccini (10 novembre) e ‘Un re in ascoltò, all’Accademia delle Arti del Disegno (24 novembre).
Quattro le lezioni fiorentine tenute da Paolo Galluzzi (giovedì 20 ottobre), Giorgio Luti (3 novembre), Gianni Pettena (17 novembre) e Sergio Givone (20 novembre).
Domenica 20 novembre, in piazza del Carmine, si esibirà in concerto l’Ensemble Nuovo Contrappunto. L’idea del lavoro su “Le città invisibili di Pedro Cano risale a 14 anni fa e ha preso corpo, per l’edizione fiorentina della mostra, l’anno scorso per iniziativa della galleria Falteri di Antonio Berni che ha trovato immediata collaborazione nell’assessorato alla Cultura del Comune, con il contributo di numerosi enti privati. «L’ incontro con Calvino fu brevissimo ma molto inteso – ha raccontato stamane Cano presentando la mostra insieme con l’assessore alla Cultura Simone Siliani e ad Antonio Natali (Galleria degli Uffizi) che ha scritto il saggio introduttivo del catalogo della mostra, edito dalla galleria Falteri -. Lui venne a vedere una mia mostra, alla galleria Giulia e mi raccontò che vi era stato condotto da un manifesto di un mio acquerello visto per la strada. In seguito io partii per gli Stati Uniti e non lo rividi più, ma al mio ritorno tornò a trovarmi la moglie, quando lui era già morto, che mi regalò Le città invisibili invitandomi a leggerlo e a pensare ad un percorso illustrativo. L’operazione non è stata semplice perché l’opera è così densa di significati. Ho deciso perciò di scegliere, dopo diverse letture del testo, le immagini che appartenevano al mio vissuto.