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Caltabiano (Anfn): «Il nuovo Isee favorevole alle famiglie numerose? Non è vero. Ecco perché»
Cosa va – Caltabiano riconosce nel testo adottato dall’esecutivo «lo sforzo a combattere le pratiche elusive: ad esempio diversi furbetti, fino ad oggi, svuotavano i conti correnti al 31 dicembre per poi ricostituirli al 1 gennaio. Il nuovo Isee non terrà più in considerazione l’estratto conto di depositi e conti correnti bancari e postali al 31 dicembre, ma della loro consistenza media». «Inoltre per l’accesso alle prestazioni riservate ai bambini – continua l’esperto – l’Isee terrà conto anche del genitore non convivente nel nucleo familiare o non coniugato con l’altro genitore, ma che abbia riconosciuto il figlio. Non ci sarà dunque una valutazione di sfavore verso le famiglie sposate e conviventi rispetto a chi non lo sono». Alle famiglie con «tre o più figli sarà riconosciuto un incremento delle franchigie di 2500 euro per la deduzione sulla prima casa, di 1000 euro per il patrimonio mobiliare e di 500 euro per la deduzione dell’affitto per ogni figlio successivo al secondo».
Cosa non va – Epperò «nel calcolo dell’Isee, il valore degli immobili sarà rivalutato ai fini Imu, dunque crescerà di molto, anche del 60%. E chi ci rimetterà di più? La famiglia con molti figli che, per necessità, vive in un’abitazione grande. La franchigia sulla componente mobiliare partirà da una soglia assai più bassa rispetto al passato. Nel calcolo entreranno anche gli assegni al nucleo familiare o i contributi erogati dai comuni per le coppie che prendono in affido un bambino. Insomma tutti si scopriranno più ricchi».
Resta poi «l’ipocrisia di calcolare sempre i redditi lordi percepiti, come se le tasse alla fonte le mettessimo in tasca».
La scala di equivalenza – Ma le critiche maggiori delle Famiglie numerose si concentrano sulla scala di equivalenza. «Mentre i numeri del reddito disponibile – con i nuovi criteri di calcolo – cresceranno sensibilmente, la scala di equivalenza per cui quel reddito dovrà essere diviso non è stata ritoccata a sufficienza – continua Alfredo Caltabiano. Il primo figlio varrà 0,47, il secondo 0,42, il terzo 0,59, il quarto 0,7, il quinto 0,85, dal sesto 0,35. Una delusione. Il Forum delle associazioni familiari attraverso la proposta di Fattore famiglia aveva chiesto molto di più: e cioè il riconoscimento di un coefficiente di 0,6 per il primo e secondo figlio, e di uno 0,8 dal terzo in poi. Insomma lo Stato continua a non considerare l’onere che si assume una famiglia crescendo un figlio. Sobbalzo quando leggo nella presentazione che dell’Isee ha fatto il ministero come si sia “deciso di non intervenire sulla scala Isee in via generale, trattandosi di una scala già generosa rispetto a quelle tipicamente in uso a livello internazionale e nazionale”: generosa? Al contrario, non è nemmeno paragonabile con il quoziente familiare alla francese».
Conclude Caltabiano: «I risultati sono sotto gli occhi di tutti e certificati dai rapporti annuali Istat. A fronte di uno Stato distratto nei confronti delle coppie che mettono al mondo un bambino – scelta sì della coppia, ma orientata verso il bene comune, perché senza nuove generazioni siamo condannati al suicidio demografico – la percentuale delle famiglie che toccano la soglia di povertà cresce in modo esponenziale alla crescita del numero dei figli».